Le due aziende si sono entrambe rifiutate di cancellare gli annunci inseriti per la campagna per la rielezione di Donald Trump perché non infrangono i loro regolamenti, anche se il contenuto è falso.
di Charlotte Jee
Questa settimana, il comitato elettorale di Joe Biden ha inviato lettere che supplicavano Facebook e Twitter di bloccare la pubblicità che affermava di aver costretto l’Ucraina a licenziare un pubblico ministero che voleva mettere sotto accusa Hunter, il figlio del candidato democratico.
L’affermazione è stata smentita dai media e persino dai politici repubblicani come una teoria della cospirazione infondata, ma Facebook e Twitter hanno affermato che le loro politiche consentono agli annunci di essere pubblicati.
Quali sono le loro politiche? Il mese scorso, Nick Clegg, il responsabile delle comunicazioni di Facebook, ha dichiarato che l’azienda non controllerà la veridicità delle pubblicità dei politici. In una lettera al comitato elettorale di Biden, Katie Harbath, che si occupa delle relazioni pubbliche di Facebook, ha affermato che “se una affermazione viene presentata direttamente da un politico sulla sua pagina elettorale, in un annuncio o sul suo sito Web, è sotto la sua responsabilità e non rientra nel nostro sistema di controllo dei fatti da parte di terze parti”.
La lettera prosegue dicendo: “Queste politiche si applicano ai contenuti organici e pagati dai politici, inclusa la pubblicità del presidente Trump a cui si fa riferimento nella vostra lettera”.
In altre parole, anche se il contenuto è falso, il fatto che sia stato detto da un politico o all’interno di una campagna a favore del politico, significa che è considerato esente da determinati standard (Facebook dice che le bufale virali condivise da un politico verrebbero retrocesse, mostrate insieme a informazioni di verifica dei fatti e bandite dalle pubblicità). Questa disparità di regole è a dir poco sconcertante.
Nel frattempo, Twitter ha dichiarato a “The Verge” che l’annuncio “non viola le nostre norme”, senza chiarire ulteriormente.
Facebook guadagna molti soldi dai politici. Il comitato elettorale di Trump ha speso tra 1,3 milioni e 3,8 milioni di dollari per promuovere 5.883 annunci diversi dal 18 settembre, secondo “The Guardian”, che ha preso i dati dall’archivio pubblicitario di Facebook.
A poco più di un anno alle elezioni del 2020, le preoccupazioni sulla diffusione della disinformazione deliberata non tendono a diminuire. In effetti, il problema peggiorerà, in particolare in presenza di queste evidenti lacune nei regolamenti di Facebook e Twitter che consentono di condividere qualsiasi messaggio.
La senatrice Elizabeth Warren, un altro candidato per la nomination democratica del 2020, ha detto chiaramente che Facebook sta “deliberatamente permettendo a un candidato di mentire intenzionalmente al popolo americano”. Con la diffusione di false affermazioni su entrambe le piattaforme, inevitabilmente le due aziende saranno soggette a una crescente raffica di critiche.
(rp)