I problemi ambientali ed energetici sotto la presidenza Trump

Il pericolo che gli Stati Uniti facciano marcia indietro sugli accordi presi a Parigi e brucino più combustibili fossili è reale.

di Jamie Condliffe

Donald Trump ha affermato che “il concetto di riscaldamento globale è stato creato dai cinesi e per i cinesi”. Che aspetto avrà, quindi, la sua politica ambientale ed energetica?

Trump ha dichiarato pubblicamente di voler annullare gli accordi di Parigi, ridurre i fondi destinati al cambiamento climatico, liberarsi del Clean Power Plan del Presidente Obama. Ha persino parlato di smantellare l’Environmental Protection Agency. Misure politiche così aggressive, purtroppo, potrebbero realmente prendere piede.

La comparsa di dirigenti petroliferi come Harold Hamm e Forrest Lucas sulla lista del potenziale Segretario dell’Energia e del Segretario degli Interni, rispettivamente, evidenzia la probabilità che i combustibili fossili tornino alla ribalta.

Secondo l’Economist dovremmo aspettarci di assistere all’attuazione di “rapide iniziative volte al fine di espandere la produzione americana di gas, petrolio e carbone”. Nuove operazioni di fracking, oltre a un incremento delle attività per l’estrazione di petrolio e carbone potrebbero aumentare drammaticamente.

L’annullamento delle legislazioni attualmente in atto, quali il Clean Power Plan, potrebbe rivelarsi problematico per Trump. L’alterazione delle norme è un processo laborioso, specialmente quando le modifiche sono supportate da opinioni piuttosto che da fatti. Per quanto riguarda l’accordo di Parigi, Science precisa che Trump non può ritirarsi prima del 2020. Potrebbe decidere, però, di non rispettare gli impegni presi, o ritirare gli Stati Uniti dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, un processo che richiederebbe appena un anno.

L’elemento più problematico per il mondo potrebbe essere il taglio dei fondi che gli Stati Uniti avrebbe dovuto investire nella lotta al cambiamento climatico. Sotto l’amministrazione Obama, il paese aveva preso l’impegno di destinare $800 milioni l’anno. Qualora il Congresso dovesse approvare il taglio, i paesi in via di sviluppo avrebbero scarse probabilità di raggiungere i propri traguardi sulle emissioni.

(MO)

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