Stampa in 3D protagonista della vita sulla Luna

La ESA studia come utilizzare la stampa in 3D per costruire una base lunare.

di MIT Technology Review Italia

Il prossimo passo per stabilire la presenza del genere umano nello spazio sarà la costruzione di una base sulla Luna.

Garantire la sopravvivenza degli astronauti lontani dalla superficie della Terra non è un compito semplice e molti dei progetti in corso cercano soluzioni su come rendere i viaggiatori spaziali il più possibile indipendenti da approvvigionamenti inviati dal pianeta.
Uno studio del dipartimento ESA Discovery & Preparation mira a verificare la possibilità di utilizzare la stampa in 3D per la costruzione, l’espansione ed il mantenimento della futura base lunare.

Una base lunare potrebbe divenire teatro di nuovi studi sull’ambiente del nostro satellite, sugli effetti della vita nello spazio per gli organismi viventi e molti nuovi esperimenti. Vedremmo la nascita del turismo spaziale e di operazioni minerarie, ma il viaggio non è economico e non si può pensare di lanciare un razzo ogni volta che manca qualcosa. L’utilizzo della stampa 3D appare oggi la soluzione migliore per rendere un’eventuale base lunare il più indipendente possibile dalla Terra.

La stampa in 3D si è dimostrata estremamente flessibile: è stata utilizzata per costruire razzi, se ne studiano le applicazioni in medicina, con pochi scarti da produzione è altamente sostenibile e le strutture, così come gli strumenti che produce sono forti e leggeri.
Chiamato URBAN, il nuovo studio studierà quali materiali saranno necessari ad ogni stadio della realizzazione di una base lunare sostenibile e come la stampa in 3D può partecipare alla costruzione, conduzione, mantenimento e funzionalità della struttura.

I ricercatori della OHB systems, società incaricata di condurre la ricerca in collaborazione con Sonaca SpaceLiquifier System Group e COMEX, dovranno risolvere le problematiche relative alla stampa in 3D nell’ambiente lunare, privo di atmosfera, caratterizzato da polvere lunare, lunamoti, micrometeoriti, temperature estreme e gravità ridotta.

Responsabile del progetto è Antonella Sgambati, secondo cui i ricercatori avrebbero selezionato alcune tecniche di stampa in 3D considerate particolarmente adatte all’esplorazione lunare. La sinterizzazione solare utilizza la luce solare per dare forma al terreno sabbioso della luna e potrebbe essere utilizzata per le infrastrutture; l’EBM (Electron Beam Manufacturing), o fusione a fascio di elettroni, utile per la produzione di componenti metallici di grandi dimensioni; la modellazione a deposizione fusa, già testata in condizioni di bassa gravità e molto versatile; la produzione di ceramica lithography-based, capace di produrre oggetti in ceramica molto precisi a partire dal terreno lunare.

Lo studio ha portato al lancio di un concorso che ha raccolto centinaia di idee su cosa stampare in 3D per  portare con sé sulla luna hobby, natura e ricordi di famiglia.

(lo)

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