La corsa per salvare le barriere coralline

Con il deperire dei coralli in tutto il mondo, gli scienziati stanno disperatamente cercando di sviluppare le tecnologie per salvarli o farli ricrescere.

di Richard Martin

Martoriate dall’aumentare delle temperature dell’oceano e dal potente El Niño di quest’anno, molte delle barriere coralline del mondo stanno gradualmente morendo.
Gli scienziati hanno appurato che la Grande barriera corallina in Australia sta attraversando il peggior periodo di decolorazione del corallo mai osservato (la decolorazione è un fenomeno di espulsione delle alghe simbiotiche che riforniscono la barriera di ossigeno e nutrienti, ed è provocato dalle temperature elevate dell’acqua). Come risultato, l’attenzione dei biologi marini sta concentrandosi maggiormente su come recuperare e ricostruire le barriere, piuttosto che su come proteggerle.

Un documento pubblicato su Environmental Science and Technology propone un metodo semplice e innovativo per aiutare i coralli a sopravvivere: soffiare bolle attraverso l’acqua marina. Questa semplice tecnica, secondo gli autori, permetterebbe di rimuovere l’anidride carbonica dalle acque costiere e ridurre l’acidificazione degli oceani – non la prima causa di morte del corallo, ma uno dei fattori che ne provocano l’indebolimento.

Altri scienziati, quali Ken Nedimyer, fondatore della Coral Restoration Foundation, stanno affannosamente crescendo corallo all’interno di vivai composti da alberi in PVC e trapiantandolo nei fondali. Un progetto di ricerca congiunta fra l’Australian Institute of Marine Sciences e l’Università delle Hawaii, supportato dalla fondazione Ocean Challenge di Paul Allen, sta valutando la possibilità di velocizzare l’evoluzione di coralli più resistenti. In maniera del tutto analoga, Steve Palumbi della Hopkins Marine Station di Stanford sta studiando alcune tipologie di corallo che sembrerebbero resistere maggiormente alle temperature elevate per verificare se queste qualità possono essere allevate selettivamente.

Molti di questi sforzi rappresentano, fondamentalmente, interventi di geoingegneria, e resta ancora da vedere se potranno essere applicati nella scala necessaria a preservare una importante porzione delle barriere coralline. I coralli riforniscono il 17 percento delle proteine che fanno parte della nostra dieta e, secondo la FAO, proteggono intorno a un quarto delle specie ittiche marine. È veramente il caso di supportare qualunque sforzo mirato al loro salvataggio.

(MO)

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