L’industria automobilistica mondiale è in mano alla Cina

Il primo mercato auto al mondo stabilisce le regole, e l’industria non può che assecondarle.

di Matteo Ovi

L’industria auto di tutto il mondo ha chiesto alla Cina
di ritardare e alleviare i target previsti per le vendite di vetture ibride e elettriche, sostenendo che la proposta presentata sarebbe impossibile da rispettare e comprometterebbe severamente le attività in Cina, oggi il più grande mercato auto al mondo.

La richiesta, presentata il 18 giugno al capo del MIIT – il Ministero dell’Industria e dell’Informazione tecnologica – racchiude i timori di una intera industria verso una rivoluzione che potrebbe sconvolgerne gli equilibri mondiali. Questa rivoluzione, però, ha più a che fare con il passaggio alle automobili elettriche che con le normative ambientali o l’inquinamento.

Nell’intento di combattere l’inquinamento atmosferico, la Cina mira a sostituire entro il 2025 almeno un quinto dell’intero parco circolante con vetture elettriche o plug-in ibride; per raggiungere un simile traguardo, il governo starebbe valutando uno stringente sistema di quote vendita che dovrebbe entrare in funzione a partire dal 2018.

Sulla base dei traguardi proposti, l’8 percento delle vendite complessive nel 2018 dovrebbe essere costituito da vetture plug-in ibride o elettriche, per poi salire al 10 percento nel 2019 e al 12 percento nel 2020.

Il sistema, però, è pensato per favorire l’industria domestica nella competizione con case automobilistiche internazionali che vantano diversi decenni di esperienza in più nel campo dei motori a combustione interna. Con il 43 percento della produzione globale di automobili elettriche nel 2016, la Cina gode di un netto vantaggio su tutte le sue rivali. Oltre a possedere un certo know-how per quanto riguarda le vetture elettriche, la Cina è una delle principali fornitrici mondiali di batterie agli ioni di litio; salvo inaspettati e importanti progressi in altre tecnologie, le batterie agli ioni di litio rappresenteranno la spina dorsale dell’industria delle automobili elettriche.

“È impossibile rispettare i termini nei tempi concessi”, si legge nella lettera firmata dall’American Automotive Policy Council, la European Automobile Manufacturers Association, la Japan Automobile Manufacturers Association e la Korea Automobile Manufacturers Association. “Il mandato andrebbe rinviato di almeno un anno e dovrebbe includere flessibilità addizionali. … La preferenza per i produttori domestici mina i traguardi ambientali di questi regolamenti, pone le vetture di importazione in una posizione di svantaggio e mette la Cina a rischio di dispute commerciali”.

Il MIIT non avrebbe ancora rilasciato commenti a riguardo.

I rappresentanti dell’industria automobilistica hanno anche chiesto alla Cina di riconsiderare alcune delle penalità previste in caso di mancato raggiungimento delle quote, come il divieto di importazione e produzione di vetture convenzionali, e denunciato la disuguaglianza fra trattamenti riservati alle società domestiche e società estere. Di fatto, le società estere sono escluse dai sussidi previsti per le vetture con sistemi di alimentazione alternativi e le batterie.

Pur riferendosi principalmente al mercato delle auto di lusso, anche il Financial Times parla di duri colpi inferti dalle nuove e stringenti normative cinesi ai danni delle case automobilistiche.

A partire dal mese di marzo, infatti, le esportazioni delle società SVM (acronimo di Small-Volume Manufacturers), che producono piccoli volumi di vetture di alta gamma, sono state bloccate dalle normative ambientali cinesi. Stando alle nuove normative, tutti i modelli devono aver superato un test di endurance per appurare, dopo 160.000 km di percorrenza, il mantenimento delle emissioni entro i limiti dichiarati.

Società del calibro di Lamborghini, Aston Martin, Morgan e McLaren hanno lamentato il pesante ritardo che questa richiesta comporta per le consegne di nuovi modelli ai clienti che ne hanno già effettuato l’acquisto, ed accusato le gravi ripercussioni di questi ritardi sulle vendite future.

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