Skip to main content
Uno dei veicoli realizzati e utilizzati per il progetto AutoMove nella città di Torino.

Torino si conferma laboratorio d’avanguardia per la mobilità intelligente e sostenibile. Con il progetto AuToMove, la città è tra le prime in Italia ad aver avviato la sperimentazione di sistemi di guida autonoma e connessa in condizioni di traffico reale con passeggeri a bordo.

A rendere possibile questa evoluzione è anche il lavoro di 5T, la società in-house della Città di Torino, della Regione Piemonte e della Città Metropolitana, da anni al centro della trasformazione digitale della mobilità urbana.

Giuseppe Pezzetto, presidente di 5T Srl

Giuseppe Pezzetto, presidente di 5T

Dopo una prima fase di test tecnici dedicati alla raccolta e all’analisi dei dati sull’interazione tra veicoli, infrastrutture e ambiente urbano, da metà ottobre i cittadini torinesi possono salire a bordo di AuToMove, la prima navetta autonoma della città. Abbiamo chiesto a Giuseppe Pezzetto, presidente di 5T Srl, di cosa si tratta.

“AutoMove è un servizio di trasporto collettivo autonomo on demand – racconta Pezzetto a MIT Technology Review Italia, perfettamente integrato nel sistema di mobilità cittadino e prenotabile tramite app dedicata. L’iniziativa è finanziata dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, attraverso i fondi del Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari al PNRR, e si inserisce nel progetto più ampio, chiamato Living Lab ToMove. Questo laboratorio urbano rappresenta il cuore della strategia torinese per una mobilità smart, sostenibile e connessa, con l’obiettivo di integrare soluzioni cooperative, connesse e autonome all’interno del paradigma Mobility as a Service (MaaS). L’obiettivo finale è quella di offrire ai cittadini un’esperienza di viaggio continua e integrata — dall’informazione alla pianificazione, fino al pagamento — attraverso più modalità di trasporto. È bene puntualizzare che 5T è uno degli attori di questa importante sperimentazione, guidata dalla Città di Torino, a cui ha partecipato insieme a GTT, Università di Torino, Politecnico di Torino, Fondazione LINKS e Fondazione Piemonte Innova. Torino e il Piemonte dispongono di un ecosistema dell’innovazione prezioso e in continua evoluzione.

Una infrastruttura intelligente che connette veicoli e città

Nel progetto AuToMove, la società che presiedo, è l’attore che ha progettato e sviluppato l’infrastruttura tecnologica abilitante, quella che permette la comunicazione bidirezionale tra i veicoli autonomi e la Centrale della Mobilità. Quest’ultima – che 5T gestisce — è il vero cuore digitale del sistema di trasporto torinese — ed è stata potenziata per gestire in tempo reale i flussi di dati provenienti dai veicoli e dialogare con l’infrastruttura urbana attraverso i servizi C-ITS (Cooperative Intelligent Transport Systems). Oggi Torino dispone di una rete tecnologica all’avanguardia basata su comunicazioni Hybrid V2X, in grado di operare sia tramite protocollo ETSI-G5 (a corto raggio) sia su reti 4G/5G (a lungo raggio).

Questa infrastruttura ci consente di testare e validare servizi C-ITS di nuova generazione, basati sullo scambio di informazioni in tempo reale tra la Centrale della Mobilità e i veicoli. Il risultato è un sistema più sicuro, efficiente e predittivo, capace di migliorare la gestione del traffico e la qualità complessiva del servizio di trasporto urbano pubblico e privato.

Quindi AuToMove coniuga tecnologia, sicurezza e integrazione nel MaaS

Si, la navetta AuToMove è un veicolo a guida autonoma di livello SAE 4, completamente elettrico e compatibile con l’infrastruttura V2X per l’attraversamento automatico delle intersezioni semaforiche.

Attualmente opera su un percorso urbano con cinque fermate, con safety driver a bordo, e può essere prenotata tramite l’app Wetaxi, già attiva nel progetto di Mobility as a Service della Città di Torino chiamato MaaS ToMove. Il servizio rappresenta un tassello concreto dell’evoluzione dei trasporti a chiamata — autonomi e tradizionali — perfettamente integrati nel MaaS cittadino, ampliando le opportunità di spostamento sostenibile e intelligente per i cittadini.

