L’economia circolare nei biocarburanti di alta qualità

Le bioraffinerie di Venezia e Gela rappresentano l’impegno di Eni nel percorso di decarbonizzazione

Le bioraffinerie hanno un ruolo centrale nell’evoluzione di Eni perché contribuiscono a realizzare l’obiettivo principale dell’azienda e cioè raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050.

I biocarburanti idrogenati (HVO) che Eni produce a partire da materie prime che non competono direttamente con colture alimentari e foraggere, come rifiuti e residui agricoli, sono fondamentali per ridurre le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti.

Addizionato al gasolio, il biocarburante HVO dà vita a Eni Diesel +, il carburante premium di Eni, e da gennaio 2023 sarà disponibile in purezza. L’HVO, di cui Eni è l’unico produttore italiano di HVO (olio vegetale idrogenato) e il secondo produttore in Europa, può essere utilizzato anche puro in tutte le motorizzazioni omologate: l’HVO puro al 100% consente di abbattere le emissioni di CO2 (calcolate lungo tutto il ciclo di vita) tra il 60 e il 90% rispetto al mix fossile di riferimento. In purezza, il biocarburante HVO è già in utilizzo in diversi contesti: dai mezzi per la movimentazione dei passeggeri a ridotta mobilità in ambito aeroportuale fino alla logistica; inoltre, sono in corso test su autobus, mezzi pesanti e treni con 100% HVO che stanno dando ottimi risultati. Per il trasporto pesante, quindi, il biocarburante è tra le soluzioni di immediata applicazione per i veicoli commerciali perché utilizzabile da subito, con le attuali infrastrutture e motorizzazioni senza impatti sui costi di adeguamento della logistica, delle infrastrutture e dei mezzi.

Anche le bioraffinerie sono il risultato dell’impegno costante dell’azienda nella ricerca e nell’innovazione tecnologica.

Grazie allo sviluppo di tecnologie proprietarie, brevettate nei Centri Ricerche di Eni, infatti, l’azienda ha completamente rivisto le raffinerie tradizionali di Venezia e Gela, convertendole alla lavorazione di materie prime di origine biologica (oli vegetali, ma anche grassi animali e oli da cucina usati) e prevedendo un utilizzo sempre maggiore di cariche waste and residues

Eni ha inoltre avviato lo studio di fattibilità per la realizzazione di una terza bioraffineria all’interno dell’area industriale di Livorno, massimizzando le sinergie con le infrastrutture già disponibili e assicurando un futuro produttivo e occupazionale al sito. Il piano prevede la costruzione di tre nuovi impianti per la produzione di biocarburanti idrogenati: un’unità di pretrattamento delle cariche biogeniche, un impianto Ecofining™ da 500mila tonnellate/anno e un impianto per la produzione di idrogeno da gas metano.

Inoltre, le raffinerie Eni stanno diventando palm oil free. Dal mese di ottobre 2022, Eni ha anticipato lo stop alla importazione di olio di palma per le raffinerie di Gela e Venezia, rispetto alle normative europee che lo prevedevano per il 2023. Al suo posto sono utilizzate cariche alternative (per esempio oli alimentari usati e di frittura, grassi animali e scarti della lavorazione di oli vegetali) e di tipo advanced (per esempio oli da rifiuti, nonché bio oli da scarti lignocellulosici).

Nel corso del Piano Strategico 2022-2025 la capacità di lavorazione raggiungerà i 2 MTPA grazie all’espansione dell’impianto di Venezia e alla conversione di un’altra raffineria tradizionale, mentre nel prossimo decennio Eni conta di portarla a 6 MTPA.

Per accelerare la diffusione dei nuovi biocarburanti di alta qualità, inoltre, l’azienda si è data l’obiettivo di riunire le attività di bioraffinazione e di marketing in un soggetto dedicato alla mobilità sostenibile, posizionato in modo unico come business multi-energy e multi-service focalizzato sul cliente.

Eni ha accelerato il proprio impegno nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi decarbonizzati anche attraverso la creazione di società satelliti come Plenitude, Var Energi, Azule (la joint venture con BP in angola) e la quotazione di Energy One; prevede di integrare le bioraffinerie, le stazioni di servizio e le attività di car sharing in un’unica entità dedicata alla mobilità sostenibile.

Agro-hub per l’integrazione verticale dell’approvvigionamento di feedstock sostenibili

Nel 2021, Eni ha avviato una serie di iniziative congiunte in diversi Paesi africani per attivare una rete di agro-hub in grado di integrare verticalmente la produzione di feedstock sostenibili per le bioraffinerie, con l’obiettivo di coprire il 35% dell’approvvigionamento entro il 2025.

Creati in Paesi in cui l’azienda dell’energia è già presente, gli agro-hub mirano a sviluppare una filiera nei biocarburanti ottenuti da materie prime che non competono direttamente con cicli alimentari, come residui di lavorazione agricola, colture non destinate all’alimentazione o alla produzione di foraggio e coltivazioni di copertura in alternanza ai raccolti.

L’obiettivo è duplice e cioè sia fornire materia prima al sistema di bioraffinazione Eni in Italia sia promuovere la riconversione di raffinerie in bioraffinerie direttamente in Africa. In questo contesto, un Paese di riferimento è il Kenya che, nell’ambito della propria strategia di decarbonizzazione, in collaborazione con Eni punta a convertire la raffineria di Mombasa in una bioraffineria e a realizzare un impianto di bio-etanolo di seconda generazione da biomasse di scarto.

