Secondo l’ultimo stato del rapporto sul clima dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), le trasformazioni ambientali sono destinate a durare e alcuni dei loro effetti negativi più profondi colpiranno la vita di miliardi di persone in tutto il mondo
di MIT Technology Review Italia
Il rapporto, pubblicato alla fine di febbraio, è la seconda parte dell’ultima valutazione climatica dell’IPCC. La prima parte, che è stata pubblicata lo scorso agosto, ha valutato lo stato fisico del clima e la terza, prevista per aprile, si concentrerà sui modi per ridurre le emissioni di gas serra.
Dai dati messi a disposizione, provenienti da oltre 34.000 fonti scientifiche, si stima che da 3,3 a 3,6 miliardi di persone vivano in regioni considerate altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici e siano dislocate in zone sulle quali è difficile qualsiasi forma di intervento.
Le osservazioni satellitari dell’iniziativa sul cambiamento climatico dell’ESA, l’agenzia spaziale europea, hanno costituito una parte integrante della valutazionebasata sull’evidenza degli impatti dei cambiamenti climatici su terra, acqua dolce, oceano, costiero, montagna e sistemi polari.
Più di 270 esperti di clima hanno contribuito a definire i possibili adattamenti tecnologici, inclusi sistemi di allerta precoce per eventi estremi, monitoraggio ambientale, previsioni più avanzate e modelli retrospettivi, che saranno fondamentali per sostenere azioni di adattamento tempestive per ridurre i rischi climatici dovuti al riscaldamento globale.
Come riportato da “Phys,org”, secondo gli scienziati il cambiamento climatico ha già causato danni sostanziali e perdite sempre più irreversibili, negli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e costieri e marini. I cicli di vita di molti organismi patogeni sono esposti a questi cambiamenti, aumentando il rischio posto da vettori e malattie trasmesse dall’acqua per la salute umana. I set di dati satellitari a lungo termine, con osservazioni ad alta risoluzione, hanno consentito alla ricerca di indagare sui fattori climatici di questi focolai.
Grazie ai dati della Climate Change Initiative dell’ESA sui laghi si sono registrati importanti progressi nella comprensione degli impatti dei cambiamenti climatici sulle masse d’acqua senza sbocco sul mare. Sono previste ondate di caldo lacustre più frequenti e gravi, combinate con il peggioramento della qualità dell’acqua dovuto alle fioriture algali, con l’aumento delle temperature globali, con conseguenze deleterie per questi importanti ecosistemi.
La perdita di biodiversità, secondo i dati della Climate Change Initiative Land Cover dell’ESA, colpirà un numero maggiore di regioni con l’aumento del riscaldamento, con circa un terzo della superficie terrestre che rischia la perdita di oltre il 50% delle specie che attualmente abitano quegli ecosistemi. Gli autori aggiungono che si prevede che le perdite di specie saranno le peggiori nel nord del Sud America, nell’Africa meridionale, nella maggior parte dell’Australia e alle alte latitudini settentrionali.
Il rapporto indica un quadro chiaro, rilevabile dai satelliti, dell’alterazione umana del ciclo globale dell’acqua e della criosfera, che sta già esercitando un’influenza sul sistema climatico, sull’agricoltura, sulla disponibilità di acqua e sui rischi idrologici.
I crescenti eventi meteorologici e climatici estremi hanno esposto milioni di persone a una grave insicurezza alimentare e a una ridotta sicurezza idrica, con gli impatti più significativi osservati in alcune parti dell’Africa, dell’Asia, dell’America centrale e meridionale e dell’Artico. Entro il 2100 circa il 50-75% della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a periodi di “condizioni climatiche pericolose per la vita” a causa del caldo e dell’umidità estremi.
I cambiamenti che si stanno verificando nelle precipitazioni, nell’evapotraspirazione e nelle temperature si riflettono in una diminuzione dell’umidità del suolo a livello globale. I dati del progetto Climate Change Initiative Soil Moisture dell’ESA mostrano che i cambiamenti regionali variano, con aumenti e diminuzioni del 20% o più in alcune regioni tra la fine degli anni 1970 e la metà degli anni 2010.
I satelliti si sono rivelati linee di prova inestimabili del cambiamento della criosfera. Il progetto Climate Change Initiative Snow dell’ESA mostra perdite di massa di neve in Nord America di 4.600.000.000 di tonnellate all’anno da un record di osservazione dal 1980 al 2018. Il rapporto evidenzia anche l’impatto sociale del calo del deflusso dei ghiacciai sull’irrigazione, la produzione di energia idroelettrica e il turismo, nonché l’impatto sulla distribuzione delle specie.
Il progetto Climate Change Initiative Glaciers dell’ESA, che mappa il cambiamento di massa dei ghiacciai su scala globale, è citato come prova dell’accelerazione della perdita di massa dei ghiacciai rispetto al record di osservazione, dimostrando che gli attuali tassi di scioglimento dei ghiacciai contribuiscono per il 25-30% all’innalzamento del livello del mare globale.
Il rapporto sollecita un’azione accelerata per adattarsi ai cambiamenti climatici, riducendo allo stesso tempo in modo rapido e profondo le emissioni di gas serra. Pur avendo quantificato molti aspetti del cambiamento climatico, il ruolo dell’osservazione della Terra si sta evolvendo per supportare le entità nazionali e le parti interessate a costruire la resilienza e lavorare per i loro impegni a emissioni zero.
Il nuovo programma climatico proposto dall’ESA, Climate-Space, che è soggetto ad approvazione alla Conferenza ministeriale dell’ESA che si terrà nel novembre 2022, mira a svolgere un ruolo significativo e intende sfruttare l’osservazione della Terra in informazioni utili per le parti interessate e le entità nazionali al fine di rispettare gli impegni sottoscritti nell’accordo di Parigi.
(rp)