Braccio robotico mosso dal pensiero senza impianti cerebrali

Si tratta del primo modello di interfaccia cervello-computer non invasivo che si sia dimostrato capace di governare i movimenti di un braccio robotico.

di MIT Technology Review Italia

Science riporta i risultati di uno studio condotto dalla Carnegie Mellon University in collaborazione con la University of Minnesota per lo sviluppo del primo braccio robotico controllato da una interfaccia cervello-computer non invasiva. Sotto la direzione del professor Bin He, del dipartimento di ingegneria biomedica della Carnegie Mellon University, la squadra è riuscita a far seguire ininterrottamente dal braccio un cursore di computer in movimento.

La possibilità di controllare dispositivi robotici con il solo pensiero può avere numerose applicazioni, in particolare per le persone affette da paralisi o da disturbi del movimento. Le interfacce cervello-computer si sono dimostrate efficienti utilizzando semplicemente i segnali recepiti dall’impianto cerebrale. Finora, però, le migliori prestazioni sono state ottenute da impianti invasivi, da impiantare chirurgicamente, ad alto costo e rischio.

Gli impianti-cerebrali non invasivi hanno prodotto finora letture a definizione ridotta e un controllo meno preciso dei dispositivi robotici. Ciononostante, i dispositivi non invasivi sono la meta ultima dei ricercatori. Grazie a nuove tecniche di apprendimento automatico e percezione, He e colleghi sono riusciti ad accedere ai segnali profondi nel cervello per ottenere un controllo ad alta risoluzione del braccio robotico. Una tecnica di neuroimaging non invasiva ed un nuovo paradigma di continuous pursuit hanno condotto ad un significativo miglioramento della decodifica dei segnali EEG così facilitando il controllo costante e in tempo reale di un dispositivo robotico in 2D. Finora, i dispositivi guidati da esseri umani per mezzo di interfacce cervello-computer non invasive erano riuscite a seguire un cursore in movimento solo a scatti.

La nuova tecnologia è stata testata con 68 soggetti umani sani e la squadra prevede di passare prossimamente a test clinici. He è convinto che questo tipo di tecnologia possa divenire parte integrante della nostra vita quotidiana.

Immagine: Wikimedia Commons

(lo)

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