Le basi della vita nei meteoriti

I più antichi fluidi molecolari del sistema solare avrebbero potuto sostenere la rapida formazione ed evoluzione dei componenti iniziali della vita.

di Lisa Ovi

Ricercatori del Royal Ontario Museum, in collaborazione con la McMaster University e la York University, hanno analizzato, atomo per atomo, il meteorite del lago Tagish a caccia delle origini della vita nella composizione chimica e dei livelli di acidità dei primi elementi fluidi del sistema solare.

Secondo il nuovo studio, il meteorite avrebbe potuto rappresentare un buon ambiente per la formazione rapida dei primi amminoacidi, aprendo così le porte alla prima evoluzione della vita microbica. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da PNAS.

Non è la prima volta che elementi costitutivi della vita sono stati scoperti su dei meteoriti. Studi passati hanno trovato tracce di aminoacidi (componenti delle proteine) e nucleobasi (componenti di DNA e RNA), nonché di cianuro e monossido di carbonio, ricchi di carbonio e simili a composti presenti sulla Terra primitiva, in un tempo in cui il pianeta era costantemente bombardato da meteoriti.

Il meteorite del lago Tagish è stato studiato per mezzo di una tomografia a sonda atomica, una tecnica in grado di visualizzare atomi in 3D, che ha permesso di analizzare le molecole lungo i bordi e i pori tra i granuli di magnetite, probabilmente formati sulla crosta dell’asteroide. Proprio tra questi granuli, sono stati trovati precipitati d’acqua su cui i ricercatori hanno condotto le loro ricerche.

Alle origini, l’acqua era un elemento abbondante nel sistema solare: la sua composizione chimica ed i suoi livelli di acidità non possono che aver giocato un ruolo chiave nella formazione della vita. Il meteorite del lago Tagish Lake è stato scoperto nel 2000, e successivamente acquisito dal Royal Ontario Museum. Rinvenuto tra i ghiacci, secondo i ricercatori non può mai essere stato esposto ad alte temperature o acqua liquida, per cui i fluidi rinvenuti possono essere attribuiti all’asteroide stesso. Si tratta di fluidi ricchi di sodio (e alcalini), condizioni fluide preferenziali per la sintesi di aminoacidi. L’asteroide segnala quindi la possibilità che le prime forme di vita microbica possano risalire già a 4,5 miliardi di anni fa.

Gli autori dello studio, Dr. Lee White del ROM, e Beth Lymer, della York University, propongono l’utilizzo di nuove tecniche, come la tomografia a sonda atomica, per sviluppare metodi analitici da applicare a materiali recuperati da pianeti o meteoriti del sistema solare.

Dopo il primo attracco di successo della ESA con la cometa Rosetta, https://www.technologyreview.it/search?string=rosetta infatti, sono ora molte le missioni spaziali internazionali che cercano tracce di vita su Marte, Titano, o vogliono analizzare la composizione di altri oggetti che popolano lo spazio attorno al nostro pianeta.

(lo)

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