Il grosso problema nel DNA dei bovini geneticamente modificati

Subisce una battuta d’arresto il tentativo di lanciare la rivoluzione genetica degli allevamenti dopo che gli enti regolatori hanno scoperto contaminazioni batteriche tra i geni dei famosi bovini senza corna.

di Antonio Regalado

Erano il vessillo della rivoluzione genetica: con l’aggiunta di poche lettere di DNA al genoma di alcuni bovini da latte, la startup americana Recombinetics aveva creato esemplari senza fastidiose corna. Doveva essere il varo di una nuova era di agricoltura molecolare migliore, più veloce. Eccetto che non è andata così.

Scienziati della Food and Drug Administration hanno esaminato da vicino la sequenza del genoma di uno degli animali modificati, un toro di nome Buri, e scoperto nel suo genoma un tratto di DNA batterico, tra cui anche un gene che conferisce resistenza agli antibiotici. Secondo gli scienziati dell’ente regolatore statunitense, l’involontaria contaminazione di DNA da una specie diversa si sarebbe verificata durante il processo di gene editing stesso. La Recombinetics non aveva rilevato il problema e pubblicizzato gli animali come bovini al 100%, rivoltandosi contro la FDA per aver affermato che gli animali dovevano essere regolamentati.

L’errore rappresenta un ostacolo per la Recombinetics, tra i cui pionieristici prototipi di animali geneticamente modificati si elencano bovini resistenti al calore e maiali che non arrivano mai alla pubertà. È un duro colpo per l’intero movimento che vorrebbe normalizzare il gene editing tra le pratiche di allevamento. Recombinetics in testa l’opposizione all’idea di una supervisione da parte della FDA era giunta a fare pressioni sull’amministrazione Trump.

Il gene editing non è ancora particolarmente prevedibile o affidabile. La procedura volta a modificare precisamente il DNA rischia di introdurre significativi cambiamenti imprevisti senza che nessuno se ne accorga. Alexis Norris e Heather Lombardi, scienziati della FDA, sono convinti che gli errori nel gene editing non vengano correttamente segnalati.

Il rischio di incorrere in errori genetici casuali non riguarda solo per gli animali da cortile. Sono incorso di studio clinico trattamenti di gene editing contro malattie rare, mentre cresce l’interesse per la creazione di bambini geneticamente modificati. Il rischio che pazienti e neonati possano incorrere nelle conseguenze di errori di ingegneria è reale. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato irresponsabili questi esperimenti fintanto che la tecnologia rimane incerta.

Per creare le mucche senza corna, la Recombinetics è partita da cellule epiteliali di tori Holstein. Per trasmettere le nuove istruzioni genetiche al DNA alla cellula, l’azienda, nel 2013, impiegò plasmidi, un tipo di mini-cromosoma circolare presente nei batteri. Le cellule così modificate sono poi state utilizzate in un processo di clonazione per generare due nuovi animali, Buri e Spotigy, copie senza corna dei tori originali e immediate celebrità nella comunità scientifica. Spotigy venne ucciso per analizzarne i tessuti, ma Buri è vissuto abbastanza a lungo da avere circa 17 figli, ora distribuiti tra strutture dell’Università della California, Davis, e una fattoria in Australia.

Conflitti normativi hanno impedito alla Recombinetics di richiedere un riconoscimento formale dei bovini senza corna negli Stati Uniti, ma una rappresentante dell’Università della California ha comunque aperto un file presso la FDA per condividere informazioni con l’agenzia. L’Università ha anche testato l’opinione dell’agenzia chiedendo il permesso di mandare al macello uno degli esemplari per produrre carne da alimenti.

Tad Sontesgard, CEO of Acceligen, una sussidiaria della Recombinetics, era convinto che non ci sarebbero stati problemi: “I bovini sono commestibili con o senza i plasmidi,” dichiara. Ora di marzo, però, i test bioinformatici della FDA sul genoma dei tori hanno rilevato la presenza di plasmidi integrati al genoma di Buri. Con il DNA contaminato da geni batterici gli animali ricadono chiaramente nella categoria degli OGM. Per quanto strano possa sembrare che la UC Davis non abbia rilevato la presenza di geni batterici nel DNA dei bovini, è importante riconoscere che per studiare il DNA, i ricercatori devono prima decidere quali frammenti isolare o verificare, una scelta che implica quindi l’esistenza di ipotesi e pregiudizi.

Non è chiaro se il DNA batterico rappresenti un rischio. Gli esperti sono più preoccupati della possibilità che il gene della resistenza agli antibiotici possa avere occasione di diffondersi a partire dai batteri presenti nell’animale stesso. La scoperta della contaminazione genetica tra i bovini senza corna ha segnato il loro destino. Ogni speranza di ottenere un’approvazione normativa sono sfumate. La UC Davis ha già incenerito tre dei cinque maschi che vivevano nelle sue strutture. La mucca che posò per la copertina di Wired è incinta e per il momento sarà risparmiata.

Immagine: Alison Van Eenennaam, UC Davis

(lo)

Related Posts
Total
0
Share