La riforma della Sezione 230 è un’arma a doppio taglio

Gli esperti ritengono che le nuove proposte dei democratici americani siano la spinta più seria e sostanziale per regolamentare i social media, ma esprimono preoccupazioni che le misure potrebbero rivelarsi controproducenti.

di Bobbie Johnson

Negli ultimi anni, la sezione 230 del Communications Decency Act degli Stati Uniti del 1996 si è trasformata da un sottoinsieme poco noto di regolamenti su Internet in un importante punto di scontro tra i due schieramenti politici. Così, quando i Democratici hanno svelato il loro tentativo di rivedere la legge, il mondo della tecnologia è entrato in fibrillazione.

Ci sono stati altri tentativi di cambiare la Sezione 230 e molte minacce dell’ex presidente Trump mentre era ancora in carica, ma il disegno di legge, annunciato pochi giorni fa dai senatori Mark Warner, Mazie Hirono e Amy Klobuchar, sembra essere il più significativo passo verso una vera riforma. 

Molte delle modifiche proposte nel disegno di legge, noto come Safe Tech Act, sono significative. In questo momento, la legge protegge piattaforme come Facebook e Twitter dalla maggior parte delle responsabilità per i messaggi scritti dai loro utenti. Il nuovo disegno di legge toglie molte di queste protezioni. 

Alcune proposte si basano sulle leggi federali esistenti. Per esempio, l’immunità non si applicherebbe ai discorsi online che violano i diritti civili o le leggi sul cyberstalking. Il disegno di legge rimuoverebbe anche la protezione per qualsiasi tipo di discorso a pagamento, come la pubblicità. Questo, dicono i sostenitori della proposta, è un progresso importante e positivo.

“Non esiste alcun meccanismo legale che abbia fatto di più per isolare gli intermediari dalla responsabilità legale per la distribuzione, l’amplificazione e la fornitura di contenuti illegali e per facilitare pericolosi collegamenti tra gruppi antisociali”, afferma Olivier Sylvain, professore di diritto alla Fordham University. Quando le piattaforme moderano i contenuti razzisti, misogini o estremisti, afferma, “è in gran parte dovuto alla paura di una cattiva pubblicità o al rifiuto occasionale che ricevono da inserzionisti diffidenti”.

Ma molti esperti pensano che le riforme siano sbagliate e potrebbero peggiorare la situazione.”Ciò che i politici e il pubblico stanno sbagliando”, afferma Eric Goldman, professore di diritto presso la Santa Clara University, è che “la riforma della Sezione 230 non colpirà gli interessi delle Big Tech, ma renderà ancora più difficile la competizione per i nuovi concorrenti”.

“Quali servizi potranno rimanere attivi?”

Goldman fa parte di un gran numero di esperti legali e osservatori del settore che temono che le proposte non costringeranno le aziende più grandi a comportarsi meglio, ma schiacceranno invece le aziende più piccole sotto il peso di reclami e costose cause legali. I critici temono che le aziende più grandi inizieranno semplicemente a filtrare molti tipi di discorsi legittimi per evitare azioni legali e che i cambiamenti mirati alla pubblicità danneggeranno potenzialmente chiunque fornisca servizi a pagamento, come società di web hosting o provider di posta elettronica.

“Le mie domande per chi ha avanzato questa proposta sono: quali servizi potranno ancora beneficiare della Sezione 230 se questa riforma andrà in porto? Quanto è probabile che questi servizi facciano ciò che vogliono i membri del Congresso? Quali potranno restare attivi?”, dice Goldman. “Se non abbiamo risposte chiare e convincenti a queste domande, il disegno di legge crea conseguenze potenzialmente disastrose per Internet come la conosciamo e amiamo”.

Nonostante ciò, le proposte saranno impossibili da ignorare, perché i Democratici hanno il controllo effettivo della Casa Bianca e di entrambe le Camere del Congresso. Ciò significa che il disegno di legge deve essere preso sul serio anche se presenta dei difetti, afferma Berin Szoka, fondatore e presidente del thinktank TechFreedom. “Questo è un serio tentativo di cambiare la legge, ma non significa che abbiano riflettuto a sufficienza su quello che stanno proponendo”, egli afferma.

