Forme di vita fossile su Marte

Secondo due nuovi studi, la prossima missione NASA su Marte potrebbe trovare fossili di forme di vita organica o biosignature conservate tra i minerali del cratere di Jezero.

di Neel V. Patel

Partirà l’anno prossimo a missione della NASA diretta verso Marte. Potrebbe rappresentare la nostra occasione per scoprire segni di vita extraterrestre. Un paio di nuovi studi hanno portato alla luce prove secondo cui il cratere di Jezero, sito del delta fossilizzato di un antichissimo fiume dove sbarcherà il rover del 2020, ospiterebbe materiali spesso associati alla preservazione di prove della presenza di forme di vita. 

Queste nuove scoperte supportano l’ipotesi che il cratere, del diametro di una cinquantina di chilometri, possa provare l’esistenza di vita su Marte, quando il pianeta era caldo e brulicava di acqua liquida in superficie. 

Il primo studio, pubblicato il 6 novembre su Geophysical Review Letters mette in evidenza la presenza di silice, un minerale eccezionalmente efficace nel preservare sostanze organiche e biosignature di microfossili (quelli più piccoli di un millimetro) per diversi miliardi di anni. Qualsiasi fossile di questo genere rinvenuto a Jezero avrebbe probabilmente qualche miliardo di anni, dichiara Jesse Tarnas, scienziato della Brown University e autore principale del nuovo studio. “Un campione di silice possibilmente formatosi in un ambiente abitabile aumenta le nostre possibilità di individuare microfossili ben conservati, sempre che sia effettivamente esistita la vita sulla superficie di Marte”, spiega. 

Tarnas e colleghi hanno studiato i dati raccolti dal Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, lanciato nel 2005 per monitorare Marte e studiarne la superficie in dettaglio. I ricercatori hanno sviluppato una nuova tecnica analitica capace di rilevare deboli segnali elettromagnetici emessi da minerali sulla superficie del pianeta ed individuato a Jezero due affioramenti di depositi di silice. 

Il secondo studio, pubblicato su Icarus il 12 novembre, hanno identificato tra i medesimi dati del CRISM depositi di carbonati lungo il bordo interno del cratere di Jezero. I carbonati sono minerali estremamente resistenti spesso associati alla conservazione di fossili terrestri di conchiglie, coralli e stromatoliti lungo le coste. Concentrati ad anello attorno a Jezero, questi carbonati potrebbero essere stati depositati da un antico lago e ospitare resti di vita marziana microbica. 

Nessuno è sicuro di come siano arrivati su Marte i depositi di carbonati e di silice, ma il Mars rover 2020 dovrebbe essere in grado di determinare come, quando e dove si siano inizialmente formati. Lo strumento d’analisi SHERLOC, appositamente progettato per dare la caccia a segni di vita extraterrestre, è uno spettrometro Raman che utilizza la luce laser UV per identificare materiali chimici organici. Durante i suoi primi due anni, il rover dovrebbe essere in grado di esplorare e studiare campioni di entrambi i minerali nelle rispettive posizioni. In caso di fallimento, il rover garantirà campioni d’analisi per i laboratori della Terra.

(lo)

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