Stampa a stampa (se così si può ancora dire)

La nuova generazione di strumenti per la lettura di libri elettronici sta modificando i settori editoriali di libri, riviste e quotidiani, peraltro già in difficoltà. Anche se non è ancora chiaro quali forme assumerà questa trasformazione.

di Wade Roush 

Per i lettori seri, prodotti come Kindle 2 di Amazon, Nook di Barnes and Noble e Daily Edition di Sony sono un dono del cielo. Questi strumenti per la lettura elettronica non si limitano a essere comodi portali per centinaia di migliaia di testi commerciali, manuali, ricerche di pubblico dominio e best sellers, che si possono scaricare in modalità wireless in tempo reale, e per la consultazione di riviste e quotidiani, che appaiono automaticamente sugli schermi degli abbonati; forniscono anche ad autori e Case editrici intraprendenti nuove possibilità per presentare e commercializzare i loro prodotti. Una startup californiana di nome Vook, per esempio, affianca video clip illustrativi a libri di cucina, testi sportivi e anche romanzi e sta vendendo questi ibridi testo-video a chi possiede iPhone, i-Pad e i-Pad Touch sugli iTunes Store di Apple.

Sfortunatamente, non si può applicare il normale prezzo di copertina a un e-book e ci si domanda come faranno cassa le Case editrici tradizionali in un futuro prevalentemente digitale. Il risultato è che gli editori di libri stanno attraversando un periodo di grande agitazione e difficoltà nel tentativo di adattarsi alle tecnologie emergenti del libro elettronico. I vari Kindle, iPad e strumenti simili imporranno all’editoria della carta stampata ciò che Internet, la condivisione dei file e l’iPod hanno imposto ai gruppi aziendali che vendevano CD musicali a partire dal 1999: un taglio radicale dei costi e la ricerca di nuovi modelli commerciali.

Gli editori hanno almeno un vantaggio perché la resa dei conti potrebbe avvenire in tempi rapidissimi. Dal 1999 al 2001 ho lavorato a NuvoMedia, una startup di Silicon Valley, che ha prodotto un apparecchio chiamato Rocket eBook. Il Rocket e il suo principale concorrente del periodo, il Softbook Reader di Softbook Press, prefigurava l’attuale generazione di lettori di libri elettronici. Chi li possedeva poteva acquistare i libri dalle maggiori Case editrici on line, scaricare le pubblicazioni sul PC e trasferirle sugli apparecchi portatili, dotati di schermi LCD monocromatici che mostravano una pagina di testo alla volta.

Ma tre fattori hanno contribuito a eliminare questa prima generazione di lettori elettronici. In primo luogo, gli editori di libri, temendo che le vendite digitali avrebbero cannibalizzato quelle dei testi stampati, offrirono solo un catalogo limitato di libri in forma elettronica e mantennero all’incirca lo stesso prezzo di copertina per le edizioni a stampa e quelle di Rocket e Softbook. Comprensibilmente, i consumatori fecero un passo indietro, spingendo anche gli editori a offrire una scelta limitata di titoli in forma digitale. In secondo luogo, la tecnologia non era ancora pronta per l’adozione di massa. Gli apparecchi non erano abbastanza piccoli o sottili da essere realmente portatili e il sistema di acquisto dei libri era involuto. Infine, NuvoMedia e Softbook Press vennero acquistate e successivamente riunite da un’azienda più grande, Gemstar, che era distratta da altri problemi e abbandonò a se stessa la sua divisione di e-book, per poi chiuderla definitivamente.

Oggi, le condizioni del mercato sono molto differenti. Da una parte, sono presenti una serie di aziende di primo piano interessate allo sviluppo commerciale dei libri elettronici, tra cui Sony, Amazon, Barnes and Noble e ora Apple. Facendo uso della loro influenza sulle case editrici, queste aziende hanno messo insieme imponenti cataloghi di e-book – Amazon ha circa mezzo milione di titoli commerciali – e hanno mantenuto una politica di prezzi bassi, oscillando tra i 10 e i 15 dollari per i nuovi libri economici.

Dall’altra parte, la tecnologia dei computer mobili ha fatto un salto in avanti. L’accesso ai dati 3G a basso costo è il progresso più importante. Ora che possono scorrere, acquistare e scaricare e-book e periodici direttamente, i lettori sono in grado di accedere ai nuovi materiali quasi istantaneamente, senza la necessità di trovarsi accanto a un desktop o a un computer portatile con una connessione a Internet. Possedendo un Kindle 2 da più di un anno, posso testimoniare l’importanza di questa opportunità: ho comprato, infatti, più di una ventina di e-book per il mio Kindle, che altrimenti non avrei mai ordinato da Amazon in forma stampata nello stesso periodo.

Gli attuali strumenti di lettura elettronica wireless si dividono in due gruppi, ognuno dei quali dotato di punti di forza. Tutti gli strumenti «a inchiostro elettronico» utilizzano gli schermi elettroforetici in bianco e nero prodotti da Prime View International (nel 2009, il produttore di schermi taiwanese ha acquistato E Ink, l’azienda creata dal MIT, che ha sviluppato la tecnologia). Il Kindle 2 è il prodotto più famoso, ma il Nook di Barnes and Noble, che ha lo stesso prezzo di 259 dollari, e il Sony Reader Daily Edition, che arriva a 400 dollari, offrono le stesse funzioni. Il Kindle DX (489 dollari) e l’imminente Plastic Logic Que proReader (il suo debutto è previsto per questa estate al prezzo di 649 dollari) possiedono schermi più grandi e sono indirizzati principalmente alla lettura di libri di testo e documenti commerciali. Gli schermi di Prime View in dotazione fanno assegnamento sulla luce ambientale riflessa, che garantisce loro due vantaggi: affaticano meno l’occhio degli schermi LCD retro illuminati e consumano meno energia. Le loro batterie possono durare per giorni, talvolta settimane, prima di venire ricaricate.

