Una cella combustibile alimentata dal fuoco

Una spinoff dei laboratori della Berkeley, denominata Points Source Power, ha sviluppato un caricatore per celle combustibili destinato al Kenya che viene alimentato dal fuoco di un fornello.

di Martin LaMonica

Il Voto utilizza una cella combustibile grezza ed economica per caricare batterie, telefoni cellulari e fare luce. Fonte: Point Source Power.

Nel tentativo di creare una fonte energetica per i villaggi del Kenya che non sono connessi alla rete, l’imprenditore e scienziato Craig Jacobson ha scelto una tecnologia apparentemente improbabile – una cella combustibile.

Le celle combustibili sono in uso da decenni, ma sono generalmente più care dell’energia distribuita dalla rete elettrica, persino nei paesi sviluppati. E nonostante svariati tentativi, le celle combustibili portatili devono essere sviluppate ulteriormente (Vedi, Lilliputian Fuel Cell Gadget Charger Ready to Grow Up“).

Come possono quindi funzionare in un luogo dove i consumatori sono molto attenti ai costi?

La risposta, dice Jacobson, CEO della Point Source Power, può essere trovata in un dispositivo molto grezzo che utilizza le infrastrutture disponibili nella forma di stufe da cucina. Il loro prodotto si chiama Voto ed è una piccola cella combustibile che può caricare batterie, luci LED o telefoni cellulari, quando posta su una stufa di cottura.

La Voto può essere alimentata da qualunque biomassa, anche se il carbone fornisce il calore necessario a produrre elettricità.

L’azienda intende distribuire il modello da cinque watt in Kenya entro la seconda metà dell’anno e venderlo come caricatore casalingo per telefoni cellulari e come sostituto al kerosene, generalmente utilizzato per l’illuminazione.

Le celle combustibili a ossidi solidi utilizzano un elettrolita e catalizzatore ceramico per convertire un combustibile e l’ossigeno preso dall’aria in elettricità. Alla ricerca di un’alternativa più economica, Jacobson e il co-fondatore della startup hanno brevettato una tecnologia del Berkeley National Laboratory che sostituisce gran parte delle care e fragili ceramiche utilizzate nelle tradizionali celle combustibili. Al loro posto, il caricatore ha delle “carte”, piccoli pannelli piatti disposti in una scatola che va messa su un fuoco vivo. Il monossido di carbonio generato dal fuoco agisce da combustibile e si mescola con gli ioni di ossigeno attraverso le carte metalliche a base di zirconia per produrre elettricità, anidride carbonica e vapore, spiega Jacobson.

Gran parte della proprietà intellettuale dell’azienda sta in una tecnica di produzione che le permette di realizzare le carte in maniera tale da richiedere ben poco materiale ceramico, spiega Jacobson. Utilizzando attrezzature commerciali, l’azienda sinterizza o lega un sottile strato di ceramica alle carte metalliche. Il dispositivo utilizza anche un catalizzatore low-cost. “Sta tutto nel costo e nella sufficiente economicità e comodità d’uso”, spiega.

Per produrre elettricità, la cella combustibile ha bisogno di essere portato tra i 700 e gli 800 gradi Celsius. Con quelle temperature elevate e i combustibili relativamente sporchi, le carte sostituibili dureranno tra i tre e i quattro mesi. L’azienda prevede però di offrire il dispositivo in maniera tale da permettere ai suoi acquirenti di risparmiare sul kerosene entro i primi mesi. Va considerata anche la convenienza di poter caricare un telefono a casa anziché in un negozio di ricarica.

La Point Source Power, che ha raccolto fondi dalla società di venture capital Khosla Ventures ed è alla ricerca di altri 2 milioni di Dollari, è una di tante imprese sociali che sviluppano prodotti per i paesi in via di sviluppo. Un’altra azienda del genere è la Fenix International, che vende un pannello solare e una batteria al piombo in Rwanda e a clienti negli Stati Uniti e in Canada (Vedi, “Solar Charger Made for Africa Coming to the U.S.“).

Stando a Jacobson, un certo numero di aziende è fallito nel tentativo di vendere piccole celle combustibili come caricatori portatili per cellulari ed altri dispositivi elettronici, ma la tecnologia della sua azienda sarebbe sostanzialmente più economica e non richiederebbe grandi capitali per entrare in produzione.

A differenza dei caricatori portatili nei paesi sviluppati, i caricatori a cella combustibile in Kenya sostituiscono un prodotto che le persone già sono solite acquistare. “Ogni anno, le persone spendono miliardi di Dollari in kerosene per l’illuminazione. Acquistano kerosene ogni giorno perché non vi sono al momento valide alternative”, spiega Jacobson. L’azienda intende vendere il proprio caricatore anche negli Stati Uniti, per rispondere alle necessità degli abitanti che non sono connessi alla rete elettrica.

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