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L’accordo di Parigi ha chiarito per tutti l’importanza di evitare il punto di non ritorno per i cambiamenti climatici globali. Un nuovo studio descrive i punti di svolta che potrebbero generare effetti a catena postivi per il pianeta.

di MIT Technology Review Italia

Il professor Tim Lenton, direttore del Global Systems Institute, University of Exeter, è noto per la sua analisi impietosa di quanto il mondo sia “pericolosamente vicino” a diversi punti di non ritorno per l’accelerazione dei cambiamenti climatici. 

In un nuovo studio di recente pubblicazione sulla rivista Climate Policy, il professor Lenton e Simon Sharpe, della UCL, hanno invece identificato possibili punti di svolta per la società umana che potrebbero favorire la decarbonizzazione.

Come spiegano nel loro pezzo, è troppo tardi per poter correggere gradualmente le alterazioni del clima. Mantenere il livello di riscaldamento globale entro i 2° C richiederà ora una trasformazione veloce dell’economia globale verso modelli sostenibili.

I due ricercatori mettono in evidenza alcuni esempi di criticità che, se affrontate, possono permettere anche a piccole coalizioni di paesi di promuovere una veloce riduzione delle emissioni, soprattutto nel campo dei trasporti su strada e della produzione di energia. Secondo Lenton e Sharpe, il settore energetico dovrebbe decarbonizzare i propri processi ad un ritmo quattro volte più veloce di quello attuale, mentre la transizione verso veicoli a emissioni zero dovrebbe raddoppiare.

Per quanto difficile possa sembrare, i ricercatori si dichiarano convinti che un’azione tempestiva possa provocare una reazione a catena positiva. Gli autori evidenziano due esempi in cui gli interventi politici hanno già innescato una svolta su scala nazionale.

Trasporto stradale leggero: i veicoli elettrici rappresentano il 2-3% delle vendite di auto nuove a livello globale. In Norvegia, questa cifra è superiore al 50% (dieci volte superiore a qualsiasi altro paese), grazie a politiche che pareggiano i prezzi tra veicoli elettrici e

Cina, UE e California insieme sono responsabili della metà delle vendite di auto nel mondo. Tutti e tre hanno dichiarato di puntare alla decarbonizzazione rapida delle proprie economie. Con un accordo tra loro potrebbero determinare un nuovo indirizzo per l’intero mercato automobilistico mondiale. Aumentando la produzione di veicoli elettrici e riducendo i costi, porterebbero i veicoli elettrici ad un punto di svolta e favorirebbero la ricerca nel campo delle batterie, promuovendo così anche la decarbonizzazione in una parte del settore energetico.

Energia: negli ultimi anni, il Regno Unito ha decarbonizzato il proprio settore energetico più velocemente di qualsiasi altro grande paese. Fondamentale per la svolta è stato il ruolo del governo, che al regime UE sulle emissioni ha affiancato una carbon tax e promosso lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile. In questo scenario di energie rinnovabili, e gas più economico del carbone, la chiusura delle centrali a carbone è divenuta irreversibile. 

A livello globale, in molti paesi le energie rinnovabili generano già elettricità a un prezzo inferiore rispetto ai combustibili fossili. Un punto critico si potrebbe raggiungere quando il costo del capitale delle centrali a carbone sarà sceso al di sotto di quello dell’energia eolica e solare. La decarbonizzazione della produzione di energia globale contribuirebbe a sua volta ad accelerare la decarbonizzazione di gran parte dei trasporti, del riscaldamento, del raffreddamento e dell’industria.

Questi scenari non sono inevitabili. I ricercatori sottolineano l’importanza di politiche adeguate, investimenti e collaborazioni.