Lo scorso anno, tuttavia, gli strumenti con schermi LCD hanno ritrovato nuova credibilità come lettori di e-book: iPhone, iPod Touch e iPad di Apple costituiscono gli esempi più evidenti. Gli schermi LCD esauriscono più rapidamente la batteria, ma hanno l’importante vantaggio di mostrare le immagini in movimento e a colore uniforme, prestazioni che saranno disponibili su schermi elettroforetici solo tra un anno o due.

Per gli editori di libri gli schermi a colori sono interessanti, ma probabilmente non rivoluzionari. Il video libro The Breeakaway Japanese Kitchen (4,99 dollari) di Vook, un libro di cucina che mescola ricette a istruzioni video correlate, fornisce un esempio dei prodotti che si possono ottenere. Ma nei testi lunghi, le parole fanno la parte del leone. Se il loro scopo è quello di stimolare la fantasia, allora il colore e l’animazione diventano superflui. È per questa ragione che dubito che l’iPad prenderà completamente il posto degli apparecchi stile Kindle.

Per gli editori di riviste, quotidiani e libri di testo, invece, l’iPad e la lunga serie di «tavolette» aprono enormi opportunità. Le riviste si distinguono dai libri non solo per la loro natura periodica e i loro articoli di piccole dimensioni, ma anche per il loro formato. Se i lettori dell’era digitale vogliono ancora un tipo di informazione organizzata sul modello delle riviste di qualità – e non c’è motivo di pensare che non sia così – allora gli apparecchi che replicano la forma e l’ergonomia delle tradizionali pagine stampate saranno vincenti.

Ma per avere successo nella produzione di nuove piattaforme, gli editori devono introdurre innovazioni e non limitarsi a imitare i media già affermati: il loro obiettivo è andare oltre l’attuale offerta di riviste digitali, priva di spunti originali. Il problema di molte pubblicazioni inserite nelle piattaforme di riviste elettroniche da Zinio, Zmags e altre aziende, è che si tratta di semplici repliche digitali degli originali a stampa, nella migliore delle ipotesi con qualche ipercollegamento aggiunto. Gli editori dovrebbero cercare soluzioni più avanzate per utilizzare gli schermi come quello dell’iPad, con il suo sistema di zoom a contatto e le capacità di scorrimento, e per rendere i contenuti interattivi.

Esistono molti motivi, comunque, per sospettare che il passaggio alle nuove tecnologie di distribuzione sarà impegnativo per la tradizionale industria editoriale. È probabile che gli editori non saranno in grado di richiedere quanto vorrebbero le edizioni elettroniche. I clienti di Kindle hanno spesso boicottato gli e-book con prezzi superiori ai 9,99 dollari e le intenzioni degli editori di portare a 14,99 dollari i libri elettronici venduti sulle applicazioni iBook di Apple hanno provocato proteste.

D’altra parte, anche gli acquirenti di riviste e quotidiani si aspettano prezzi più bassi per le edizioni digitali. Il «New Yorker» costa 35,88 dollari l’anno su Kindle, rispetto ai 39,95 dell’abbonamento all’edizione a stampa. Il costo di 0,75 dollari della versione su Kindle del «New York Times», che in edicola supera spesso i 5 dollari, mi procura un piacevole brivido ogni fine settimana (ovviamente, posso anche leggere il giornale in Rete, almeno fino a oggi, senza pagare nulla). Tra l’altro, non si sa ancora bene come i lettori rispondono agli avvisi pubblicitari inseriti nelle versioni elettroniche di riviste e quotidiani o quanto gli editori faranno pagare per la pubblicità. La generazione di contenuti interattivi complessi per i periodici digitali, inoltre, alzerà quasi certamente i costi di produzione.

Le nuove piattaforme di lettura digitale costituiscono, senza alcun dubbio, una buona occasione per gli editori tradizionali: la tecnologia fornirà loro l’opportunità di confezionare il materiale in forme originali, che potrebbero fare avvicinare nuovo pubblico.

Nell’ipotesi migliore, prevedo che nell’industria editoriale del 2020 i contenuti digitali incentrati sul testo (saggistica, romanzi, notizie quotidiane) saranno talmente accessibili e a basso costo da trasformare molti utenti in lettori regolari, come è già successo in America negli anni 1870 con le riviste popolari e negli anni 1940 con i paperbacks. In tal modo gli editori potranno recuperare in quantità quanto inevitabilmente andranno a perdere con i prezzi più bassi. Allo stesso tempo, inoltre, creeranno materiali multimediali di qualità e li venderanno a prezzi più alti. D’altronde, i consumatori che pagano 14 dollari per vedere Avatar in 3-D saranno disposti a spendere la stessa somma per un’edizione di Amleto arricchita di video clip di Olivier, Jacobi o Branagh. Almeno si spera.

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