La Germania ha annunciato che dal 2022 farà a meno dell’energia atomica. Vi proponiamo un nostro reportage nelle viscere del deposito Asse II di Hannover, in Germania, dove sono stati stoccati oltre 100mila fusti radioattivi, all’interno di una vecchia miniera di sale.
di Giusi Valentini (Linkiesta)
A 700 metri di profondità, nei cunicoli dell’ex miniera di sale, la temperatura è di 30 gradi, la luce artificiale illumina la polvere di sale sospesa nell’aria prelevata da pompe sulla superficie della terra. Trovarsi in uno dei pochi depositi di scorie nucleari al mondo è angustiante. Anche se gli accompagnatori ripetono che non c’è nulla di cui preoccuparsi.
In realtà molte cose preoccupano nel deposito di Asse II, poco distante da Hannover, nella Germania del Nord. Centoventiseimila fusti di rifiuti a bassa e media radioattività, provenienti per la maggior parte da centrali nucleari e poi da ospedali e istituti di ricerca, sono stati depositati tra il 1967 e il 1978 in quello che doveva essere un test di stoccaggio per le scorie della Repubblica federale tedesca. L’Ente federale per la Radioprotezione (BfS), che si occupa della gestione dello stoccaggio e dei depositi, aveva garantito l’idoneità del deposito Asse II per almeno 30mila anni. Invece già nel 1988 si registravano infiltrazioni di acqua che hanno man mano raggiunto gli attuali 12mila litri al giorno. Il BfS ha reso pubblico l’inarrestabile disastro solo nel 1998, volendo far credere di avere la situazione sotto controllo. Ma la realtà a 700 metri sotto terra è molto diversa: secondo alcuni geologi tedeschi i rifiuti radioattivi rischiano ogni giorno di venir travolti dal crollo della vecchia miniera di sale. Alcuni dei fusti di scorie si presentano corrosi, rovesciati, danneggiati, addirittura aperti: la recente analisi commissionata dal BfS dei fluidi presenti nella miniera ne ha dimostrato l’alta radioattività. Il pericolo più grande è che le radiazioni entrino nel ciclo naturale fino a contaminare le falde acquifere della zona. In superficie, lungo le strade attorno ad Asse II, fuori dalle case, i bidoni gialli con il simbolo della radioattività ricordano la protesta di migliaia di cittadini che da anni chiedono chiarezza sui piani per annullare il pericolo e garantire la sicurezza per la loro salute e quella dei figli.
Dopo aver valutato diverse proposte, nel 2010 l’Ente per la Radioprotezione ha deciso di estrarre tutti i fusti, con dispositivi che verranno costruiti ad hoc. Un’operazione che costerà ai contribuenti tedeschi oltre 4 miliardi di euro e che dovrebbe durare almeno 10 anni. Nessuno però può garantire che l’ex-miniera di sale non crolli prima, tenendo conto che da un anno a questa parte non è successo nulla. L’impressione è che il ministro per l’ambiente Norbert Röttgen (Cdu) non sappia come gestire questa pesante eredità, tanto che la soluzione sarebbe temporeggiare nella speranza che sia il prossimo governo ad occuparsene. Una «strategia» che lo sta rendendo impopolare, non solo tra gli antinuclearisti. I lobbisti dell’atomo, da sempre vicini ai liberali di Westerwelle e ai cristianodemocratici della Merkel, hanno ottenuto la revoca del tetto massimo di produzione per le centrali nucleari attive, atto a definire la data del loro completo spegnimento. Nel 2010 si è infatti decretato il prolungamento massimo di 14 anni, fino al 2040, della vita delle 17 centrali nucleari tedesche. In un Paese in cui il movimento ecologista è nato proprio come protesta antinucleare, la non risoluzione del problema delle scorie e di Asse II potrebbe nuocere all’immagine di gestori delle centrali nucleari.
Un problema, quello delle circa 300mila tonnellate di scorie nucleari mondiali, che a oggi non ha trovato una soluzione soddisfacente. Dopo il riprocessamento a La Hague, in Francia, o nell’inglese Sellafield, le scorie vetrificate vagano per l’Europa senza poter raggiungere un deposito definitivo. Il primo al mondo è ora in costruzione in Finlandia: una città sotterranea con 20 chilometri di tunnel, che verrà finita, riempita con l’1% delle scorie mondiali, e sigillata attorno al 2100 per 100mila anni. Un lasso di tempo inimmaginabile, se si considera che le piramidi egiziane ne avrebbero 4mila, di anni. Pur ammettendo che sia una soluzione adeguata, quale eredità stiamo lasciando alle generazioni future? E quando se ne perderà memoria nella storia, quale civiltà troverà il deposito? Cosa ne farà? Saprà proteggersi da un luogo pericoloso?
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Nella foto: Asse II, la miniera di sale tedesca trasformata in deposito delle scorie radioattive