Nuovo ceppo batterico inibisce la crescita degli agenti patogeni resistenti agli antibiotici

Scoperto nel terriccio d’Irlanda, potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci per combattere quello che l’OMS ha definito uno dei rischi più seri per la salute a livello mondiale.

di MIT Technology Review Italia

Sono passati più di due anni dal decesso dell’anziana statunitense infettata da un superbatterio, possibilmente durante un viaggio in India. L’organizzazione Mondiale della Sanità pubblicò a inizio 2017 una lista di elementi patogeni multiresistenti per cui era necessario trovare urgentemente un antibiotico efficace.

È un dato di fatto: la resistenza dei fattori patologici agli antibiotici sta aumentando e i superbatteri potrebbero portare al decesso di 1.3 milioni di persone, nella sola Europa, entro il 2050. Secondo un allarme lanciato lo scorso febbraio dall’OMS, il problema rappresenterebbe “oggi, uno dei pericoli principali per la salute mondiale, il sicuro approvvigionamento di cibo e lo sviluppo” e la sua soluzione richiederà una “azione coordinata”.

Di fronte al fallimento degli antibiotici, la ricerca ha aperto nuove frontiere nella lotta alle infezioni, come lo sviluppo di nuovi virus batteriofagi, favorito dai recenti progressi nel campo del sequenziamento genetico e delle IA. Già il gennaio scorso, AmpliPhi e Adaptive Phage Therapeutics davano notizia dei primi successi.

Ora, una squadra internazionale di ricercatori facente capo alla Swansea University, in Galles, descrive su Frontiers in Microbiology i risultati di una recente ricerca condotta in Irlanda. Interessati da tempo nelle proprietà dei batteri che popolano il terreno, gli scienziati hanno condotto un’indagine sulle possibili proprietà mediche di un terriccio locale, con il risultato di scoprire un nuovo ceppo di batteri capace di combattere efficacemente almeno 4 dei più pericolosi fattori patologici nominati dall’OMS, incluso lo stafilococco MRSA. Il nuovo ceppo è stato nominato Streptomyces sp. myrophorea.

Il terreno analizzato deriva da un’area della contea di Fermanagh, nell’Irlanda del Nord, abitata fin dal neolitico e un tempo culla di Druidi. Le cosiddette Highlands di Boho sono ricche di tradizioni curative, ben note ad uno dei ricercatori, Gerry Quinn, originario della zona. Tra le pratiche locali figura, per esempio, la cura di svariate infezioni grazie all’applicazione sulla parte dolente, di un poco di terreno avvolto nella stoffa.

Negli ultimi anni, la ricerca di possibili alternative agli antibiotici ha condotto allo sviluppo di un nuovo campo di ricerca, l’Etnofarmacologia, un impegno sinergico tra scienza, storia e archeologia, indirizzato a identificare i fondamenti scientifici del sapere folcloristico.

Ad oggi, i ricercatori hanno verificato la capacità dei batteri di inibire la crescita di 4 dei principali fattori patogeni multiresistenti segnalati dall’OMS nella lista del 2017: Vancomycin resistant Enterococcus faecium (VRE), methicillin-resistant Staphylococcus aureus (MRSA), Klebsiella pneumonia, and Carbenepenem-resistant Acinetobacter baumanii, batteri sia Gram-positivi, che Gram-negativi.

Il prossimo obbiettivo dei ricercatori sarà identificare quali componenti del nuovo ceppo di batteri permettono l’inibizione della crescita degli elementi patogeni. Altri organismi ad azione antibatterica sono stati identificati nel terreno in oggetto e devono ancora essere testati contro elementi patogeni multiresistenti. I nuovi farmaci che potrebbero originare da queste ricerche rappresenterebbero una risposta all’allarme lanciato dall’OMS.

Tra gli autori della ricerca pubblicata da Frontiers in Microbiology, il professor Paul Dyson, della Swansea University Medical School,  e il Dr. Gerry Quinn del Rudjer Boskovic Institute di Zagreb, in Croazia.

(lo)

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