Le fughe di notizie mettono a rischio le elezioni americane

L’oculata diffusione dei dati hackerati potrebbe cambiare il corso delle elezioni del 2020 come è già successo nel 2016.

di Patrick Howell O’Neill

Quando il New York Times ha pubblicato il suo scoop sulle dichiarazioni dei redditi del presidente Donald Trump, molti esperti di sicurezza informatica hanno avuto dei flashback traumatici fino a quattro anni fa. Solo poche settimane prima delle elezioni del 2016, sono trapelate registrazioni di Trump su “Access Hollywood” che in cui si ascoltavano i suoi volgari commenti su come approcciare sessualmente le donne. La notizia ha minacciato di far venir meno la sua candidatura alla presidenza.

Meno di un’ora dopo, Wikileaks ha iniziato a pubblicare e-mail dall’account di John Podesta, presidente della campagna presidenziale di Hillary Clinton, che era stato violato dall’intelligence russa. L’obiettivo era distrarre dalle registrazioni di “Access Hollywood” e la tattica ha funzionato. 

Nonostante il loro valore relativamente significativo delle notizie, le e-mail hackerate e trapelate hanno eclissato i tape, in parte perché i media, le aziende tecnologiche e le agenzie governative non erano preparate per un intervento russo così ben pianificato. Le decine di migliaia di pagine di documenti sono state comunque sufficienti per travolgere gli organi d’informazione e ha dimostrato quanto i giornalisti e la Silicon Valley fossero vulnerabili a questa nuova fase della guerra di notizie.

Dal 2016, le operazioni di hack-and-leak sono diventate molto più comuni. Una serie di incidenti sono stati individuati ripetutamente in Arabia Saudita, Regno Unito, Francia ed Emirati Arabi Uniti. I risultati sono diversi, ma la tendenza generale è chiara: questo tipo di informazione aggressiva è diventato uno strumento di intervento per le nazioni straniere che cercano di influenzare la politica e le elezioni di altri stati.

“Abbiamo assistito a un aumento in questo tipo di operazioni, in primo luogo, perché sono facili da fare”, afferma James Shires, ricercatore presso la Cyber Statecraft Initiative dell’Atlantic Center, “e la responsabilità può essere attribuita a singoli esperti informatico che affermano di essere autori della fuga di notizie. Inoltre, è all’interno delle regole del gioco. Non è infatti chiaro cosa sia lecito e non in termini di ingerenza straniera nelle elezioni. 

La prossima operazione

Quindi gli Stati Uniti sono meglio preparati ad affrontare questo tipo di guerra dell’informazione durante le elezioni del 2020? Gli hacker russi che hanno eseguito l’operazione del 2016 sono stati colti sul fatto mentre hanno preso di mira organizzazioni democratiche proprio questo mese. Quando, la scorsa settimana, Facebook ha rimosso un tentativo collegato alla Russia, il capo della politica di sicurezza dell’azienda ha esplicitamente messo in guardia sulle operazioni di hack-and-leak. 

Qualche giorno fa, Marty Baron, direttore del “Washington Post” ha avvertito il suo staff dei pericoli derivanti dalla copertura di materiale “sospetto” e ha invitato alla massima prudenza. Con le elezioni presidenziali a soli 36 giorni di distanza, la possibilità di una nuova invasione di informazioni hackerate si profila minacciosa.

Shires, esperto di tecniche di hack-and-leak, afferma che l’America ha un doppio record. Da un lato, il governo degli Stati Uniti, le campagne politiche, la stampa e le aziende tecnologiche sono più consapevoli della minaccia rispetto al 2016. Ci sono stati anche investimenti reali e miglioramenti nei sistemi di sicurezza informatica. Dall’altro, evidenzia che la Francia ha risposto in modo molto diverso a tentativi simili di interferire con le sue elezioni.

“Le conseguenze di un’operazione di hacking sono legate al contesto politico sottostante e ora gli Stati Uniti si trovano in una situazione peggiore di quanto non fossero nel 2016″, dice Shires. “Se si guarda alle fughe di notizie relative a Macron, avvenute poco prima dell’elezione del presidente francese, molte informazioni sul partito sono state messe online. I media francesi si sono riuniti, ha comunicato il candidato, e hanno deciso di non pubblicare storie basate su queste fughe di notizie prima delle elezioni. C’è molta fiducia e spirito di comunità nei media francesi e nell’ambiente politico. Gli Stati Uniti, al momento, sono in una situazione ben diversa”.

Di fronte alla stessa trappola

Shires dice che si può fare molto per ridurre le conseguenze negative della prossima operazione. I media tradizionali possono controllare il tono e il focus dei loro articoli in modo che gli hacker non manipolino così facilmente le narrazioni. Le aziende di social media possono, in alcuni casi, controllare la viralità del materiale compromesso che viene diffuso. La situazione diventa rapidamente più complessa se il materiale esce dalle redazioni, rendendo i giornalisti obiettivi chiave in questo tipo di operazioni.

“La stampa è, in una certa misura, consapevole di quanto successo nel 2016”, afferma Bret Schaefer, ricercatore di media e disinformazione digitale presso Alliance for Securing Democracy. “Ma nel complesso non credo che siamo in una posizione migliore per un’operazione di hack-and-leak. Le politiche di Facebook e Twitter ora vietano la pubblicazione di materiale rubato sulla loro piattaforma, ma solo dal luogo di provenienza. Se appare su un sito marginale o una pubblicazione, allora non viene censurato”.

“Le aziende tecnologiche sono impotenti e i giornalisti guardano a loro chiedendosi se le informazioni sono autentiche e di interesse pubblico. La speranza”, continua Shires “è che non cadano nella stessa trappola del 2016 di dare risalto ai dettagli più salaci e non di pubblico interesse. Ma credo che siamo ancora molto vulnerabili”.

E come dovrebbero prepararsi gli elettori? “In primo luogo”, dice Shires “leggere e capire. In secondo luogo, pensare due volte al motivo per cui le notizie sono di dominio pubblico, chi ha cercato di metterle lì, chi le ha fatte trapelare e per quale scopo. Se ogni cittadino si comporta in questo modo, allora il confronto politico sarà molto più maturo e responsabile”.

(rp)

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