Tri Alpha Energy persegue la fonte di energia ideale

Una startup californiana ha raccolto $500 milioni per dare la caccia all’elusivo sogno della fusione. È una follia, o la società sa qualcosa che noi altri non sappiamo?

di Richard Martin

Nessuna tecnologia energetica è più allettante della fusione; allo stesso tempo, nessuna tecnologia si è rivelata altrettanto deludente. Com’è possibile, quindi, che una società della California del Sud sia riuscita a raccogliere quasi mezzo miliardo di dollari da investitori quali Goldman Sachs e Paul Allen per procedere con la ricerca in questa tecnologia? È forse possibile che questa società abbia trovato un modo per costruire un reattore in grado di produrre grandi quantità di energia pulita, quando altri progetti analoghi continuano a distare anni dalla realtà?

Anelli di plasma che vengono spinti all’interno di un vascello di confinamento al centro. Quando collidono al suo interno, gli anelli rilasciano energia

In cerca di risposte, abbiamo visitato il quartier generale della Tri Alpha Energy, situato fra i colli di Foothill Ranch. L’edificio ospita sia gli uffici che il laboratorio tecnologico della società. Al suo interno, un generatore di plasma delle dimensioni di una locomotiva è circondato da un fitto groviglio di sensori, impalcature, indicatori, magneti, strumenti, cavi e tubi.

A differenza della fissione, che nelle centrali odierne separa gli atomi per generare calore, la fusione scontra fra loro nuclei atomici, rilasciando nel mentre enormi quantità di energia – una reazione che si presenta all’interno del sole.

I due tecnici immortalati nello scatto posano sul vascello centrale di confinamento. La prossima versione, che dovrebbe essere ultimata nel 2017, sarà più lunga del 33 percento e in grado di portare il plasma a una temperatura di 40 milioni di °C

Per decenni, la ricerca della fusione ha comportato l’impiego di enormi macchinari a forma di ciambella conosciuti come tokamaks, i qui potenti campi magnetici servivano a comprimere il plasma incandescente al cui interno si trovano gli atomi da fondere assieme.
Questi sistemi si sono rivelati dannatamente complessi da perfezionare: il direttore del progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), che ha già accumulato anni di ritardo, ha detto ad aprile che il reattore a fusione non sarà avviato prima del 2025 e che non produrrà energia prima del 2035, necessitando di oltre $5 miliardi in più rispetto ai $17 miliardi che sono già stati investiti.

Tri Alpha ed una manciata di altre startup stanno perseguendo design differenti che potrebbero risultare più semplici ed economici. L’impianto allestito dalla Tri Alpha si ispira, in parte, ad alcuni dei principi dietro acceleratori di particelle, quali il Grande Collisore di Adroni del CERN, per scagliare fasci di plasma in un vascello centrale al cui interno avviene la reazione di fusione. Lo scorso agosto, la società aveva dichiarato di essere riuscita a stabilizzare il plasma ad alta energia per cinque millisecondi – una porzione di tempo infinitesimale, ma sufficiente a dimostrare che la reazione potrebbe essere ricavata indefinitamente. Da allora, la società ha portato la durata della reazione a 11.5 millisecondi.

La barra rossa a forma di ferro di cavallo è uno degli elettromagneti che permettono di controllare il plasma

La prossima sfida consisterà nel portare il plasma ad una temperatura sufficientemente elevata da permettere di ricavare più energia di quanta ne venga consumata dalla reazione di fusione. La temperatura dovrà arrivare a circa 3 miliardi di °C, o circa 200 volte la temperatura del nucleo del sole. Nessun metallo sulla Terra potrebbe resistere mai a una temperatura simile. È qui che il campo elettromagnetico giocherà la sua partita più importante, confinando il gas ed impedendo che tocchi l’interno del macchinario.

Gli scatti che vi abbiamo presentato sono stati effettuati qualche giorno prima che Tri Alpha cominciasse a smantellare il macchinario per costruire una versione più grande e potente che servirà per dimostrare a pieno il concetto.

(MO)

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