Che effetto può avere l’assenza di gravità sulla struttura e sulle funzioni del cervello? Per scoprirlo, la ESA ha condotto tre studi differenti sullo Zero-G, l’aereo per i voli parabolici operato dalla società francese Novespace.
di MIT Technology Review Italia
Uno studio ESA, condotto durante un volo parabolico, indaga sugli effetti dell’assenza di gravità per l’organo più complesso del nostro corpo.
Che effetto può avere l’assenza di gravità sulla struttura e sulle funzioni del cervello? Per scoprirlo, la ESA ha condotto tre studi differenti sullo Zero-G, l’aereo per i voli parabolici operato dalla società francese Novespace. Il volo parabolico offre la possibilità di sperimentare fino a 90 momenti di assenza di gravità della durata di 20 secondi l’uno circa.
Durante questi voli parabolici, un gruppo di volontari in realtà virtuale, ha studiato, memorizzato ed ha cercato di orientarsi in un ambiente del tutto sconosciuto. Lo studio ha permesso di dimostrare che l’assenza di peso per brevi attimi ha un effetto diretto e variegato sulle capacità cognitive e sulla memoria spaziale. Laddove le prime miglioravano, infatti, la capacità di orientarsi in un nuovo ambiente perdeva colpi.
Nelle parole di Stefan Schneider della German Sport University, Cologne: “I risultati sono sorprendenti, contraddicono, infatti, l’idea che l’assenza di gravità abbia un effetto negativo sulle capacità cognitive degli astronauti. È possibile che si tratti piuttosto di un effetto del prolungato isolamento determinato dai viaggi spaziali.”
I neurologi identificano l’ippocampo come sede della nostra capacità di orientarci nello spazio, il nostro GPS interno, fondamentale anche per la capacità di imparare e per la memoria. Proprio l’ippocampo si attiva quando un astronauta deve condurre operazioni complesse quali atterraggi, attracchi o esplorazioni di territori sconosciuti.
“Durante il corso di brevi attimi di microgravità, le capacità di orientamento nello spazio risultano modificate. Vogliamo scoprire quanto e per quanto tempo,” spiega Alexander Stahn del Centre for Space Medicine and Extreme Environments di Berlino, nonché responsabile dell’esperimento HypoCampus.
Nel 2019, l’esperimento HypoCampus proseguirà sulla Stazione Spaziale Internazionale, al fine di identificare possibili effetti acuti sulle capacità cognitive degli astronauti in occasione di viaggi di lunga durata nello spazio.
Gli studi promossi dall’ESA sui possibili effetti del volo spaziale sul corpo umano hanno condotto negli anni a interessanti scoperte anche per coloro che rimangono saldamente ancorati al pianeta Terra, come possibili cure contro l’osteoporosi, progressi tecnologici per l’ecografia o una più profonda comprensione del corpo umano. Queste ricerche sul cervello, per esempio, potrebbero condurre ad interessanti risultati per chi fosse affetto da condizioni quali depressione, demenza o Alzheimer.
(lo)