Mappare la transizione energetica globale

Il Green Future Index cataloga i progressi e l’impegno di 76 paesi e territori nella costruzione di un futuro a basse emissioni di carbonio.

di MIT Technology Review Insights

Gli sforzi per combattere i cambiamenti climatici stanno prendendo forma da più di un decennio, ma fino ad ora hanno generato poco più che “parole vuote, scappatoie e greenwashing”, per citare le parole taglienti dell’attivista Greta Thunberg. Tuttavia, il 2020 ha finalmente creato uno slancio ed una convergenza tra settore politico, privato e sociale necessari alla realizzazione di un nuovo programma per affrontare quella che si sta rivelando la più grande minaccia dell’umanità.

La stessa pandemia da Covid-19 ha svolto un ruolo in questa transizione: a fronte della necessità di stimolare la ripresa economica globale, governi e imprese hanno scelto di cogliere l’occasione per “ricostruire meglio”, indirizzando l’innovazione e gli investimenti verso energie rinnovabili, industria, trasporti e cibo sostenibili, piuttosto che accumulare guadagni a breve termine e sostenere le industrie inquinanti del passato.

In questo contesto, MIT Technology Review Insights ha sviluppato il Green Future Index, una nuova iniziativa studiata per monitorare il progresso di 76 nazioni e territori verso un futuro a basse emissioni. Le prestazioni ecologiche delle 76 economie sono classificate in base a cinque are d’interesse:

– Emissioni: classifica il contributo alle emissioni di CO₂ globali e le più recenti variazioni nelle emissioni totali.
– Transizione energetica: misura il grado di utilizzo di energie prodotte da fonti rinnovabili in proporzione al consumo energetico complessivo.
– Società verde: misure di riciclaggio, edifici ad alta efficienza energetica, consumo di carne e latticini, forestazione.
– Innovazione pulita: classifica il grado di decarbonizzazione attraverso l’innovazione.
– Politiche climatiche: Quantifica e classifica le attività a livello governativo e le politiche globali volte a ridurre i gas serra.

Le classifiche sono a disposizione di leader aziendali, responsabili politici e società interessati a sapere se il loro paese sta facendo i giusti investimenti nella costruzione di un futuro verde e quante possibilità ha di emergere in qualità di leader ecologico o ultimo arrivato nell’affrontare la più grande sfida dell’umanità: l’emergenza climatica globale.

L’indice è ponderato in base alle tendenze e agli indicatori futuri che mostrano se un’economia si sta muovendo nella giusta direzione. Vengono riconosciuti gli sforzi che le economie più industrializzate stanno facendo per voltare pagina e decarbonizzare le proprie attività. Alle economie più piccole e meno sviluppate viene riconosciuto l’impegno nell’abbracciare tecnologie rinnovabili e indirizzare il proprio sviluppo economico evitando il precedente impatto ambientale.

L’adozione di politiche climatiche è l’area d’interesse più significativa nella metodologia dell’indice. Misura le attività a livello statale e le politiche globali volte a ridurre i gas serra, nonché il grado in cui i programmi di stimolo per la ripresa dalla pandemia saranno orientati verso progetti sostenibili e promuovendo pratiche carbon neutral.

Quest’ultimo punto è significativo, in quanto il futuro verde di ogni nazione non sarà determinato solo dalla velocità e dalla precisione con cui ciascuna ridurrà la propria impronta di carbonio, ma dai passi che compirà per rendere la propria economia più solida e resiliente attraverso attività sostenibili e politica.

Proprio come la biodiversità di un ecosistema promuove stabilità e resilienza attraverso una complessa rete di specie adattabili, un’economia verde è alimentata da molteplici fonti di energia rinnovabile, un’industria alimentare a basse emissioni di carbonio, trasporti e industria puliti e una società flessibile, reattiva e innovativa.

I Paesi europei vantano 15 posizioni tra i 20 più virtuosi del Green Future Index, grazie ai progressi compiuti in fatto di contenimento delle emissioni, transizione energetica e investimenti per la mobilità verde. Gli sforzi coordinati degli Stati membri dell’UE per impegnare gli oltre 200 miliardi di euro in investimenti nell’economia verde, come parte dell’ampio strumento di recupero e resilienza (RRF) post-Covid della Commissione UE.

Attualmente al 22° posto troviamo l’Italia, in virtù di:
– 12° per la riduzione delle emissioni;
– 64° posto per la transizione energetica;
– 15° posto per società verde;
– 11° posto per innovazione pulita;
– 26° posto per le politiche climatiche.

Fondata dal MIT nel 1899, il MIT Technology Review si propone tra le voci autorevoli nello studio dei cambiamenti climatici e delle innovazioni che possono accelerare il processo di decarbonizzazione necessario a contenerne le conseguenze dannose.

(lo)

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