I peggiori flop tecnologici del 2018

Dai bambini geneticamente modificati, agli upload fatali del cervello, è stato un anno di fiaschi ed abusi tecnologici.

di Antonio Regalado

Questo è stato l’anno in cui la tecnologia e le persone coinvolte nel suo sviluppo sono sembrati incapaci di fare la cosa giusta. La tecnologia è stata utilizzata per diffondere odio e dipendenze, per giustificare il suicidio e condurre esperimenti sui bambini. Ecco la lista dei casi peggiori dell’anno 2018.

Bambini CRISPR
Sapevamo che un giorno avremmo avuto umani geneticamente manipolati, ma non così presto. Questo novembre He Jiankui, scienziato della Southern University of Science and Technology di Shenzhen, in Cina, ha segretamente lanciato il primo tentativo di creare bambini dal genoma manipolato. He ha modificato embrioni umani utilizzando lo strumento molecolare CRISPR per eliminare un singolo gene, considerato responsabile della sensibilità agli attacchi del virus HIV. Dai suoi esperimenti sono nate due gemelline, Lula e Lala.

Questa manipolazione non ha avuto un ottimo esito però, né era necessaria: ci sono infatti metodi più economici e meno invasivi per prevenire l’infeZione da HIV. Invece di essere avviato a vincere un Premio Nobel, He è ora indagato.

Per approfondire: Scienziati cinesi stanno creando bambini CRISPR, L’inventore del CRISPR, Feng Zhang, chiede una moratoria sul gene-editing dei bambini, Lo scienziato cinese indagato per il suo utilizzo di CRISPR cita un rapporto statunitense a supporto della sua ricerca, Non verrà interrotto il programma di gene-editing sullo sperma umano della Harvard University.

Juul
James Monsees e Adam Bowen sono responsabili di un’epidemia di dipendenza da nicotina tra i più giovani. I due designer, educati alla Stanford, hanno fondato la Juul Labs e creato un’elegante sigaretta elettronica che dispensa nicotina. Per quanto qualche fumatore accanito possa trarre giovamento dal sostituire le sigarette normali con il nuovo dispositivo, il problema è che la Juul ha offerto questo “iPod delle e-cig” alle generazioni più giovani su Instagram, con gusti fruttati come crema e mango. La US Food and Drug Administration ha rivelato che è ora in corso una “epidemia giovanile da nicotina.”

Il numero di teenager dipendente dalle sigarette elettroniche è raddoppiato durante lo scorso anno, in quella che gli esperti hanno definito la più veloce diffusione mai vista di una sostanza che crea dipendenza. La Juul, con il 75% del mercato, è la società che trae maggior vantaggio economico dal problema. La società ha dichiarato in novembre che lascerà i social media e limiterà le vendite di alcuni dei propri sapori.

Per approfondire: The Price of Cool: A Teenager, a Juul and Nicotine Addiction (New York Times), Vaping gone viral: the astonishing surge in teens’ e-cigarette use, JUUL Labs Action Plan (Juul Labs)

Censura sulla ricerca
Quando Google abbandonò il mercato cinese nel 2010, il gigante della ricerca dichiarò di non essere disposto a sottostare alle richieste del governo cinese di censurare i risultati delle ricerche a tema politico. A dispetto delle promesse di non censurare mai i propri risultati, una squadra di 100 Googler è impegnata nel “Project Dragonfly,” dedicato alla realizzazione di un nuovo motore di ricerca per la Cina su app Android, pensato per bloccare siti come Wikipedia e BBC. Gli stessi dipendenti Google cercano di porre fine al progetto Dragonfly dallo scorso agosto, con proteste e lettere aperte.

Sundar Pichai, CEO della Google, ha definito il progetto semplicemente esplorativo, negando il fatto che la società possa avere intenzioni sul mercato cinese. Non ha però rinnovato la promessa di evitare situazioni di censura, sostenendo invece il diritto all’informazione in tutto il mondo. Ci si potrebbe domandare quanta informazione sia disponibile in Cina.

Per approfondire: I dipendenti di Google chiedono che venga bloccato un progetto per la Cina, Sundar Pichai testimony to House Judiciary Committee (C-SPAN).

Facebook utilizzato in un caso di pulizia etnica
Spionaggio russo, manipolazione politica, neo-Nazi. Facebook sembra essere divenuto lo strumento d’elezione di chi abbia dell’odio da promuovere. Nel 2016, in Myanmar, ufficiali militari ne hanno fatto sistematicamente uso contro una minoranza etnica predominantemente mussulmana, facendo uso di fake news e falsi account per alimentare l’odio religioso e la paura pubblica prima di lanciare una campagna di pulizia etnica risultata in stupri e omicidi dei Rohingya.

Tutto questo avveniva 2 anni fa, ma invece di cercare di impedire simili utilizzi del proprio prodotto, Facebook ha creato fake news e propaganda proprie, ammettendo di aver assunto una società di PR per attaccare il miliardario George Soros ed altri critici del social network. Sono in aumento le richieste di verifiche indipendenti delle attività di Facebook.

Per approfondire: Facebook ammette di non essere riuscita a fermare le violenze in Myanmar, Le Big Tech non possono arrestare il fenomeno dell’hate speech, Facebook gioca sporco.

“100% fatal” brain uploads
La startup Nectome non è mai arrivata al punto di inserire un’effettiva persona in fin di vita nei macchinari necessari ad infonderne il corpo di sostanze chimiche capaci di preservarlo. Ne aveva però l’intenzione. Alcune persone avevano già depositato $25.000 di deposito, con l’intenzione di preservare il proprio cervello e possibilmente i propri ricordi e la propria personalità in attesa del giorno in cui sarebbe divenuto possibile caricare il tutto su computer o robot. La procedura di imbalsamazione, però, doveva essere eseguita con il soggetto ancora in vita, venendo quindi ad equivalere ad un atto di eutanasia.

La società, supportata da Y Combinator, ha effettivamente avuto successo nel preservare cervelli di animali, ma l’interesse per il suicidio-per-imbalsamazione-del-cervello è risultato troppo problematico per l’MIT, che annullò ogni accordo id collaborazione con la startup. La prosegue con le proprie ricerche.

Per approfondire: Startup promuove un servizio di upload della mente “fatale al 100 percento”, Il MIT taglia i ponti con la società che promuove un upload fatale della mente.

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