I media nazionali amplificano la disinformazione della Casa Bianca

Il voto per corrispondenza viene ingiustamente indebolito e i ricercatori affermano che sono i media statunitensi, non le piattaforme sociali o le potenze straniere, a fare i danni maggiori.

di Patrick Howell O’Neill

Il presidente sta conducendo una campagna di disinformazione e troppe persone non la chiamano per quello che è. “La disinformazione più semplice è costituita da notizie esplicitamente false o fuorvianti diffuse per fini politici”, afferma Yochai Benkler, un professore di diritto di Harvard che ha guidato un team che ha recentemente analizzato il modo in cui la disinformazione viene amplificata. 

Si prenda l’affermazione del presidente Trump secondo cui votare per posta favorisce frodi diffuse. “Affermare che il voto per corrispondenza porti a una massiccia frode degli elettori è falso”, afferma Benkler. Come dice il presidente, è opinione diffusa che il voto per corrispondenza aiuterà i democratici. “Siamo di fronte a qualcosa di diverso da una campagna di disinformazione quando qualcuno afferma esplicitamente di avere uno specifico obiettivo elettorale e, nel perseguirlo, si impegna in una campagna sostenuta e ripetuta di diffusione di informazioni false e fuorvianti?”, si chiede retoricamente Benkler.

Il suo team ha  appena pubblicato uno studio che esamina la campagna di disinformazione del presidente contro i voti per corrispondenza e descrive in dettaglio i metodi e le persone che utilizza per raggiungere i suoi obiettivi. I risultati hanno scoperto che alcuni dei più grandi nomi dei mass media americani e dell’élite politica sono i principali responsabili e che i social media svolgono solo un ruolo secondario. I risultati sono contrari all’idea popolare che siano le fabbriche di troll straniere a fare il lavoro sporco di disinformazione.

I ricercatori del Berkman Klein Center hanno sviluppato una mappa dei media online, con cerchi più grandi che rappresentano il numero di collegamenti da altre fonti mediatiche a storie di frode degli elettori per corrispondenza

Lo studio ha esaminato 55.000 storie sui media, 5 milioni di tweet e 75.000 post di Facebook. La conclusione, che riporta i dati della loro ricerca dal 2015 al 2018, è che Donald Trump e Fox News sono gli attori chiave in questa cruciale campagna di disinformazione, non i troll russi. I ricercatori hanno analizzato la campagna elettorale, mostrando un colpevole chiaro: Trump, o in TV o su Twitter o per procura.

I ricercatori del Berkman Klein Center hanno sviluppato una mappa dei media online, con cerchi più grandi che rappresentano il numero di collegamenti da altre fonti mediatiche a storie di frode degli elettori per corrispondenza. (Si veda mappa)

C’è stato un grande allarme per le interferenze russe e i contenuti acchiappa clic sui social media, dice Benkler, ma “dal 2016 a oggi, quello che vediamo è che i mass media giocano un ruolo molto più importante”. La stampa americana compie questa azione di amplificazione perché non può fare a meno di prestare attenzione alla Casa Bianca. 

Ma le conseguenze sono serie. Il voto per corrispondenza garantisce ed espande l’accesso a un’elezione nel mezzo di una crisi sanitaria nazionale e la disinformazione viene utilizzata come giustificazione per ridurre o eliminare questa risorsa, come si può ben vedere in Texas e in altri stati.

Tuttavia, esiste un’alternativa. La ricerca sostiene che la “terapia” consista in una maggiore aggressività da parte dei media nel controllare quanto sostenuto dal presidente. Anche se molti americani sono convinti della frode elettorale, c’è ancora un gruppo consistente di persone ancora incerte, dice Benkler. Non sono sicuri della “verità” sulla frode elettorale, guardano le notizie in rete e leggono giornali locali che raccolgono notizie da organi di stampa come “Associated Press”.

Ciò significa che “gli unici attori significativi sono i giornalisti di quegli organi di stampa più spesso utilizzati per le notizie politiche dalle persone meno attente e meno impegnate politicamente nella società”, continua Benkler. Diventa così inmevitabile affrontare la questione della disinformazione del presidente in modo chiaro e diretto ed evitare una posizione equidistante ipocrita. Anche il “New York Times”, i cui lettori sono ben informati sulla realtà della frode elettorale, a volte pubblica articoli poco incisivi su questo argomento. 

Una storia recente sul Texas che chiude i siti per le votazioni, per esempio, è stata intitolata: Per ragioni di sicurezza, il governatore del Texas limita i seggi elettorali per il voto e-mail, dando credito all’idea che il voto per corrispondenza sia terreno di frode.

Niente di quanto detto diminuisce le responsabilità dei social network. Il problema esiste su Facebook, YouTube e Twitter. Trump con i suoi tweet esercita la sua autorità e influenza come strumento per modellare l’agenda dei media americani quasi a suo piacimento. Ma se twitta o va in TV, dice lo studio, è la copertura mediatica dei tweet che amplifica il messaggio, spesso acriticamente, ben oltre ciò che l’account realizza da solo.

(rp)

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