Biocarburanti ottenuti da diverse qualità di erba potrebbero ridurre le emissioni di anidride carbonica.
di Lisa Ovi
Una collaborazione a lungo termine tra l’Università Ben-Gurion del Negev (BGU) e la Michigan State University (MSU) ha portato a rivelazioni sull’utilizzo dei biocombustibili. Pubblicato su Environmental Science and Technology, lo studio ha testato il potenziale di svariati biocarburanti cellulosici come alternativa al petrolio in veicoli elettrici leggeri o vetture alimentate con carburanti a base di etanolo.
Secondo le proiezioni, per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici e limitare l’innalzamento della temperatura globale a 1,5°C, è necessario sia abbandonare l’utilizzo di combustibili fossili nell’alimentazione dei veicoli, che procedere con la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Le tecnologie di ‘Carbon Capture and Storage’ (CCS) sono in grado di catturare fino al 90% dell’anidride carbonica emessa durante i processi di produzione di elettricità e industriali, impedendone la diffusione nell’atmosfera. La combinazione tra CCS e coltivazione di biomassa rinnovabile è una delle poche tecnologie di abbattimento dei livelli di anidride carbonica che si traduce in una modalità “carbon-negative“, ovvero che rimuove dall’atmosfera più anidride carbonica di quanta ne emetta.
La nuova ricerca valuta il potenziale di materie prime per i biocarburanti coltivate fianco a fianco. Tra le colture studiate si elencano: panico verga, miscanto gigante, pioppi, residui di mais, piante native della prateria americana e una combinazione di erbe che crescono tipicamente nei campi abbandonati. Ogni raccolto testato ha dimostrato un significativo potenziale in qualità di carburante alternativo ai carburanti fossili nella lotta per la riduzione delle emissioni di gas serra.
Secondo i dati riportati nello studio, rispetto alle emissioni prodotte dai carburanti fossili, con il supporto delle biomasse, i carburanti all’etanolo ridurrebbero le emissioni del 78-290%, mentre nel caso dei veicoli elettrici, il contributo della biomassa ha portato ad una riduzione delle emissioni del 74-303%. calcolato anche l’apporto delle tecniche di CSS, i risultati hanno superato il 329-558%.
Lo studio è stato condotto con uguale successo su terreni e in condizioni climatiche di diversa natura, a indicare la possibilità di produrre queste colture anche su terreni marginali, senza perdite di produttività. I ricercatori dovranno ora valutare altri aspetti ambientali ed economici delle colture di biocarburanti, come il loro possibile valore per gli agricoltori, e le pratiche di coltivazione migliori per limitare l’utilizzo di prodotti nocivi all’ambiente.
(lo)