Jennifer Doudna, una degli inventori del CRISPR, caldeggia l’intervento dei governi per regolamentare l’utilizzo del rivoluzionario strumento di editing genetico.
di Antonio Regalado
Jennifer Doudna, professoressa di biochimica dell’Università della California che nel 2012 ha contribuito alla creazione del CRISPR, ha pubblicato un editoriale su Science intitolato “Anniversario indesiderato del CRISPR“.
L’anniversario fa riferimento all’annuncio di uno scienziato cinese, He Jiankui, di aver creato due gemelle geneticamente modificate. La scienziata definisce l’esperimento di He un crimine medico, un inutile esercizio scientifico che avrebbe violato la regola secondo cui un medico dovrebbe astenersi dal recare danno o offesa ed ha ignorato le sollecitazioni a non procedere.
Come impedire una ripetizione dell’errore? Dopo la debacle dei “bambini CRISPR”, gli scienziati hanno discusso la possibilità di autoregolarsi. È stata lanciata la proposta di una moratoria, un divieto di qualche anno contro nuovi utilizzi del gene editing sulla linea germinale umana. (Per linea germinale si intende embrioni, spermatozoi e ovuli, tutto ciò che, una volta modificato, può venire trasmesso alle generazioni future.)
Secondo la professoressa Doudna, ci vuole qualcosa di più. “Sono convinta che una moratoria non sia più sufficiente”, scrive. Aggiunge anche che ci sono “momenti nella storia di ogni tecnologia importante che possono crearne o distruggerne la reputazione e l’accettazione da parte dell’opinione pubblica”. Il CRISPR ha innumerevoli applicazioni: nella ricerca, nella modifica delle piante e nella produzione di nuove medicine per l’uomo. Lo strumento stesso non può che migliorare, spiega la professoressa Doudna, e “presto renderà possibile la modifica precisa di praticamente qualunque genoma.” Si tratta di un progresso rivoluzionario che può “portare beneficio a milioni di persone”.
Ciononostante, questi stessi progressi significano che “la tentazione di armeggiare con la linea germinale umana” non verrà meno, spiega la Doudna. I termini che sceglie di utilizzare, armeggiare e tentazione, ben esprimono la sua opinione sulla creazione di bambini di design, una scatola di Pandora che potremmo non voler aprire. La professoressa Doudna chiama esplicitamente in causa la Russia, dove uno scienziato sta progettando di portare avanti un nuovo progetto di gene editing da condurre su bambini.
Nel suo editoriale, la Doudna non spiega mai chiaramente i motivi che la portano ad essere così preoccupata per i “bambini CRISPR”. Parte della risposta risiede, però, nel grande potere offerto dal CRISPR a piccoli gruppi di scienziati. Il caso cinese dimostra che non basta scuotere la testa per prevenire un errore. Nel suo laboratorio, la Doudna si è dedicata allo sviluppo di antidoti e contromisure al CRISPR da utilizzare nel caso in cui venisse utilizzano per applicazioni ancora più spaventosi, ad esempio come arma.
La prova da superare è come la società sceglierà di utilizzare il CRISPR. Secondo la Doudna, “le parti interessate devono impegnarsi a mettere a punto normative sulla tecnologia che non ne soffochino il potenziale”. Non si tratta certo di un’opinione drastica, ma non si può sottovalutare l’impatto dell’invito agli enti regolatori (i governi) a “impegnarsi, guidare e agire”, quando espresso da uno degli eroi della storia del CRISPR.
Quando la Doudna, su Foreign Policy, puntò i riflettori sui rapidi progressi non regolamentati dell’editing genetico, i legislatori della California approvarono la prima legge mai emessa per controllare il CRISPR, prendendo di mira i biohacker.
La Doudna ha contribuito all’invenzione del CRISPR, e ne è uno dei maggiori beneficiari. Alla chiusura del suo articolo elenca cinque società da lei avviate e altre cinque a cui partecipa che la rendono una multimilionaria del gene editing.
Se proprio lei chiede che la sua creazione venga controllata, è il caso di crederle.
Immagine: Jennifer Doudna, AP
(lo)