Le guardie di frontiera cinesi stanno installando un’applicazione di sorveglianza sui telefoni dei turisti che raccoglie tutti i dati personali, dai messaggi di testo ai contatti delle persone.
di Martin Giles
Un’inchiesta portata avanti da diverse pubblicazioni, tra cui “Motherboard”, “New York Times” e il “Guardian”, ha rivelato un’azione sistematica da parte della Cina per spiare i dispositivi elettronici che passano attraverso lo Xinjiang. Questa politica fa parte di una massiccia operazione di sorveglianza lanciata dalla Cina nel territorio nord-occidentale, che ospita una popolazione musulmana cinese nota come Uiguri.
A chi attraversa il confine terrestre che divide l’Asia centrale dallo Xinjiang viene chiesto di consegnare i telefoni. A quel punto, le guardie di frontiera installano sugli apparecchi un’app, nota come Fengcai, che risucchia voci di calendario, messaggi di testo, contatti telefonici e registri delle chiamate, i quali vengono poi inviati a un server remoto.
Fengcai, inizialmente studiata solo per i telefoni Android, viene utilizzata anche per controllare iPhone e altri dispositivi portatili per la ricerca di altre applicazioni.
Gli esperti di sicurezza che hanno studiato l’app hanno scoperto che la sua caratteristica è un elenco integrato di oltre 73.000 file che vengono controllati. Tra questi file di cui l’app va alla ricerca ci sono istruzioni per fare armi e deragliare i treni.
Ma l’elenco include anche materiale come libri in lingua araba, registrazioni audio del Corano e persino una canzone di una band giapponese chiamata Unholy Grace, che potrebbe aver irritato i politici cinesi quando ha eseguito un brano intitolato Taiwan: Another China.
Non è la prima volta che la Cina installa con la forza le app nei dispositivi elettronici delle persone. Anche l’introduzione di nuovi strumenti di sorveglianza, dai database del DNA ai software di riconoscimento, confermano la volontà del paese di diventare il Grande Fratello degli anni a venire.
(rp)