Un nuovo contratto sociale per l’economia

Nel rapporto, “Data fairness: A new social contract for the 21st century economy”, redatto da Adam Green, si esplora il mondo dei dati per ricercare le cause profonde della disuguaglianza e le idee e gli strumenti disponibili per mitigarla, dalla regolamentazione nazionale e globale fino ai data trust e alle cooperative.

di MIT Technology Review Insights e Omidyar Network 

Negli ultimi due decenni, l’economia dei dati ha permeato ogni aspetto della nostra vita sociale ed economica. Ora, una crescente comunità di voci sta cercando un nuovo contratto sociale tra l’industria tecnologica e i cittadini. L’ottimismo iniziale sul potere trasformativo di Internet ha lasciato il posto, più recentemente, alla sensazione che i profitti reali non abbiano corrisposto al potenziale auspicato.

Laddove cittadini, attori non commerciali e governi contribuiscono in modo chiave all’ecosistema dei dati, i critici ritengono che non siano partner a pieno titolo nello sviluppo dell’economia dei dati né nella condivisione dei suoi profitti e che i proventi vadano a beneficio sproporzionato di chi li gestisce.

In tutto il mondo, i governi stanno misurandosi con l’industria tecnologica, con governance dei dati e pratiche anticoncorrenziali, e un numero crescente di esperti di dati e attivisti per i diritti civili sta spingendo per nuovi modi di controllare il modo in cui i dati vengono raccolti, elaborati e messi usare.

Nel rapporto realizzato da MIT Technology Review Insights in collaborazione con Omidyar Network, di cui al link offriamo la versione integrale, si parla con i principali pensatori che esaminano l’economia dei dati, inclusi ricercatori, avvocati ed economisti presso organizzazioni come l’Open Data Institute, la Yale University e Microsoft Research, per esplorare le tendenze chiave nella disuguaglianza dei dati, le loro cause alla radice e le idee e gli strumenti disponibili per risolverle. I principali risultati del rapporto sono i seguenti:

L’economia dei dati è diventata sempre più diseguale.

I critici ritengono che Internet, una volta ottimisticamente concepita come un’infrastruttura pubblica trasformativa, sia caduta sotto il controllo di un piccolo gruppo di giganti della tecnologia la cui proprietà dei dati e le “infrastrutture computazionali” che la supportano, portano a uno scambio ineguale in cui i responsabili del trattamento dei dati ne beneficiano in modo sproporzionato. La sfida per i sostenitori dei diritti dei dati, gli economisti e i governi consiste nello sviluppo di modi per democratizzare l’economia dei dati in modo che le società nel loro insieme possano trarre maggiori benefici dalla rivoluzione dei dati.

I dati sono una nuova risorsa che richiede strumenti originali per calcolarne il valore e identificare i partecipanti.

Il potere dei dati è relazionale e cumulativo, è il prodotto di molti partecipanti e utenti che spesso sono inconsapevoli nel loro contributo alle risorse informative complessive e spesso non vengono compensati equamente per questo. Abbiamo bisogno di strumenti più sofisticati per comprendere le proprietà uniche e le dinamiche dei dati.

Ristabilire l’equilibrio dell’economia dei dati è un compito immane che spetta alla società nel suo insieme.

Le innovazioni per correggere lo squilibrio dell’economia dei dati vanno da interventi governativi dall’alto verso il basso, come riforme normative mirate, ad azioni guidate dalla società civile dal basso, in cui la “gestione dei dati” può essere promossa attraverso istituzioni come trust, cooperative e sindacati, che garantiscano alle persone un maggiore controllo. Nel complesso, ogni sforzo per riequilibrare l’economia digitale dovrebbe includere prospettive che coinvolgano l’intera comunità.

(rp)

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