Il cambiamento climatico impatta sul prezzo del caffè

Uno studio condotto da scienziati svizzeri ha utilizzato tre scenari di emissioni globali per modellare gli impatti futuri, fino al 2050, del cambiamento climatico sulle colture sia a livello globale che nei principali paesi produttori

di MIT Technology Review Italia

A oggi, la maggior parte della ricerca sugli impatti futuri dei cambiamenti climatici sugli alimenti si è concentrata sulle principali colture di base come grano, mais, patate e semi oleosi che vengono coltivati nelle regioni temperate. Molti meno approfondimenti sono stati portati avanti sugli ecosistemi tropicali che, oltre a costituire vasti serbatoi di biodiversità, costituiscono circa il 40 per cento della superficie terrestre globale in cui oltre 3 miliardi di persone si guadagnano da vivere, con ben 1 miliardo in più che dovrebbe farlo entro il 2050.

Uno studio, portato avanti da alcuni scienziati dell’Institute of Natural Research Sciences, mostra ora i potenziali impatti dei cambiamenti climatici su caffè, anacardi e avocado, vale a dire tre importanti raccolti commercializzati a livello globale che sono principalmente prodotti da piccoli agricoltori nei tropici.

Il caffè è la coltura di gran lunga più significativa con un fatturato previsto di 460 miliardi di dollari nel 2022, mentre le cifre per avocado e anacardi, che rappresentano colture alimentari ampiamente consumate e ricche di oli vegetali monoinsaturi,  sono rispettivamente di 13 e 6 miliardi di dollari. 

Secondo i dati, il mondo potrebbe perdere metà della sua migliore terra coltivata a caffè in uno scenario di cambiamento climatico moderato, con un impatto sostenuto su produttori e consumatori. Il Brasile, che attualmente è il più grande produttore mondiale di caffè, vedrà diminuire del 79 per cento la sua terra più adatta per la coltivazione del caffè.

Come riportato da “The Conversation”, nello studio sono stati presi in considerazione per la prima volta su scala globale sia i parametri del suolo (superfici artificiali, aree protette, tessitura del suolo, frammenti grossolani, pH, contenuto di carbonio organico, salinità) sia i parametri climatici (temperatura, precipitazioni, umidità). 

Questo metodo consente di fornire una visione più sfumata degli impatti futuri che potrebbero modificare in modo significativo l’idoneità di alcune regioni tropicali alla coltivazione di determinate colture a causa di cambiamenti di fattori come il pH o la consistenza del suolo.

Queste colture, infatti, hanno una durata di diversi decenni e pertanto è particolarmente importante una pianificazione agricola a lungo termine che tenga conto degli impatti previsti del cambiamento climatico. Sulla base delle stime dell’Intergovernmental Panel on Climate Change di un riscaldamento globale compreso tra 1,2 e 3,0°C entro il 2050, gli scienziati hanno stabilito che queste variazioni di temperatura influenzeranno direttamente l’idoneità climatica delle regioni di coltivazione per le colture, causando cambiamenti nelle regioni di produzione o richiedendo misure di adattamento nella gestione agricola, come varietà più resistenti al caldo o alla siccità.

Come delineato negli scenari della ricerca, per tutte e tre le colture sono stati riscontrati spostamenti nelle regioni di coltivazione adatte legate ai flussi di espansioni e contrazione dei cambiamenti climatici. Le variazioni con impatti negativi dominanti in tutte le regioni in crescita, principalmente a causa dell’aumento delle temperature. Rispetto al caffè, l’anacardio e l’avocado sono risultati più resistenti ai cambiamenti climatici. 

Per l’anacardio, che ha mostrato il più alto intervallo di idoneità, sono stati trovati sia effetti positivi che negativi del cambiamento climatico. Mentre a livello globale si prevede un aumento delle aree idonee di coltivazione di anacardi, in alcuni dei principali paesi produttori, per esempio India, Costa d’Avorio e Benin, si prevede una diminuzione delle aree di elevata idoneità. 

Allo stesso modo, per l’avocado, si prevede che le aree idonee si espandano a livello globale, mentre quelle di alcuni dei principali paesi produttori, per esempio Repubblica Dominicana, Perù, Indonesia, potrebbero diminuire. Si è riscontrato, comunque, che tutte e tre le colture traggono vantaggio dall’aumento delle temperature minime alle alte latitudini e alle alte quote.

Lo studio ha dimostrato che l’adattamento ai cambiamenti climatici sarà necessario nella maggior parte delle principali regioni produttrici di tutte e tre le colture. Le misure di adattamento possono includere opzioni di gestione specifiche del sito di produzione, sforzi di selezione delle piante per varietà che si adattano meglio a temperature più elevate o siccità e, nel caso del caffè, la sostituzione dell’arabica con caffè robusta in alcune regioni.

Nuove coltivazioni ad altitudini e latitudini più elevate potrebbero creare ulteriori opportunità di mercato. Tuttavia, sono necessarie politiche e strategie per garantire che i cambiamenti nei luoghi di produzione non comportino impatti ambientali negativi come la deforestazione, la perdita di biodiversità o dei servizi ecosistemici. Inoltre, i proprietari terrieri e gli agricoltori nei luoghi di produzione attuali e futuri devono essere disposti a cambiare gestione o a coltivare un nuovo raccolto. 

Pertanto, le misure di adattamento e i cambiamenti nella produzione dovranno essere affrontati ciascuno partendo da una gestione aperta alle diverse parti in causa e che consenta che consenta il totale coinvolgimento degli comunità locali. In ogni caso, appare inevitabile che, qualunque siano le misure di mitigazione adottate, molte colture tropicali diventeranno più scarse e quindi più costose in futuro

(rp)

Related Posts
Total
0
Share