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Scienziati svizzeri e tedeschi pubblicano un’analisi sulla possibilità di integrare la transizione all’energia pulita con la risposta al COVID-19 nelle prossime settimane, mesi ed anni.

di Lisa Ovi

I governi di tutto il mondo stanno varando pacchetti di stabilizzazione economica del valore di miliardi di euro e trilioni di dollari per far fronte alla crisi provocata dall’epidemia da covid-19. È giusto chiedere: queste misure di stimolo economico degli Stati non dovrebbero includere anche sforzi per sostenere lo sviluppo delle fonti di energia pulita e combattere i cambiamenti climatici? La risposta di molti economisti e ricercatori nel campo dell’energia, è sì, ed ora alcuni ricercatori europei hanno pubblicato su Joule le prime linee guida su come riuscirci. 

Con l’esplosione di infezioni da covid-19 scoppiata in tutto il mondo, è facile dimenticare la crisi climatica. Le priorità in questo momento sono, e dovrebbero essere, rallentare la pandemia, salvare vite umane e quindi riavviare le economie sprofondate nel caos. Ma quando accadrà pochi paesi saranno probabilmente in grado o particolarmente desiderosi di sacrificare la crescita a breve termine per aiutare a rallentare il riscaldamento globale.

A breve termine, le emissioni globali stanno diminuendo, come è già successo in occasione di rapide flessioni del passato. Ma l’anidride carbonica può rimanere nell’atmosfera per secoli, il che significa che la concentrazione totale continuerà ad aumentare anche se ne stiamo attualmente producendo meno. Le politiche globali per arrestare la diffusione del coronavirus hanno bloccato gran parte dell’economia, diminuendo solo in parte le emissioni di carbonio, e queste probabilmente torneranno a rialzarsi non appena l’epidemia da coronavirus sarà sotto controllo. 

Un gruppo di ricercatori svizzeri e tedeschi, guidato da Tobias S. Schmidt del ETH Zurich specializzati in politiche energetiche e climatiche, hanno steso un primo programma per l’integrazione responsabile tra politiche ecologiche e risposta al COVID-19. La pandemia cambia radicalmente l’ambiente economico in cui dovrà avere luogo la transizione all’energia pulita, imponendo ai responsabili politici decisioni importanti che dovranno essere supportate da precise informazioni scientifiche.

Schmidt e colleghi si dichiarano contrari a piccole “vittorie verdi” a breve termine che potrebbero trasformarsi in ostacoli per i cambiamenti necessari a lungo termine. Secondo i ricercatori, gli interventi dovrebbero escludere sin dall’inizio approcci chiaramente incompatibili con l’accordo di Parigi e considerare il valore sociale del servizio ininterrotto e della salvaguardia dei posti di lavoro. Suggeriscono piuttosto di supportare le attività commerciali nel rimodellarsi su percorsi compatibili con l’accordo di Parigi, ad esempio assumendo quote azionarie o dando indicazioni sulle strategie future.

È importante capire che la riduzione nelle emissioni a breve termine che stiamo osservando grazie ai blocchi dell’economia non avranno effetti rilevanti sui cambiamenti climatici. Per decarbonizzare i nostri sistemi energetici e l’industria, abbiamo bisogno di cambiamenti strutturali, ovvero investimenti

Secondo i ricercatori, quando i governi si troveranno a fare i conti con la grave crisi economica che seguirà la crisi sanitaria, i bassi tassi di interesse e le ingenti spese pubbliche potrebbero offrire importanti opportunità per una transizione alle energie pulite.

Foto: Pixabay