Nuove possibilità terapeutiche per l’Alzheimer

La proteina ApoeE rappresenta un importante rischio genetico per l’Alzheimer, ma è poco studiata. Una nuova ricerca descrive come può essere bloccata.

di MIT Technology Review Italia

Biological Psychiatry pubblica i risultati di una ricerca sul fattore di rischio genetico rappresentato dalle apolipoproteine E (apoeE) per lo sviluppo dell’Alzheimer. La ricerca è stata condotta sotto la direzione di Darrell Sawmiller, assistant professor di psichiatria e neuroscienze del comportamento presso il Morsani College of Medicine, un dipartimento della University of South Florida Health.

Le apolipoproteine sono proteine capaci di legare tra loro i lipidi, suddivise in classi e sottoclassi, a seconda di peso molecolare, associazioni e funzioni. La nuova ricerca rivela la scoperta di un nuovo peptide antagonista, chiamato 6KApoEp, che blocca l’interazione tra apoE e N-terminale delle APP (Proteina precorritrice della beta-amiloide). Il peptide si è dimostrato anche capace di ridurre l’accumulo di beta amiloidi associati all’Alzheimer’s, di patologie tau del cervello e di promuovere un miglioramento nelle capacità di memoria e apprendimento in topi geneticamente programmati ad essere affetti da Alzheimer.

I ricercatori sono partiti dall’osservazione delle interazioni patologiche tra APP e apoE che inducono all’accumulo di amiloidi e alla perdita di neuroni per poi arrivare alla scoperta di un derivato dell’apoE capace di modulare la neuropatologia dell’Alzheimer in modelli di topo.

Secondo i ricercatori, bloccare le interazioni tra apoE ed N-terminale delle APP potrebbe rappresentare una nuova strategia terapeutica per il morbo. I ricercatori sospettano che un’eccessiva stimolazione delle APP da parte delle apoE possa rappresentare un primo segnale dello sviluppo dei processi neurodegenerativi che conducono all’accumulo di amiloidi.

Immagine: Wikimedia Commons

(lo)

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