A meno di 500 km da noi, giusto in Libia, al di là del Mediterraneo, ci sono 48 miliardi di barili di petrolio: le maggiori riserve dell’intero continente africano, irraggiungibili dal 2011.
di Luca Longo
A meno di 500 km da noi, giusto in Libia, al di là del Mediterraneo, ci sono 48 miliardi di barili di petrolio: le maggiori riserve dell’intero continente africano, irraggiungibili dal 2011.
Laggiù gli europei hanno lasciato campo libero a una terribile guerra civile. Ne ha approfittato l’Isis guadagnando il controllo delle coste da Sirte ad Bin Jawad e da Derna ad Al Bayyadah.
Qui l’Isis è riuscito a radicarsi in modo così efficace da arrivare a portare qui i suoi centri di comando trasferendoli dai territori fra la Siria e l’Iraq dove ora la pressione militare si sta facendo insostenibile. Gli eserciti Iracheno e siriano e gli attacchi aerei – soprattutto russi, francesi e americani, – sono riusciti a espugnare aree chiave.
Sul versante libico, anche se, fino ad ora, nessuno snodo cruciale dell’infrastruttura petrolifera è caduto pienamente sotto il controllo dei terroristi, la conquista della città costiera di Ben Jawad minaccia seriamente l’adiacente terminale petrolifero di As Sidr Gli ultimi movimenti di truppe mostrano che ora la spinta terroristica si concentra da Sirte verso est nell’area della mezzaluna ancora fuori dal proprio controllo. Questa include diversi porti ed infrastrutture petrolifere come quelle nella città di Ras Lanuf – a soli 18 km da As Sidr – dove poche settimane fa i terroristi sono riusciti a incendiare gli stoccaggi di petrolio (equivalenti a 400.000 barili) pronti per l’esportazione.
Queste azioni rendono evidente che il Califfato sta puntando al controllo dell’infrastruttura petrolifera libica.
Le principali riserve libiche si trovano nell’offshore di Tripoli (i campi di Bouri e Bahr es Salam), e nell’entroterra nei campi di Bu Attifel e Rimal (300 km a sud di Derna), El Feel Al Wafa e Ghadamis (tutti in prossimità dei confine algerino). I giacimenti di gas si trovano principalmente nell’offshore a Bahr Essalam, collegato con condotte sottomarine all’impianto di trattamento costiero di Mellitah, e nell’entroterra nel campo di Wafa, anch’esso collegato con un gasdotto di 500 km a Mellitah.
Da qui parte Greenstream, una delle principali arterie dell’Europa e il più lungo gasdotto sottomarino del mediterraneo. 520 km fino al terminale di ricevimento di Gela, attraversando una profondità massima di 1127 metri. Il gasdotto, inclusa la stazione di compressione di Mellitha e quella di ricevimento di Gela, è stato interamente realizzato da Saipem, gruppo Eni, e può trasportare fino a 8 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.
Per il momento tutti i pozzi e le infrastrutture principali sono sotto controllo e difese dalle milizie locali. Ma la produzione è tornata ai minimi del 2011, un quarto dei valori raggiunti dieci anni fa.
Nel frattempo, molti indizi fanno pensare che sia imminente l’inizio di una azione militare contro ISIS in Libia.
Viene confermata la presenza sul campo di forze speciali di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, per ora allo scopo di “addestrare e consigliare le truppe locali”.
Le forze speciali italiane pronte all’impiego sono i paracadutisti della Folgore, che da tempo si stanno addestrando per un’emergenza in Libia, e i marò della brigata San Marco. È ora indispensabile consentire al nuovo governo di riconciliazione nazionale guidato da di Fayez al-Sarraj di insediarsi e prendere il potere a Tripoli per iniziare a ricostruire le strutture statali e alleviare il dramma in cui vive la popolazione. Ma la capacità dello Stato Islamico di conquistare, difendere e – soprattutto – rimettere in produzione i siti petroliferi libici, riguadagnando l’enorme flusso di denaro necessario per finanziare la sua guerra, dipende solo … da chi vorrà impedirglielo.
(sa)