Ucraina, perché la mediazione cinese potrebbe essere una trappola

Pochi giorni fa Pechino ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava di “deplorare” lo scoppio del conflitto e invitava Russia e Ucraina a trovare una soluzione. La Cina potrebbe giocare un ruolo importante per fermare la guerra. Con tanti ma

di MIT Technology Review Italia

Il comportamento della Cina nei confronti del Cremlino durante la crisi ucraina offre alcuni spunti su come il paese gestisce i rapporti con gli altri stati e sul grado di influenza di cui gode sui suoi partner. Come riportato da “The Conversation”, fin dall’inizio degli anni Duemila, il colosso asiatico è stata attivamente impegnato nello sviluppo di partenariati strategici con paesi terzi e queste partnership si sono rivelate uno strumento importante nel kit di strumenti diplomatici della Cina, al fine di garantire un ambiente favorevole alla sua ascesa. 

Se la Cina diventasse un mediatore di pace e fosse accettata come tale, ciò avrebbe vantaggi e svantaggi per l’Occidente. Da un lato, sarebbe un sollievo per l’Ucraina e il resto dell’umanità poiché aumenterebbe le possibilità che i bombardamenti e le uccisioni si fermino. Potrebbe anche limitare la possibilità della recessione economica che alcuni paesi stanno già vivendo, se le sanzioni imposte alla Russia fossero rimosse come parte di un accordo.

Inoltre, un eventuale ruolo da mediatore, sarebbe una grande vittoria diplomatica e di pubbliche relazioni per Pechino e una battuta d’arresto per gli Stati Uniti, i cui funzionari – forse, ingenuamente – hanno “pregato” più volte i funzionari cinesi di fermare la Russia. La Cina potrebbe presentarsi come una grande potenza responsabile e convincere l’Occidente che in futuro potrebbe dover fare affidamento sull’influenza globale di Pechino in un momento in cui l’influenza degli Stati Uniti sta diminuendo.

Ciò potrebbe anche evidenziare il fallimento delle capacità diplomatiche della Nato. Infine, consentirebbe alla Cina di mostrare la sua visione del mondo su una scena globale basata su “relazioni internazionali armoniose” e su come costruire pace e stabilità.

La proliferazione di slogan come “Sogno cinese”, “destino comune” e “sviluppo pacifico” tendono a rafforzare le immagini di una Cina che sa cosa vuole e come ottenerlo. Di conseguenza, questi slogan sembrano fissare la percezione che la Cina sia una grande potenza con un progetto e uno scopo. Pechino sta gradualmente cambiando i termini in cui interviene nelle relazioni tra gli stati, spingendo per esempio i dibattiti e le decisioni all’interno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite invece che nel solo Consiglio di sicurezza. 

Tuttavia, essere un negoziatore globale potrebbe essere rischioso anche per la Cina. Se Pechino insistesse sulla mediazione ma fallisse, ciò potrebbe segnalare al resto del mondo che la Cina ha una limitata influenza diplomatica sui suoi partner, in particolare le nazioni più grandi.

Le prossime mosse della Cina dipenderanno dallo sviluppo del conflitto. Se la guerra militare rimane confinata in Ucraina, nonostante le sue ramificazioni globali, qualsiasi ulteriore escalation cinese sarà percepita dalla Russia come un’interferenza. In definitiva, questo potrebbe ridurre il potere della Cina di erodere l’ ordine liberaleguidato dagli Stati Uniti, la priorità a lungo termine di Pechino. Tuttavia, un eventuale successo militare per Putin potrebbe essere sgradevole per la Cina.

Esempi del pensiero cinese su scenari di questo tipo possono essere tratti dalle recenti relazioni tra Pechino e Myanmar o la Corea del Nord. In Myanmar, la Cina ha accettato un colpo di stato militare perché l’alternativa avrebbe potuto essere una maggiore instabilità. Allo stesso modo, per anni la Cina ha visto la Corea del Nord come un partner scomodo. Ma garantire un “cuscinetto” tra la Cina e il sud democratico resta l’ interesse primario di Pechino.

In definitiva, la cultura strategica e le solide finanze della Cina consentono al Partito Comunista Cinese di accettare perdite economiche a breve termine se queste portano a guadagni politici a lungo termine, come la stabilità o il rafforzamento della sua posizione rispetto all’Occidente.

Pechino valuterà se sostenere la Russia su questioni geopolitiche e in contesti multilaterali o cercare di ammorbidire la posizione dell’Occidente. Il calcolo potrebbe cambiare se la guerra si estendesse al resto d’Europa, allora è più probabile che la Cina eserciti pressioni sulla Russia. 

La Cina intrattiene importanti scambi commerciali nel Mediterraneo, per esempio, e questo potrebbe essere un fattore. Ma se la Cina dovesse mostrare i suoi muscoli sull’Ucraina, lo farà a modo suo, mentre forse sosterrà la Russia su altre questioni.

Si temeva che l’opportunismo cinese in questa crisi potesse significare un attacco a Taiwan. Ma queste preoccupazioni possono essere esagerate. Taiwan è in una posizione migliore dell’Ucraina per difendersi. Diplomaticamente, ha un patto di difesa con gli Stati Uniti, tramite il Taiwan Relations Act. Strategicamente, è di non facile accesso perché isola dalla complessa geografia urbana, riserve energetiche e un esercito avanzato.

Rispetto alla Russia di Putin, la Cina è più avversa al rischio. Vorrà evitare costi politici e combatterà solo una guerra con Taiwan dove è garantita una sorta di vittoria. È troppo presto per sapere quale sarà la prossima mossa della Cina, ma non c’è dubbio che stia valutando attentamente tutte le opzioni.

(rp)

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