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I risultati di uno studio, pubblicati due giorni fa su “Nature Geoscience”, ribaltano i presupposti di lunga data secondo cui sul secondo pianeta più vicino al Sole non c’è attività geologica. 

di Neel V. Patel

Un gruppo internazionale di ricercatori ha identificato 37 strutture vulcaniche su Venere recentemente attive e probabilmente ancora attive oggi. A differenza della Terra, Venere non è divisa in placche che si muovono costantemente e modellano gradualmente la sua superficie. Ciò ha indotto molti scienziati a supporre che il pianeta sia rimasto inattivo per l’ultimo mezzo miliardo di anni. Ma questa ipotesi non è mai stata veramente testata, poiché l’atmosfera incredibilmente densa del pianeta e le temperature torride hanno reso molto difficile lo studio.

Le nuove scoperte sono focalizzate attorno a strutture ad anello chiamate corona, pozzi di materiale vulcanico dall’interno del pianeta, che sono un segno di attività geologica. I ricercatori hanno sviluppato simulazioni di come dovrebbe apparire la corona attiva del pianeta sulla base dei dati termici raccolti dall’orbiter Venus Express dell’Agenzia spaziale europea (la cui missione è terminata nel 2014). 

Con queste simulazioni, i ricercatori hanno avanzato ipotesi sulle caratteristiche superficiali del pianeta per cercare di identificare le corone attive. In particolare, si presenterebbero con fossati attorno ai loro anelli esterni e protuberanze lungo i bordi dei fossati. 

I ricercatori hanno quindi cercato di ritrovare queste  caratteristiche nelle immagini a infrarossi della topografia di Venere, raccolte dalla sonda Magellan della NASA nei primi anni 1990. Complessivamente, hanno identificato e mappato 133 strutture a forma di corona, 37 delle quali erano probabilmente zone con vulcani che si sono attivati negli ultimi due milioni di anni circa (un periodo recente nelle scale temporali geologiche).  

La maggior parte dei siti si dislocavano in una formazione a forma di cintura, che i ricercatori chiamano l’Anello di Fuoco. Queste corone sono molto più grandi di qualsiasi altra cosa trovata sulla Terra: la più grande, Artemide, si estende per oltre 2.100 km di diametro (il più grande vulcano attivo sulla Terra, Mauna Loa alle Hawaii, ha solo 120 km di diametro). 

I risultati suggeriscono che il pianeta sia più attivo di quanto pensassimo, almeno in superficie. Ma le simulazioni della recente attività tettonica e magmatica in superficie non possono dirci nulla di specifico su ciò che sta realmente accadendo nel profondo di Venere. 

L’unico modo per confermare l’attività vulcanica in corso sarebbe studiare il pianeta attraverso missioni di veicoli spaziali in grado di analizzare la superficie. Le nuove scoperte potrebbero dare forza all’idea di una missione della NASA per mappare la superficie di Venere e fornire nuove informazioni sulla sua geologia.

(rp)