La proposta è da perfezionare

In generale, entrambi i principali partiti politici americani ritengono che i social media dovrebbero essere regolamentati in modo più articolato e che la Sezione 230 sia la chiave per farlo. Ma i loro ragionamenti e suggerimenti su cosa fare sono molto diversi. La sinistra ritiene che siano necessarie modifiche alla legge per aumentare la responsabilità delle piattaforme di social media per i contenuti offensivi, abusivi o illegali che ospitano e promuovono. La destra, invece, è preoccupata della censura e ritiene che le aziende private dovrebbero essere costrette a una posizione di neutralità politica per proteggere le opinioni dei conservatori. 

Questa differenza è una delle ragioni per cui entrambe le parti sembravano vivere su pianeti diversi quando, l’anno scorso, gli amministratori delegati delle aziende tecnologiche sono stati ascoltati in Senato. Il problema dell’abuso e della disinformazione online è diventato impossibile da ignorare nell’ultimo anno, con teorie cospirative online che hanno alimentato la pandemia e falsità politiche che hanno minato le elezioni. Questa situazione ha avuto il suo culmine a gennaio, con il violento assalto al Campidoglio degli Stati Uniti, fomentato da gruppi online e dallo stesso Trump.

Ma mentre questi problemi sono molto reali, dice Szoka, alcuni tentativi di spostare i confini di ciò che è protetto dalla Sezione 230 potrebbero ritorcersi contro. La “limitazione” dei diritti civili, per esempio, può essere animata da buone intenzioni, ma potrebbe portare a un peggioramento della situazione poiché coloro che sostengono l’estremismo politico cercano di trasformare le loro convinzioni in discorsi “protetti”.

“Per quanto ne so, continua Szoka, la proposta ha delle carenza perché non parla solo di classi protette a livello federale come etnia, sesso ed età, ma inserisce anche gli stati”. “In molte realtà locali, l’appartenenza politica è già una classe protetta e potrebbe accadere che molti stati repubblicani approvino questo tipo di leggi per impedire la regolamentazione. Posso garantire che questo non è ciò che avevano in mente gli autori del disegno di legge”.

Cosa si può migliorare?

Per Jonathan Zittrain, professore di diritto internazionale alla Harvard Law School, sarebbe importante elaborare standard comuni “per stabilire cosa è o non è perseguibile” per assicurarsi che casi episodici di denuncianti malintenzionati non vengano trasformati in cause legali vaste e costose. 

Joan Donovan, esperta di disinformazione presso lo Shorenstein Center di Harvard, afferma che sono necessarie riforme più profonde per cambiare gli incentivi piuttosto che definire semplicemente responsabilità. “Penso che dobbiamo condurre alcune ricerche per analizzare come suddividere il settore tecnologico in modelli di business a basso rischio. Sarebbe una specie di Glass-Steagall del nostro tempo”, ella dice, riferendosi alla legge che separava l’attività bancaria commerciale dall’investment banking negli anni 1930. “Le barriere che limitano il modo in cui le aziende tecnologiche possono acquisire, utilizzare e vendere dati insieme a chiari obblighi di interesse pubblico renderebbero meno minacciosa la disinformazione su larga scala per la sicurezza nazionale”.

Sebbene le modifiche proposte nel Safe Tech Act siano significative, non intervengono in modo radicale. Nel frattempo, i sostenitori ritengono che questa legislazione possa costringere le aziende più grandi ad affrontare alcuni degli aspetti più negativi del comportamento online, anche se sembra essere più una speranza che una prospettiva concreta. 

Come osserva Sylvain, aziende come Facebook vendono i propri servizi agli inserzionisti con la promessa di poter effettuare il microtargeting degli utenti per la messaggistica, anche quando ciò potrebbe essere in diretta violazione delle leggi antidiscriminazione.

“I responsabili politici tendono a ritenere che gli intermediari online non sono altro che piattaforme per ospitare le opinioni degli utenti”, continua Sylvian. “Non è così. Sono motori per ottimizzare il coinvolgimento degli utenti, che a sua volta alimenta l’interesse aziendale di fondo per le entrate pubblicitarie. Più il contenuto è salace e oltraggioso, più le persone vogliono guardare, loro malgrado. Il Safe Tech Act toglie di conseguenza l’immunità per annunci pubblicitari e altri contenuti a pagamento”.

“La mia speranza è che questa misura abbia l’effetto salutare di instillare un maggiore senso di responsabilità sociale nel modo in cui gli intermediari online progettano i loro servizi”, egli conclude.

foto: Amy Klobuchar and Mark Warner hanno presentato il disegno di legge insieme con Maizie Hirono, senatore delle Hawaii.Tom Williams /CQ Roll

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