Venere è vivo

Una nuova analisi dei dati accumulati in 30 anni ha rilevato la presenza di qualcosa di strano all’interno del gemello sfortunato della Terra, probabilmente attività tettonica, indizio di vitalità del pianeta.

di Neel V. Patel

Venere potrebbe essere l’inferno, ma non chiamatelo pianeta morto. Tra temperature superficiali fino a 471 °C e pressioni superficiali 100 volte maggiori di quelle sulla Terra, una nuova ricerca suggerisce che il pianeta potrebbe essere ancora geologicamente attivo. Questa è una notizia incoraggiante per le persone che pensano che un tempo avrebbe potuto ospitare la vita  (o che potrebbe essere ancora in grado di farlo).

La litosfera terrestre (la sua crosta e il suo mantello superiore) è costituita da “piastre” che si muovono e si scontrano l’una con l’altra, dando origine a montagne, fosse oceaniche profonde e attività vulcanica e sismica. Questa attività tettonica svolge un ruolo importante anche nel ciclo del carbonio, i processi in cui il carbonio viene rilasciato e riassorbito nell’ecosistema, regolando la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera e contribuendo a mantenere il pianeta fresco e confortevole.

Una vista radar a falsi colori di Lavinia Planitia, una delle pianure di Venere. Si può vedere dove la litosfera si è frammentata in blocchi colorati in viola, modellati da cinture di strutture tettoniche in giallo.Paul K. Byrne e Sean C. Solomon

Finora, gli scienziati non hanno mai osservato nulla di simile su Venere. Ma non sono mai stati in grado di escluderlo, perché è difficile fare osservazioni scientifiche del pianeta (le sue nuvole spesse ne oscurano la superficie e qualsiasi astronave che le voglia attraversare per scendere al suolo molto probabilmente si scioglierebbe nel giro di poche ore). Alcune nuove scoperte, pubblicate oggi su PNAS, indicano la presenza di un nuovo tipo di attività tettonica su Venere.

Il team ha utilizzato le osservazioni effettuate dalla sonda Magellan, che ha orbitato attorno a Venere dal 1990 al 1994 e ha mappato la superficie utilizzando il radar. Le caratteristiche che ha individuato sono state già analizzate, ma questo nuovo studio utilizza un modello computerizzato in grado di riconoscere le deformazioni superficiali che indicano grandi strutture a blocchi nella litosfera. Questi blocchi, ciascuno delle dimensioni dell’Alaska, sembrano essersi spinti pigramente l’uno contro l’altro. 

Le condizioni sono molto diverse dall’attuale tipo di tettonica a zolle sulla Terra. Ma se lo studio sarà confermato, sarebbe comunque la prova di correnti di calore e materiale fuso all’interno di Venere, qualcosa che non è mai stato osservato prima. Gli autori dicono che i paralleli con la geologia della Terra durante l’Eone Archeano (da 2,5 a 4 miliardi di anni fa) suggeriscono che i modelli di “blocchi di  ghiaccio” potrebbero essere una transizione da un precedente periodo di tettonica a placche su Venere, quando il pianeta era più simile alla Terra.

Questo movimento “è diffuso nelle pianure di Venere e sostiene uno stile di tettonica globale precedentemente non riconosciuto”, afferma Sean Solomon, ricercatore alla Columbia University e coautore del nuovo studio. I risultati alimentano l’entusiasmo per le nuove missioni su Venere  recentemente approvate dalla NASA e dall’Agenzia spaziale europea. 

Solomon afferma che lui e il suo team sperano che tutti e tre possano fornire “dati critici per testare le idee che abbiamo descritto nel nostro articolo”. Queste missioni non saranno pronte per il lancio prima della fine del decennio, quindi speriamo che l’entusiasmo non diminuisca nei prossimi anni.

(rp)

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