Carburanti sostenibili per l’aviazione: il futuro del trasporto aereo

Le bioraffinerie sono fondamentali anche per la produzione di carburanti sostenibili per l’aviazione (Sustainable Aviation Fuel o SAF). Dall’ottobre 2021 la raffineria di Taranto realizza un primo prodotto già co-alimentato con una quota dello 0,5% di oli vegetali usati e di frittura (UCO).

Oggi Eni commercializza il JET A1+Eni Saf (ossia il carburante contenente componente bio realizzato mediante tecnologia di co-processing) da lì derivante.

Entro il 2022 è prevista l’entrata a regime della produzione nella raffineria di Livorno distillando le bio-componenti prodotte nella bioraffineria di Gela grazie alla tecnologia proprietaria Ecofining™. Questo prodotto, denominato “Eni Biojet” contiene il 100% di componente biogenica ed è idoneo ad essere utilizzato in miscela con il jet convenzionale fino al 50%.

La crescita continuerà dal 2024 con l’avvio della produzione di “Eni Biojet” a Gela dove è già in fase di realizzazione un progetto che consentirà l’immissione sul mercato di ulteriori 150 mila tonnellate/anno prodotte a partire da materie prime rinnovabili, in grado di soddisfare il potenziale obbligo del mercato italiano per il 2025. 

La componente da materie prime rinnovabili, se derivante da UCO, consente una riduzione di gas a effetto serra potenzialmente superiore al 90% rispetto alla stessa quantità proveniente da materie prime fossili (mix fossile di riferimento), secondo la normativa europea Renewable Energy Directive II, UE 2018/2001 (RED II).

Considerati nel breve-medio termine il principale modo per contribuire in maniera significativa alla decarbonizzazione dei viaggi aerei, i Sustainable Aviation Fuel sono promossi da diverse iniziative come l’European Green Deal del 2019, la Cop 26, la proposta di regolamento Refuel EU aviation del pacchetto “Fit for 55” e anche dal Memorandum of Understanding “SAF Grand challenge” negli USA.

La bioraffineria di Venezia

Venezia: la prima raffineria tradizionale al mondo diventata “bio”

La bioraffineria di Venezia, a Porto Marghera, è stato il primo esempio al mondo di riconversione di una raffineria tradizionale in bioraffineria ottenendo un brevetto su questa tecnologia. Dal 2014, Enip roprio qui tratta e converte circa 360.000 tonnellate di materia prima di origine biologica all’anno.

Dal 2024, grazie a un ulteriore upgrade dell’impianto, l’azienda prevede di potenziare la capacità di lavorazione a 560.000 tonnellate all’anno, con una sempre maggiore quota derivante da scarti della produzione alimentare, come oli usati, grassi animali e altri sottoprodotti avanzati.

A quel punto, la bioraffineria di Venezia produrrà 420.000 tonnellate all’anno di biocarburante HVO (Hydrotreated Vegetable Oil). A rendere possibile questo processo è la tecnologia proprietaria Ecofining™ sviluppata insieme a UOP Honeywell che, data la sua grande flessibilità, consente di trattare diversi tipi di cariche.

Dopo più di tre milioni di ore di lavoro, nell’agosto del 2019, ha iniziato le sue attività anche la bioraffineria di Gela. Considerata secondo tutti gli standard tecnici la più innovativa d’Europa, ha preso il posto del grande petrolchimico, realizzato a partire dal 1962, e i cui impianti sono stati fermati. La bioraffineria ha una capacità di lavorazione che può raggiungere le 750 mila tonnellate annue di oli vegetali usati, grassi di frittura, grassi animali e sottoprodotti di scarto avanzati o da colture energetiche in terreni marginali per produrre biocarburanti di qualità.

A marzo 2021, inoltre, è stato avviato e collaudato il nuovo impianto BTU – Biomass Treatment Unit, che consentirà di utilizzare fino al 100% di biomasse non in competizione con la filiera alimentare e cioè, per esempio, gli oli alimentari esausti e i grassi derivati dalle lavorazioni ittiche e delle carni in Sicilia.

L’obiettivo è realizzare un modello di economia circolare a chilometro zero per la produzione di biodiesel, bio nafta, bio GPL e bio jet fuel. La bioraffineria, inoltre, potrà essere alimentata anche da olio di ricino, grazie ai progetti di integrazione verticale in via di sviluppo nei Peasi africani.

Ecofining™: il cuore tecnologico delle bioraffinerie

In collaborazione con Honeywell-UOP, Eni ha messo a punto nei propri laboratori di San Donato l’innovativa tecnologia Ecofining™, che permette di ricavare biocarburanti di alta qualità da materie prime biologiche. Il processo consiste di due fasi: idrodeossigenazione e isomerizzazione. Nella prima viene trattata la carica di partenza con idrogeno per eliminare l’ossigeno e saturare i doppi legami, mentre nella seconda “si riordina” le paraffine per migliorare le proprietà a freddo del prodotto finale.

Il risultato prende il nome di Hydrotreated Vegetable Oil (HVO), un biocarburante con qualità superiori a quelli ottenuti con il metodo tradizionale che porta a FAME (Fatty Acid Methyl Esters), in termini di contenuto energetico, impurità e proprietà a freddo. Il 15% di questo HVO va ad arricchire il carburante Eni Diesel +.

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