Gli astronauti in viaggio verso Marte potranno coltivare lattuga e fagioli

Ricercatori della NTNU hanno sperimentato tecnologie per la coltivazione della lattuga durante i viaggi interspaziali. Ora passeranno ai fagioli.

di MIT Technology Review Italia

PubMed pubblica i risultati di una ricerca condotta da studiosi della Norwegian University of Science and Technology per creare metodi di coltivazione applicabili ad un lungo viaggio nel sistema solare. La permanenza più lunga di un astronauta sulla stazione spaziale finora è stata di 6 mesi, ma un viaggio verso Marte prenderebbe almeno 1 anno.

L’obbiettivo di raggiungere Marte nell’arco di questo secolo, ha dato vita ad innumerevoli filoni di ricerca su come l’essere umano possa sopravvivere lontano dal pianeta Terra. Quali effetti può avere la vita nello spazio sulle nostre capacità cognitive? Sul nostro metabolismo? Sui nostri corpi?
Tra le domande più pressanti, figurano poi la necessità di mangiare, bere e respirare.

Ricercatori della NTNU stanno creando strutture high-tech per la coltivazione di vegetali nello spazio. Qualche anno fa, gli astronauti della stazione spaziale festeggiarono le prime piantine di lattuga coltivate nello spazio, ma i prodotti freschi devono ancora arrivare dal pianeta. Gli astronauti si nutrono soprattutto di cibi liofilizzati o sottovuoto.

Secondo Silje Wolff, esperta di fisiologia delle piante del CIRiS (Center for Interdisciplinary Research in Space) alla NTNU, l’intenzione dei ricercatori è riuscire a coltivare verdura con tecniche di coltivazione idroponica, facendo uso di terriccio artificiale ottenuto da rocce laviche porose e acqua arricchita di elementi nutritizi.
Le nuove, sofisticate, macchine si occupano di regolare acqua, elementi nutritizi, aria e gas, una precisione indispensabile nell’ambiente dello spazio, dove ogni risorsa deve essere recuperata.

Nel condurre esperimenti sulle dosi di elementi nutritivi necessari alle piante, la Wolff ha notato che sembrano capaci di percepire la quantità di nutrimento disponibile nell’aria e calibrare di conseguenza l’assorbimento di acqua e azoto. Ogni esperimento realizzabile sul pianeta stato condotto, il prossimo passo è studiare gli effetti dell’assenza di gravità sulla capacità delle piante di far circolare l’acqua e assorbire il nutrimento.

Per ricreare sulla stazione spaziale un’apparenza di gravità, le piante vengono piazzate in una centrifuga che, ruotando, simula variazioni gravitazionali, permettendo alla Wolff di studiare la reazione dei vegetali. La gravità terrestre, per esempio, è responsabile del movimento di scambio circolare tra aria calda e fredda. L’aria stazionaria della stazione spaziale provoca negli astronauti una lieve febbre persistente e nelle piante un aumento della temperatura dovuto all’alterazione dei meccanismi di relazione con l’umidità ambientale.

Queste tecniche di conservazione alternative potrebbero risultare preziose anche sul nostro pianeta, sempre più prossimo ad una crisi alimentare globale.

(lo)

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