Il rapporto “World Energy Transition Outlook” dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili apre la strada al tentativo di limitare il riscaldamento del pianeta a 1,5° C entro il 2050.
di Lisa Ovi
Si parla tanto di transizione energetica, il processo necessario a trasformare il settore energetico globale per conseguire le zero emissioni di gas effetto serra entro la seconda metà di questo secolo. Ridurre le emissioni di CO2 è l’unica possibilità che abbiamo per rallentare il cambiamento climatico.
Si calcola che un passaggio alle energie rinnovabili e l’adozione di misure di efficienza energetica possano portare ad una riduzione del 90% delle emissioni.
Nonostante non si punti il dito per identificare nazioni colpevoli e nazioni innocenti, lo sforzo globale per ridurre le emissioni ricade prima di tutto sui Paesi più progrediti, perché eliminino gli enormi sprechi e sostituiscano le tecnologie più inquinanti con altre più costose, ma meno dannose per l’ambiente.
Ecco dunque emergere enti come l’International Renewable Energy Agency (IRENA), un’organizzazione intergovernativa che supporta i paesi nella loro transizione verso un futuro energetico sostenibile e funge da piattaforma principale per la cooperazione internazionale, un centro di eccellenza e un deposito di politiche, tecnologie, risorse e risorse finanziarie.
IRENA promuove l’adozione diffusa e l’uso sostenibile di tutte le forme di energia rinnovabile, tra cui bioenergia, geotermia, energia idroelettrica, oceano, solare ed eolica nel perseguimento dello sviluppo sostenibile, accesso all’energia, sicurezza energetica e crescita economica e prosperità a basse emissioni di carbonio.
Proprio lo scorso marzo, IRENA ha rilasciato una presentazione del suo rapporto annuale “World Energy Transition Outlook 2021“, in cui l’agenzia, mentre registra i progressi compiuti sul fronte della transizione energetica, delinea anche i punti deboli su cui concentrarsi. Dato fondamentale, come ben specificato ai membri rappresentanti permanenti di IRENA dal direttore generale di IRENA Francesco La Camera“. L’IRENA Outlook mette in chiaro quanto ristretta sia la finestra di opportunità d’azione”.
L’Outlook di IRENA propone soluzioni di transizione energetica per contenere l’aumento della temperatura a 1,5° C e arrestare la corsa del pianeta verso uno stato di riscaldamento globale irreversibile. Il 90% di tutte le soluzioni di decarbonizzazione nel 2050 coinvolgerà l’energia rinnovabile attraverso la fornitura diretta di energia a basso costo, efficienza, elettrificazione alimentata da fonti rinnovabili nell’uso finale e idrogeno verde. Le tecnologie di cattura e rimozione del carbonio in combinazione con la bioenergia chiuderanno il cerchio nella riduzione delle emissioni di CO2 verso un sistema energetico nullo.
Per quanto difficile, l’impresa non è impossibile. Con grandi economie quali Comunità Europea e Gran Bretagna già determinate ed avviate sulla strada della decarbonizzazione, infatti, “Vediamo mercati finanziari e investitori spostare il proprio capitale verso asset sostenibili. Il Covid-19 ha messo particolarmente in evidenza il costo di mantenere economie ed infrastrutture dipendenti dai combustibili fossili e ha confermato la resilienza delle energie rinnovabili. Mentre i governi pompano ingenti somme in salvataggi e recupero, gli investimenti devono sostenere la transizione energetica”, sottolinea ulteriormente Francesco La Camera.
Il ruolo delle istituzioni nel progetto per la transizione energetica è particolarmente chiaro nel piano NextGenerationEu lanciato dalla comunità Europea per sostenere la ripresa post-pandemica. Ma l’impegno di governi e cittadini non è sufficiente. In un mondo in cui non tutti ancora perseguono la transizione energetica, la presa di posizione di grandi multinazionali dell’energia come Eni è fondamentale ad una vera trasformazione del settore energetico globale.
Non basta, infatti, dichiarare di voler conseguire la completa decarbonizzazione entro metà secolo. Prendere posizione significa anche accelerare la trasformazione laddove la finestra di tempo utile a realizzare i propri progetti si fa sempre più stretta.
Ecco dunque il nuovo piano Eni 2021-2024,
in cui si delinea come la multinazionale intenda farsi leader della transizione energetica e rafforzare la propria roadmap verso il 2050 .
Forte del proprio impegno sul fronte della ricerca in centri come il Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara, Eni è ben avviata sia su progetti per la cattura dell’anidride carbonica e del suo riutilizzo, che su progetti dedicati alla promozione di un’economia alimentata dall’idrogeno e da fonti di energia rinnovabile come il solare, l’eolico, ma anche lo sfruttamento di energie meno note come quella del moto ondoso.
Partita nel 2014, la trasformazione di Eni punta su valori quali efficienza e integrazione per raggiungere il traguardo fondamentale non solo di decarbonizzare l’azienda, ma anche renderla sostenibile e inserirla in un quadro di economia circolare, in cui nulla va perduto a discapito dell’ambiente e della salute.
La nuova strategia di Eni, annunciata nel 2021, per rilanciare gli obiettivi operativi nel breve, medio e lungo termine necessari a portare la multinazionale alla neutralità carbonica entro il 2050 prevede l’azzeramento delle emissioni nette sia dirette che indirette (Net GHG Lifecycle Emissions), e l’annullamento della relativa intensità emissiva (Net Carbon Intensity), riferita all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti, rafforzando ulteriormente gli obiettivi intermedi di decarbonizzazione.
In linea con le proposte di IRENA, l’Eni del futuro sarà sempre più sostenibile e digitalizzata, con l’obiettivo di assumere un ruolo attivo nel mondo dell’energia globale, arricchita dal progressivo sviluppo del business delle rinnovabili, la cui fornitura di energia arriverà a 4GW entro il 2024, a 15GW entro il 2030 e a 60GW entro il 2050.
Verranno sviluppati nuovi business improntati alla circolarità, l’uso di biogas e il riciclo di scarti e prodotti finali. Inoltre, verrà raddoppiata la capacità produttiva delle bioraffinerie a circa 2 milioni di tonnellate entro il 2024 con un aumento di 5 volte entro il 2050, così come verrà incrementato l’uso di idrogeno blu e verde per alimentare le bioraffinerie Eni e altre attività industriali altamente energivore.
Questo è il genere di impegno che permette ad agenzie come IRENA di inserire nei suoi rapporti i primi segnali di ottimismo per il futuro del pianeta.
(lo)