La plastica sta soffocando il mare

In occasione della XXXV Giornata dell’Ambiente ha avuto luogo oggi, 17 ottobre, presso l’Accademia dei Lincei, la Conferenza “Cambiamenti e Crisi nel Mediterraneo”

di MIT Technology Review Italia

«Si stima che 5,25 miliardi di particelle di plastica, per un peso approssimativo totale di circa 269mila tonnellate, si localizzino sulla superficie di mari e oceani. Tali particelle rappresentano un rischio emergente per gli ecosistemi marini e le relative catene trofiche e potenzialmente per la salute umana». Nella sua relazione alla Conferenza sull’inquinamento del Mediterraneo, organizzata presso l’Accademia dei Lincei da un comitato coordinato dagli accademici Ernesto Capanna e Giuseppe Orombelli, Maria Cristina Fossi, dell’Università di Siena. ha sottolineato la gravità della situazione a causa delle particelle tossiche di plastica che vengono assunte dagli organismi marini ed entrano nella catena alimentare.

 «Nel Mediterraneo, che è uno dei mari più esposti a questo rischio, la presenza e gli effetti del marine litter (inquinamento del mare) sugli organismi marini e le sue conseguenze sulla salute umana», ha concluso la professoressa Fossi,« sono stati poco indagati fino ad ora».

Per fare fronte a questo evidente ritardo delle ricerche in merito all’impatto delle attività antropiche sulla biodiversità del Mediterraneo, suggerendo come sia possibile contribuire alla sua de-pollution, l’Università di Siena ha lanciato il progetto Plastic Buster, che ha lo scopo di mitigare il problema dei rifiuti di plastica nell’intero bacino del mare che circonda l’Italia.

Chi sia interessato ad approfondire l’argomento, può fare riferimento al nuovo sito online dedicato al progetto, coordinato dalla professoressa Fossi e dedicato a monitorare la salute degli animali e delle acque del Mediterraneo in relazione alla diffusione inquinante delle plastiche.

Il sito si articola in sezioni dedicate a illustrare obiettivi, azioni e risultati del progetto, quali sono gli enti promotori e i partner, nonché le partecipazioni dei ricercatori dell’Università di Siena sulle navi della Marina Militare, nell’ambito della tutela dell’ambiente marino.

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