A Ravenna il più grande hub di CCS al mondo

Eni candida all’Innovation Fund Europeo un progetto tutto italiano per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica in giacimenti di gas esausti sotto l’Adriatico, al largo di Ravenna.

di Lisa Ovi

È sempre più chiaro il legame diretto tra l’aumento delle temperature globali, responsabili dei cambiamenti climatici che minacciano il pianeta, e le elevate emissioni di gas serra prodotti dalle attività umane, prima tra tutti l’anidride carbonica. Dal protocollo di Kyoto del 1997, all’accordo di Parigi del 2015, i governi di tutto il mondo hanno più volte impostato dei programmi per la riduzione delle emissioni, con scarsi risultati: il decennio appena terminato ha quasi sicuramente infranto il sogno di arrestare l’aumento delle temperature a 1,5°C. E’ ora difficile immaginare che sia possibile conseguire il ritmo e l’entità del cambiamento necessari a prevenire anche solo l’aumento di 2°C, come previsto a Parigi.

Ecco dunque scendere in campo le tecnologie per il Carbon Capture and Storage o CCS, che impediscono la diffusione dei gas serra nell’atmosfera catturandoli direttamente nei punti di emissione, solitamente gli scarichi degli impianti industriali e di produzione di energia, per poi sequestrarli permanentemente in siti geologici come campi petroliferi esauriti o bacini profondi di acqua salata.

Proprio in questo ambito, Eni posiziona in prima linea l’Italia: “Siamo pronti a candidare al primo bando del Fondo per l’innovazione europeo il progetto per il nuovo hub di Ravenna che darà vita al più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di anidride carbonica (CCS)”.

Ad annunciarlo, in un’intervista a ‘Il Sole 24 ore‘, è l’amministratore delegato della società, Claudio Descalzi, secondo cui “la cattura e lo stoccaggio di CO2 ha un’opportunità unica nell’area perché”, spiega, “sfrutteremo, da un lato, l’immenso volume di stoccaggi che arriva dai giacimenti a gas offshore ormai esauriti del Medio Adriatico e, dall’altro, metteremo a fattor comune in un grande progetto di economia circolare le infrastrutture esistenti ancora operative, insieme a nuovi sistemi di cattura della CO2 sui camini delle attività di Eni sulla terraferma unitamente ad altri impianti industriali nelle vicinanze. Il tutto valorizzando la solida esperienza che abbiamo in Italia dove, ormai dagli anni ’60, è iniziata l’attività di stoccaggio del gas che oggi vede un volume di 14 miliardi di metri cubi: noi saremo in grado di arrivare a 300-500 milioni di tonnellate di capacita’ di stoccaggio attraverso una selezione di giacimenti che faranno da ‘contenitori'”.

Obiettivo principale per Eni è azzerare entro il 2040 le proprie emissioni nette di gas ad effetto serra, per arrivare al 2050, a una riduzione dell’80% delle emissioni sull’intero ciclo di vita dei prodotti energetici, comprese quelle prodotte da coloro che li utilizzano – in altre parole, vendere esclusivamente prodotti decarbonizzati entro la data prefissata anche dal Green Deal Europeo come tempo limite per trasformare il continente in un territorio carbon neutral, che non contribuisce all’aumento di gas serra emessi nell’atmosfera.

Il fondo europeo per l’innovazione, Innovation Fund, è uno dei più grandi programmi di finanziamento al mondo rivolto a tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio, con circa €10 miliardi a disposizione per incentivare l’implementazione a lungo termine di queste tecnologie.

Il contributo del settore energetico, è fondamentale alle strategie di protezione del clima. Ridurre le emissioni di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera dalla produzione di energia elettrica è una componente importante delle strategie di mitigazione economiche. Da qui l’idea di realizzare il più grande sito di stoccaggio di anidride carbonica del mondo sotto l’Adriatico, al largo di Ravenna, utilizzando giacimenti di gas naturale ormai esausti. Con una capacità di stoccaggio compresa tra 300 e 500 milioni di tonnellate, questi depositi sotterranei potrebbero contribuire in misura molto rilevante al contenimento delle emissioni di gas climalteranti del nostro Paese. Ravenna, grazie al suo tessuto industriale e alle infrastrutture sempre operative, offre un’opportunità unica per la CCS, poiché il riutilizzo di impianti esistenti e la vicinanza a impianti emissivi permetteranno di mantenere costi altamente competitivi.

Come spiega Descalzi su Il Sole 24 Ore, Eni, in quanto mercato regolato, si prefigge di “arrivare a produrre energia a un prezzo conveniente, ma l’aspetto più importante è che potremo offrire ai nostri clienti un’elettricità completamente decarbonizzata e questo rappresenterà un valore aggiunto fondamentale per tutto il nostro retail”. Secondo l’ad, si tratta anche di “un’occasione importante per l’area e anche per quelle società di ingegneria e meccanica, nate negli ultimi 50 anni per supportare la produzione di gas, che al momento subiscono una profonda crisi di settore. È un progetto”, afferma, “in cui crediamo molto e che ha ricevuto pieno sostegno sia del governo, in primis del premier Giuseppe Conte, sia delle autorità locali, a cominciare dal governatore del’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, perchè è un’iniziativa industriale che consentirà di mantenere la forza lavoro impegnata nel distretto e, in prospettiva, di procedere a nuove assunzioni”.

Nel corso dell’intervista, Descalzi descrive anche l’iter della gara per l’approvazione dei finanziamenti europei al progetto di Ravenna. Pubblicato il primo bando di luglio, spiega, “tra novembre e dicembre, scatterà la deadline per l’invio della manifestazione d’interesse. Nel primo trimestre del 2021, la Commissione Europea procederà all’esame dei progetti e comunicherà gli ammessi alla seconda fase. I soggetti in short list dovranno trasmettere la domanda completa entro la fine del secondo trimestre e, se si sarà ammessi allo step successivo, ci sarà un ulteriore vaglio”. In una prima fase, prosegue l’ad, “i progetti saranno valutati per la capacità e la riduzione di CO2, per l’efficienza nel taglio dei gas emissivi e per il grado di innovazione. Da questo punto di vista il progetto di Ravenna è un unicum essendo il primo progetto di stoccaggio nel Sud Europa che ha bisogno di aver accesso a questo tipo di fondi. Dopodiché, se si viene ammessi alla seconda fase, saranno esaminati anche la scalabilità e l’efficienza dei costi, come pure il grado di maturità”.

L’obiettivo, dichiara Descalzi, “è riuscire a sanzionare il progetto per il 2023, dopodiché penso che l’attività realizzativa per la prima fase prototipale sarà abbastanza veloce. A quel punto, ritengo che nel giro di un anno, un anno e mezzo, riusciremo a realizzare i primi stoccaggi. Poi, man mano che entrerà a regime, l’hub ha delle caratteristiche tali che potrà essere utilizzato anche da altre industrie, ma potremo altresì proporlo ai paesi limitrofi, come la Croazia”.

(lo)

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