Personalizzare la cura del Parkinson

L’utilizzo di telemedicina e dispositivi indossabili permette una raccolta di dati accurati e la loro analisi tempestiva, particolarmente importante nel caso di pazienti affetti dal morbo di Parkinson.

di Lisa Ovi

Al giorno d’oggi, milioni di persone soffrono di deterioramento cognitivo a causa di una vasta gamma di disturbi neurocognitivi come morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, trauma cranico, ecc. Il morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più frequentemente osservata: ne soffrono circa sette-dieci milioni di persone al mondo.

segni e i sintomi del morbo di Parkinson sono molto simili a quelli di altre malattie e variano da persona a persona. La caratterizzazione dei tremori delle mani e delle caratteristiche dell’andatura svolge un ruolo fondamentale nella diagnosi e nel monitoraggio a lungo termine dei pazienti di Parkinson.

La tipica andatura del paziente affetto da Parkinson è caratterizzata da congelamento dell’andatura (FOG), postura curva, passi strascicati ed affrettati, cadute. Le attuali soluzioni cliniche per il rilevamento dell’andatura utilizzano tecnologie di rilevamento del movimento basate sull’utilizzo di telecamere, marcatori fissati al corpo, o tapis roulant dotati di sensori, mentre i tremori vengono quantificati grazie a sensori di spostamento laser o vengono utilizzati sistemi di elettromiografia.

Importanti passi avanti sono stati favoriti dall’emergere delle nuove tecnologie indossabili che permettono di dare continuità all’osservazione del paziente anche fuori dell’ambito clinico. Dalle scarpe intelligenti capaci di monitorare l’andatura del paziente alle app per smartphone che analizzano il tremore nelle mani, le idee non mancano e si prevede che nuovi dispositivi indossabili possano essere utilizzati anche in fase di trattamento dei sintomi.

Non solo i dispositivi indossabili, ma anche la telemedicina si è rivelata particolarmente efficace nell’offrire supporto alla qualità della vita di questi pazienti. Ne è esempio di rilevanza internazionale il caso del programma ParkinsonCare.

Condotto a Milano proprio nel momento in cui la Lombardia era più colpita dalla pandemia da Covid-19, il programma si propose nei primi mesi del 2020 come servizio di teleassistenza infermieristica specializzata gratuita, in tutta Italia, per i pazienti affetti dal morbo di Parkinson costretti a casa dell’inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia e impossibilitati ad accedere ai servizi sanitari convenzionali.

Un nuovo studio condotto presso la University of British Columbia ha esaminato l’uso della tecnologia sanitaria indossabile e della telemedicina nella cura dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson, rilevando un sostanziale miglioramento nella qualità della vita di quei pazienti a cui venivano così risparmiati stress e costi associati ai trasferimenti. I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista ‘Parkinsonism & Related Disorders‘.

Specialista in disturbi del movimento e professore assistente clinico SMP, il dottor Daryl Wile, autore dello studio, usava abitualmente la telemedicina per dialogare con i propri pazienti anche prima che la pandemia imponesse il distanziamento sociale.

La ricerca ha coinvolto l’osservazione sia di pazienti seguiti in forma tradizionale che di pazienti assistiti in via telemedica, con il supporto di dispositivi indossabili per monitorarne i movimenti, involontari o meno, durante le ore di veglia. L’integrazione di dati accurati e affidabili ha permesso ai medici di di personalizzare i farmaci di ciascun paziente e gestirne al meglio i sintomi durante il giorno.

Messi a confronto i risultati ottenuti dal gruppo seguito in tellemedicina e dal gruppo seguito con i tradizionali appuntamenti, secondo i ricercatori, i primi hanno riportato esperienze positivi erisultati più consistenti.

(lo)

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