Scienziati cinesi hanno inserito geni del cervello umano in delle scimmie e sembra siano divenute più intelligenti

Una ricerca sull’evoluzione dell’intelligenza umana provoca dubbi etici.

di Antonio Regalado

L’intelligenza umana è una delle invenzioni più significative dell’evoluzione. È il risultato di uno scatto partito milioni di anni fa che ha portato a cervelli sempre più grandi e nuove abilità, finchè gli esseri umani non si sono sollevati in piedi per creare l’aratro e la civiltà, mentre i nostri cugini primati rimanevano tra gli alberi.

Scienziati della Cina meridionale hanno provato a chiudere il distacco evolutivo creando svariati macachi transgenici con copie extra di un gene umano sospettato di aver avuto un ruolo nella formazione dell’intelligenza umana. Ha guidato la ricerca Bing Su, genetista del Kunming Institute of Zoology. Secondo i risultati della ricerca, le scimmie avrebbero dimostrato prestazioni migliori in un test di memoria e i loro cervelli avrebbero impiegato più tempo a svilupparsi, come i bambini umani. Onn sono state rilevate differenze nelle dimensioni.

I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati dal National Science Review di Beijing, dopo aver fatto notizia sui media cinesi. Svariati ricercatori occidentali, compresi alcuni che avevano collaborato alla ricerca, hanno criticato lo studio definendolo sconsiderato e sollevando dubbi etici sulla manipolazione genetica di primati, un campo in cui la Cina ha un netto vantaggio tecnologico.

“Utilizzare scimmie transgeniche per studiare geni umani connessi all’evoluzione del cervello è pericoloso,” spiega James Sikela, genetista che conduce studi comparati tra i primati alla University of Colorado. Gli esperimenti mancano di considerazione nei confronti degli animali e non possono che condurre a manipolazioni sempre più estremi. Condurre ricerche su prima è estremamente difficile in Europa e USA, mentre i ricercatori in Cina applicano sugli animali ogni nuovo strumento genetico high-tech. Ricercatori cinesi sono stati i primi a creare scimmie geneticamente modificate con il CRISPR, mentre lo scorso gennaio un istituto cinese ha annunciato la produzione di una dozzina di scimmie affette da un grave disturbo mentale.

Su, del Kunming Institute of Zoology, è specializzato nella ricerca di tracce della “selezione darwiniana”, ovvero di geni che si sono diffusi perché di successo. La sua ricerca ha toccato la capacità di adattamento alle altitudini degli yak dell’Himalaya e l’evoluzione del colore della pelle umana in reazione al freddo invernale.
Quello dell’intelligenza rimane il quesito più importante. Sappiamo che i cervelli dei nostri antenati sono divenuti sempre più grandi e potenti. Per individuare i geni responsabili di questi cambiamenti, gli scienziati hanno cercato di individuare le differenze tra umani e scimpanzé, animali dal genoma simile al nostro per il 98%. L’obiettivo, spiega Sikela, era individuare “i gioielli del nostro genoma”, quella porzione del nostro DNA che ci rende specificamente umani. Un candidato famoso è il gene chiamato FOXP2, il “gene del linguaggio” potenzialmente connesso alla capacità di parola degli esseri umani.

Su è rimasto affascinato da un altro gene, chiamato MCPH1 o microcefalina. Secondo le sue ricerche, non solo la sequenza di questo gene differisce tra umani e scimmie, ma i bambini nati con questo gene danneggiato nascono con teste piccole, a dimostrazione dell’esistenza di un collegamento con le dimensioni del cervello.
Nel 2010, Su decise di provare ad aggiungere il gene MCPH1 al genoma delle scimmie. A quel punto, la Cina aveva cominciato ad associare le proprie strutture di allevamento di scimmie ai più recenti strumenti genetici, divenendo la Mecca degli scienziati a caccia di scimmie per esperimenti.

Per creare gli animali, Su ha collaborato con lo Yunnan Key Laboratory of Primate Biomedical Research dove espose embrioni di scimmia a virus che trasportavano la versione umana della microcefalina. Produssero 11 scimmie, 5 delle quali sopravvissero e vennero utilizzate in esperimenti per misurarne le dimensioni del cervello. Queste scimmie hanno in corpo dalle 2 alle 9 copie del gene umano.
Nel 2010, Sikela e tre colleghi pubblicarono uno studio intitolato “The ethics of using transgenic non-human primates to study what makes us human,” secondo cui aggiungere geni di cervello umano alle scimmie più simili a noi, come gli scimpanzé, non sarebbe etico. In una risposta via e-mail, Su si dichiara d’accordo, ma fa un’eccezione per le scimmie che non condividono un antenato con noi da 25 milioni di anni. “Per quanto il loro genoma sia simile al nostro, ci sono anche decine di milioni di differenze,” spiega Su. Non crede che le scimmie possano trasformarsi in nulla più che scimmie introducendo un piccolo numero di geni.

Molti scienziati ritengono che l’esperimento non abbia prodotto grandi risultati. Dalle risonanze magnetiche e dai test della memoria condotti sulle scimmie modificate, risulta un miglioramento nelle prestazioni mnemoniche, ma nessun aumento nelle dimensioni del cervello.
Martin Styner, informatico della University of North Carolina, appare tra i firmatari della ricerca sebbene non abbia fatto altro che insegnare agli studenti cinesi come estrapolare i dati sulle dimensioni del cervello da immagini MRI ed ha provato a far togliere il proprio nome dallo studio. La ricerca non è stata pubblicata in occidente. “Ci sono svariati aspetti della ricerca che non sarebbero ammessi negli USA,” spiega Styner.
“Non credo che le ricerche sulle scimmie transgeniche siano la giusta direzione da prendere,” prosegue. “Ora abbiamo creato questi animali che non sono come dovevano essere. Nel condurre esperimenti dovremmo avere un’idea chiara di cosa stiamo cercando di scoprire e dovrebbe essere per il bene della società.”

Le scimmie transgeniche sono anche costose da creare ed accudire. Con sole 5 scimmie a disposizione, non è possibile stabilire chiaramente se differiscano davvero da altre scimmie o meno.
Via e-mail, Su ha si è dichiarato d’accordo sull’idea che il numero ridotto di animali fosse un limite. Sta ora realizzando altre scimmie e testando altri geni connessi all’evoluzione del cervello, come il SRGAP2C, una variazione del DNA emersa circa 2 milioni di anni fa, nel periodo in cui l’Australopithecus cedeva la savana africana ai primi umani. Questo gene è stato definito “humanity switch” o “l’anello genetico mancante” per il suo possibile ruolo nell’evoluzione dell’intelligenza umana.

Immagine: Ms Tech; Evolution: Wikimedia commons

(lo)

Related Posts
Total
0
Share