Il servizio postale a rilento del Wisconsin potrebbe decidere le elezioni

La decisione della Corte Suprema di concedere al conteso stato americano tempo extra per contare i voti per corrispondenza mostra quanto sia fragile la tecnologia al servizio delle operazioni di voto in America.

di Patrick Howell O’Neill

Se le elezioni dipendono dalla tecnologia, allora il sistema consiste in un insieme di parti in movimento interconnesse profondamente tra loro. La pandemia di covid-19 determinando il fallimento o il successo di una qualsiasi parte dell’intera macchina elettorale potrebbe avere un impatto enorme sulle operazioni di voto. Si prenda, per esempio, il servizio postale nel Wisconsin.

Donald Trump probabilmente ha bisogno di vincere in questo stato se vuole ottenere un secondo mandato. I 10 voti elettorali dello stato sono andati a Trump nel 2016 con un margine sottile: solo 22.748 voti su una popolazione di circa 4 milioni di votanti. Nel 2012 Barack Obama ha vinto il Wisconsin con circa 200.000 voti. È uno stato chiave oscillante e la posta in gioco è alta.

Come nel resto del paese, la pandemia ha spinto un numero record di elettori in Wisconsin a votare per posta. Ma questo stato ha un altro serio problema da affrontare: la consegna della posta è rallentata precipitosamente. A settembre, secondo il “Wall Street Journal”, ci sono voluti in media 10 giorni per consegnare una lettera prioritaria nello stato. È vero che i tempi di consegna della posta sono aumentati in tutto il paese – un problema iniziato dopo che il repubblicano Louis DeJoy ha assunto la carica di Postmaster General e ha introdotto importanti cambiamenti – ma il rallentamento del Wisconsin è uno dei più drammatici fallimenti postali della nazione.

Secondo l’US Election Project, oltre 1 milione di abitanti del Wisconsin hanno già restituito schede per corrispondenza e altri 700.000 schede sono stati richieste, ma non ancora restituite. Siamo ormai a una settimana dal giorno delle elezioni e la velocità di consegna della posta significa che potrebbe essere già troppo tardi per molti cittadini per inviare il loro voto, a meno che lo stato non conti i voti che sono stati inviati e contrassegnati prima del giorno delle elezioni, ma ricevuti dopo. Per questa ragione una battaglia legale sulle schede elettorali del Wisconsin è arrivata alla  Corte Suprema degli Stati Uniti. 

Il caso della Corte Suprema

Oggi, più di una dozzina di stati consentono il conteggio delle schede per corrispondenza se arrivano dopo il giorno delle elezioni, purché siano state inviate in tempo e abbiano il timbro postale che lo provi. Non è però il caso del Wisconsin, dove democratici e gruppi per i diritti civili hanno portato la questione davanti alla giustizia. Il mese scorso, un tribunale distrettuale federale ha istituito una moratoria di sei giorni per il conteggio dei voti per trovare una contromisura ai ritardi postali. Questa decisione è stata poi ignorata dai giudici della corte d’appello federale del Seventh Circuit.

Il caso è poi arrivato alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che pochi giorni fa si è pronunciata 5-3 contro l’estensione. La sentenza si è basata su schieramenti ideologici: tutti i giudici nominati dai repubblicani si sono schierati con il partito repubblicano, mentre i giudici nominati dai democratici si sono schierati con i democratici. La decisione è stata presa poco prima che Amy Coney Barrett prestasse giuramento.

Nella sua opinione sul caso, il giudice Brett Kavanaugh ha sostenuto che il provvedimento è troppo vicino alle elezioni per cambiare le regole. Si è concentrato sull’importanza di scadenze elettorali rigorose e ha sollevato lo spettro del “caos” se i Democratici avessero vinto questa causa.”Gli elettori che, per esempio, si presentano per votare a mezzanotte dopo la chiusura delle urne nella notte delle elezioni non hanno il diritto di chiedere che lo Stato conti comunque i loro voti”, ha scritto Kavanaugh

Successivamente, ha affermato che “si deve evitare il caos e i sospetti di scorrettezza che possono derivare se migliaia di schede arrivano dopo il giorno delle elezioni e potenzialmente ribaltano i risultati di un’elezione. Ed è necessario annunciare i risultati delle elezioni la notte delle elezioni o il prima possibile”. L’opinione di Kavanaugh prefigura le potenziali battaglie legali dopo il 3 novembre. 

Tempi difficili

I risultati che arrivano il giorno delle elezioni non sono mai definitivi; ma rappresentano proiezioni basate sui risultati in arrivo e sugli exit poll. I risultati ufficiali e certificati spesso impiegano giorni o settimane per arrivare. Il giudice Elena Kagan ha dissentito dalla linea di Kavanaugh per questo motivo: “Non ci sono risultati da ‘ribaltare’ fino a quando tutti i voti validi non sono stati contati”, ha scritto a sua volta. “Suggerire il contrario, specialmente in questi tempi difficili, significa minare il passaggio elettorale”.

Ma l’idea di voti illegittimi fa eco alla campagna di disinformazione sui voti per corrispondenza che il presidente Donald Trump conduce da mesi. Pochi minuti dopo la decisione della Corte Suprema, Trump ha twittato: “Grandi problemi e discrepanze con le votazioni per corrispondenza in tutti gli Stati Uniti. Il totale va comunicato il 3 novembre”. Il tweet è stato rapidamente segnalato da Twitter come “fuorviante”.

Il tempo impiegato per verificare i voti per corrispondenza non è il risultato di “problemi e discrepanze”, ma è semplicemente una funzione di come queste schede vengono espresse, inviate, ricevute e conteggiate. Questo è vero per un cittadino del Wisconsin a Milwaukee come lo è per un militare che presta servizio all’estero. 

Se i risultati delle elezioni presidenziali sono vicini e ci sono controversie legali in stati come il Wisconsin, questo tipo di questioni potrebbero facilmente finire davanti alla Corte Suprema nei prossimi mesi. Tali decisioni possono avere un impatto enorme: le elezioni presidenziali del 2000, per esempio, sono state effettivamente decise dopo una battaglia legale per alcune centinaia di voti in un unico stato.

Mancano quasi tre mesi tra il giorno delle elezioni e l’insediamento presidenziale per contare tutti i voti. L’affermazione che sei giorni in più per rendere conto di una debacle del servizio postale getterebbero le elezioni nel “caos” potrebbe privare migliaia di elettori in Wisconsin del diritto di voto e non per colpa loro. Si tratterebbe di un fallimento della macchina elettorale in un modo che solo un anno fa avrebbe potuto sembrare inconcepibile e, nel 2020, potrebbe decidere l’intera elezione presidenziale. 

Foto: Il presidente Donald Trump con Amy Coney Barrett, appena eletta giudice alla Corte Suprema.Getty

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