Come 5T guarda alla nuova mobilità urbana?

5T non è un fornitore di tecnologia; opera, piuttosto, come integratore di soluzioni che il mercato offre ed è un abilitatore di sistema: costruisce l’ecosistema digitale che rende possibile la transizione verso la mobilità autonoma e connessa.

Con il progetto ToMove, la società sta contribuendo alla creazione di un vero living lab urbano, in cui sperimentazione tecnologica, governance dei dati e partecipazione dei cittadini convivono in un modello dinamico e replicabile.

La mobilità autonoma non è solo una sfida tecnologica, ma un’occasione per ripensare l’intero sistema dei trasporti, rendendolo più sostenibile, flessibile e accessibile. È un cambiamento culturale intergenerazionale.

Quali scenari futuri intravede?

Viviamo in un contesto, a mio giudizio entusiasmante, di cambiamenti di paradigmi sempre più interconnessi che richiedono a tutti di essere sempre più adattivi o meglio come spesso affermo nel caso della mobilità “Mobilitivi”. Il Piemonte, Torino dispongono, come ho accennato prima, di un ecosistema dell’innovazione unico nello scenario non solo Nazionale. Nell’ambito della mobilità e dell’innovazione (automotive, aerospace, elettronica, meccatronica, informatica) abbiamo un bagaglio di competenze uniche. Questi territori hanno sviluppato nel tempo capacità uniche grazie alle visioni del passato.  Non dimentichiamo le quanto mai attuali intuizioni di Adriano Olivetti.

Tornando a tempi più recenti mi piace ricordare che la piattaforma hardware “Arduino” è nata qui. Siamo sede Nazionale dell’agenzia per l’intelligenza artificiale e abbiamo luoghi in cui sperimentare l’innovazione, solo per citarne uno: le OGR. Supportati anche da politiche industriali adeguate abbiamo tutti gli ingredienti per essere protagonisti in un mercato di una nuova mobilità in evoluzione con numeri a tendere sempre più importanti. Bisogna crederci creando le condizioni per fare sistema investendo nelle nuove generazioni partendo dal sapere che abbiamo.


Il servizio è attualmente in fase di sperimentazione su strada, una fase essenziale per comprendere non soltanto il funzionamento in contesti reali ma anche i fattori di sostenibilità generale dell’intero progetto.

“Questa sperimentazione – commenta il Prof. Marco Pironti, Vice Rettore all’Innovazione dell’Università di Torino – ha l’obiettivo di verificare la potenzialità di diffusione di questa nuova tecnologia, in particolare su tre driver differenti.

Il primo riguarda la capacità degli utenti di utilizzarla. Abbiamo implementato un’app molto simile a quelle normalmente utilizzate per la mobilità, come la prenotazione dei taxi o di altri mezzi di trasporto, per capire se gli utenti che la utilizzano, e che abbiamo profilato, vedono questo nuovo mezzo come alternativo alla mobilità tradizionale.

Un secondo livello riguarda gli operatori. Per motivi normativi è necessario che ci siano degli operatori che gestiscono il servizio. Noi abbiamo inserito in questa funzione ex autisti di mezzi pubblici, che abbiamo debitamente formato nei mesi precedenti attraverso lo stesso partner tecnologico. Questo nuovo personale formato è oggi chiamato a gestire questa nuova tecnologia e stiamo analizzando la sua capacità di inserimento in questa nuova tipologia di lavoro.

Il terzo driver che stiamo monitorando è il contesto, cioè quanto questa tecnologia è in grado di adattarsi a situazioni di mobilità reale. Ad esempio, il non rispetto delle regole da parte di altri utenti, automobilisti, pedoni o utilizzatori di altri mezzi come i monopattini, in condizioni reali, crea un problema nella gestione di questa nuova tecnologia in strada e blocca il sistema che è addestrato su condizioni su strada ottimali. Monitoriamo il numero di blocchi legati al mancato rispetto delle regole da parte degli altri utenti del contesto reale ci indicherà quanto siamo lontani da una possibilità di adozione effettiva in termini di sostenibilità”.