Molti ritengono che, dopo la crisi migratoria e l’indebolimento dell’euro, proprio il nuovo gasdotto potrebbe rappresentare la terza e decisiva causa del crollo politico dell’Unione europea
di Sebastiano Fusco
Soffia sempre più forte il vento politico contrario alla costruzione di un secondo gasdotto sul Mar Baltico, il cosiddetto “North Stream 2”, che dovrebbe portare il gas dalla Russia alla Germania passando sotto il mar Baltico, affiancando l’infrastruttura già esistente.
Il progetto, fortemente voluto dal cancelliere tedesco Angela Merkel, “è in contraddizione con gli obiettivi della politica estera ed energetica dell’Ue”, scrive in una lettera inviata all’inizio di maggio il presidente del Partito popolare europeo (Ppe), Manfred Weber, al Commissario Ue per l’Azione per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete. “Come presidente del Ppe”, – scrive Weber, “vorrei sottolineare la necessità di riconoscere l’incompatibilità del progetto con gli obiettivi di diversificazione delle rotte di transito per l’importazione di energia e per le fonti di rifornimento energetico”.
Secondo Weber, “il raddoppio del North Stream condurrebbe ad un aumento significativo della dipendenza dalla Russia per la fornitura di gas. L’Ue”, aggiunge Weber, “rischia di creare conseguenze negative per la fornitura di gas in Europa centrale e orientale, compresa l’Ucraina”. Per queste ragioni “riteniamo che il progetto non solo dovrebbe essere escluso dal sostegno finanziario dell’Unione europea, ma che debba al contempo essere applicato il pieno rispetto integrale e incondizionato degli obiettivi dell’Unione dell’energia e la normativa comunitaria”.
Nella lettera si legge anche che “non è chiaro in che misura la Commissione Ue stia lavorando insieme alle compagnie energetiche europee verso la realizzazione del corridoio meridionale del gas, un progetto di comune interesse, che ha un potenziale notevole per l’importazione di gas da fornitori alternativi”.
L’intervento di Weber è significativo perché si tratta di un politico tedesco di alto profilo il cui partito, l’Unione cristiano sociale (Csu), è il gemello bavarese dell’Unione cristiano democratica, il partito della Merkel.
Un progetto infrastrutturale controverso
Il North Stream 2, aveva scritto già nell’aprile scorso il quotidiano tedesco “Die Welt‘ è uno dei progetti infrastrutturali “più controversi del nostro tempo, e rischia di dividere ancora di più l’Europa”.
Molti ritengono che, dopo la crisi migratoria e la crisi dell’euro, proprio il nuovo gasdotto potrebbe rappresentare la terza e decisiva causa del crollo politico dell’Unione europea. Oltre ai gasdotti sottomarini inaugurati nel novembre 2011, il consorzio North Stream prevede in futuro la posa di altre 2 condotte dalla Russia alla Germania, aggirando così l’Ucraina e tutto l’est Europa.
Alla luce delle tensioni con Mosca, però, Kiev, Varsavia, Praga e altri Paesi dell’est europeo non accettano che la Germania avvii autonomamente una simile impresa in accordo con la Russia. Al riguardo, è stato più che chiaro il commissario europeo per l’Unione energetica, lo slovacco Maros Sefcovic: “Attorno a North Stream 2,” – ha detto il 16 aprile scorso, in occasione del forum sulla sicurezza Globsec 2016, tenuto a Bratislava, “è in corso un intenso dibattito su vari livelli. Siamo alla ricerca di una soluzione, questo progetto non deve separare l’Ue tra vincitori e vinti”. Sefcovic ha ricordato che 9 Paesi dell’Europa centro-orientale hanno sottolineato che il North Stream 2 ha potenziali implicazioni geopolitiche destabilizzanti per la regione e per i vicini immediati dell’Ue, e che esso aumenta la dipendenza energetica dalla Russia, elemento non in linea con gli obiettivi della legislazione Ue nel settore energetico.
“I negoziati su un nuovo accordo tra il consorzio di società che promuove il progetto e i governi russo ed ucraino devono iniziare il più presto possibile. La Commissione Ue è pronta a svolgere il ruolo di mediatore”, ha detto Sefcovic.
Il raddoppio del North Stream non può avvenire in una situazione di “vuoto normativo”, ha sottolineato lunedì 2 maggio il portavoce della Commissione Ue, Jakub Adamowicz, ricordando che sia Sefcovic che Cañete hanno espresso “le preoccupazioni della Commissione per quanto riguarda l’impatto del progetto rispetto alla strategia Ue per la diversificazione delle fonti e sul futuro del transito ucraino”. Se costruito, il gasdotto “deve essere pienamente in linea, come tutti gli altri progetti infrastrutturali, con le norme comunitarie, incluse quelle sull’energia e sull’ambiente”.
La costruzione di North Stream 2 non può dunque avvenire nel “vuoto legislativo”. Ciò vuol dire anche che “non potrà operare solo in accordo con la legislazione della Federazione russa”.
Il punto di vista della Russia
Ben diverso, ovviamente, il punto di vista di Mosca, espresso lo scorso 27 aprile dal presidente del Consiglio d’amministrazione di Gazprom, Viktor Zubkov, dicendo che nel corso del forum economico di Bratislava.
L’Unione europea, nel lungo periodo, non sarà in grado di fare a meno del gas russo, e Mosca è pronta a consegnarlo ai partner europei, proteggendo al meglio le vie di transito. Zubkov ha sottolineato che il transito d’idrocarburi attraverso l’Ucraina è sottoposto a rischi significativi. Secondo il presidente della compagnia russa, Gazprom è responsabile per la sicurezza dell’approvvigionamento del gas in Europa, e la Russia mira a garantire ai propri clienti la massima affidabilità. L’attuale situazione in Ucraina, a causa della crescente crisi del paese, non soddisfa più gli elevati criteri di sicurezza internazionali.
“La Russia è pronta a garantire un approvvigionamento affidabile ai partner europei”, ha detto Zubkov, sostenendo il raddoppio del corridoio settentrionale del gas: “Il North Stream è in grado di garantire un rifornimento costante dei volumi necessari di gas verso il mercato dell’Unione europea”, mentre chi vi si oppone è preda di “eccessiva politicizzazione”.
Il progetto North Stream 2 prevede la costruzione di 2 rami di una rete di gasdotti con una capacità totale ciascuno di 55 miliardi di metri cubi di gas l’anno, che dal 2019 collegheranno le coste russe con la Germania attraverso il Mar Baltico. Gazprom deterrà il 50% dell’infrastruttura, mentre l’austriaca Omv il 10%, così come le altre società europee Basf, Engie, Shell ed Uniper. I lavori per la costruzione prevedono investimenti complessivi intorno a 10 miliardi di euro. La sola commessa per la stesura del tratto offshore potrebbe valere 1,5 miliardi di euro.
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(Fonte Abo/Oil)
(sa)