Più estero nel futuro petrolifero egiziano

L’Egyptian General Petroleum Corporation ha firmato a Baghdad un accordo per l’acquisizione del 10% del “Blocco 9” di Bassora, in Iraq. L’investimento rappresenta un primo, importante passo per soddisfare il fabbisogno energetico del paese a poche settimane dalla maxi scoperta di del nuovo giacimento di gas “supergiant” di Zohr.

di Alessandro Scipione (Fonte Abo/Oil)

L’Egitto ha scelto la provincia irachena di Bassora per il suo primo investimento petrolifero oltreconfine, grazie ai buoni uffici dei suoi ricchi partner del Golfo Persico.

Lo scorso 30 settembre i rappresentanti della Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc) hanno firmato a Baghdad un accordo con i rappresentanti della Kuwait Energy Company (Kec), per l’acquisizione del 10% del “Blocco 9” di Bassora.

La compagnia statale petrolifera del Cairo è ora titolare del 10% delle licenze, in partnership con Kec (60%) e con la emiratina Dragon Oil (10%).

Il pozzo “Fayhaa 1” dovrebbe iniziare a produrre subito 5.000 barili di petrolio al giorno, con l’obiettivo di arrivare a 150 mila barili giornalieri entro il 2020. Il “Blocco 9” vanta riserve stimante in 7 miliardi di barili di greggio.

L’investimento di Egpc rappresenta un primo, importante passo per soddisfare il fabbisogno energetico del paese nordafricano e avviene a poche settimane dalla maxi scoperta di Eni del nuovo giacimento di gas “supergiant” di Zohr, al largo delle coste egiziane nel mar Mediterraneo.

Non è un caso che le due aziende di Kuwait City e di Dubai siano partner di Egpc a Bassora. In questi anni l’Egitto ha evitato il collasso economico grazie al robusto sostegno finanziario – pari a 30 miliardi di dollari – garantito da Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, dopo la deposizione del presidente egiziano Mohamed Morsi, leader dei Fratelli musulmani.

Un paese che chiede più energia

L’Egitto soffre tuttora di un grave deficit energetico che causa frequenti blackout, disagi alla popolazione e alle imprese. Il paese, infatti, non è in grado di produrre petrolio e gas a sufficienza per alimentare il sistema elettrico nazionale ed è costretto ad importare combustibile dall’estero, alimentando così il deficit di bilancio.

Per anni, inoltre, i consumatori egiziani hanno potuto beneficiare di un sistema di sussidi che solo di recente il presidente, Abdel Fattah al Sisi, promotore di una serie di tagli alla spesa pubblica, ha iniziato a ridurre gradualmente. I dettagli economici dell’accordo non sono stati rivelati, ma è interessante notare che Egitto ed Iraq stiano ancora negoziando il pagamento di 1,7 miliardi di dollari di debiti decennali che le autorità di Baghdad devono ancora al Cairo.

Secondo Mohammed Hassan, membro della commissione parlamentare irachena del Petrolio e dell’Energia, le due parti sarebbero molto vicine a risolvere la disputa finanziaria.

Non è escluso che l’ingresso egiziano nel mercato petrolifero iracheno possa rientrare in questo senso in un accordo per sanare i debiti risalenti ai tempi in cui i due paesi erano guidati da Saddam Hussein e Hosni Mubarak.

L’articolo è disponibile anche su abo.net

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(sa)

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