I nazionalisti indù stanno inondando TikTok, un’app video per adolescenti, di dichiarazioni sulle loro intenzioni di andare in Kashmir e sposare una donna musulmana per far diventare questa religione minoritaria nello stato conteso.
di Tanya Basu
L’app di social video TikTok è decollata in India, ma gli ultimi upload non sono simpatiche sincronizzazioni labiali o adolescenti che affrontano sciocche “sfide”.
TikTok — e, in misura minore, Facebook e Twitter — ha visto un raffica di clip in cui gli uomini annunciano che stanno per “sposare le ragazze del Kashmir”, al di là del fatto che gli piaccia o no.
I video sono collegati alla crescente crisi nello stato contestato di Jammu e Kashmir, in genere chiamato semplicemente Kashmir.
Il 5 agosto, il presidente dell’India, Ram Nath Kovind, ha revocato l’articolo 370 della costituzione del paese, che era in vigore dal 1950 e che garantiva al Kashmir uno “status speciale”, incluso un governo indipendente e l’autonomia.
L’esercito indiano sta pattugliando la zona con un coprifuoco obbligatorio che non permette l’entrata o l’uscita di una qualsiasi comunicazione.
La mossa di Kovind si basa su una promessa fatta alle elezioni generali indiane di maggio, in cui Narendra Modi del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party, o BJP, è stata eletto primo ministro (decreti costituzionali di revoca come questo possono essere emanati solo dal Presidente).
Ma le conseguenze sembrano andare oltre il previsto. Fuori dal Kashmir, i social media hanno dato grande risalto all’articolo 370 e su Google la ricerca di espressioni come”ragazza del kashmir” si è impennata.
Non è che l’articolo 370 vietasse ai non kashmiriani o agli indù di sposare i kashmiriani, che sono prevalentemente di religione musulmana. Ma per i figli di questi matrimoni era impossibile ereditare la terra, appunto per preservare l’autonomia del Kashmir nella regione. Senza l’articolo 370, chiunque ora può possedere una terra in quello stato.
È a questo punto che acquista un significato l’espressione “ragazze del Kashmir”. Il suo uso ha avuto un’impennata a partire dal 28 luglio, quando sono scoppiate le tensioni tra il governo indiano e quello del Kashmir. Al momento della chiusura delle comunicazioni nello stato, l’espressione era tra le più frequenti su Google Trends.
Perché? I nazionalisti indù usano l’espressione per suggerire che, poiché la legge non impedisce agli indiani di possedere terre nella regione, sarebbe possibile per gli uomini sposare ragazze e donne del Kashmir, forse anche contro la loro volontà (un fenomeno non inusuale in alcune località), e acquisire la proprietà della terra.
La vera posta in gioco sembra essere però quella di trasformare la maggioranza della regione da musulmana a indù.
Ed è un fenomeno sorprendentemente diffuso. Le dichiarazioni di voler sposare le donne del Kashmir per “recuperare” lo stato conteso si moltiplicano su una varietà di piattaforme sociali, da Facebook a Twitter al sempre più diffuso TikTok, che ad aprile aveva circa 120 milioni di utenti attivi in India.
“Huffington Post India” ha offerto un resoconto dei video di un utente, da quando è stato revocato l’articolo 370. Si vedono questo ragazzo e alcuni amici che stanno pianificando di andare in Kashmir, “dal momento che non si trovano donne a Delhi”.
Questo “pensiero” è stato ulteriormente rafforzato da un ministro dello stato indiano, il quale ha affermato che i singoli attivisti musulmani “dovrebbero essere felici perché ora possono sposarsi con ragazze “gori” del Kashmir”.
Usando il termine “pelle chiara” si è volutamente riferito alla tradizionale discriminazione indiana basata sul colore della pelle, con la pelle più chiara che viene considerata superiore alla pelle scura.
I commenti mostrano come misoginia e razzismo abbiano la meglio nei commenti sui social media. La mentalità ricorda quella del gruppo online degli “incels”, un neologismo derivante da involuntary celibate, vale a dire involontariamente celibi, diventati tristemente famosi per una strage compiuta a Toronto.
La loro idea è che non potendo trovare donne in India, sia legittimo rivendicare delle pretese sulle donne “gori”, oltre a riaffermare la superiorità religiosa e il dominio sulle terre.
Si tratta dell’ultimo episodio di una corsa frenetica da quando TikTok, allora noto come Musical.ly, è stato lanciato in India poco meno di un anno fa.
Inizialmente, ha avuto seguito tra gli utenti che ballavano e cantavano sulla base di canzoni e dialoghi di celebri film (Bolliwood), con tanto di sincronizzazione labiale con il parlato originale.
Ma all’inizio di aprile, poche settimane prima delle elezioni, TikTok è stato bandito dopo che un tribunale ha stabilito che conteneva contenuti “pornografici” ed esponeva i bambini ai predatori sessuali.
Il social network ha risposto rimuovendo i video. Il 18 aprile, la Corte Suprema dell’India ha ordinato la rimozione di Tik Tok dall’App Store di Apple e dal Play Store di Google.
Quindi, a fine luglio, il Ministero dell’elettronica e della tecnologia informatica del Paese ha ordinato a TikTok di rispondere alle accuse di utilizzare l’app per diffondere informazioni considerate “anti-indiane” e “illegali” e per condividere i dati degli utenti con l’altro nemico dell’India vicina, la Cina.
In una dichiarazione congiunta con Helo, che crea protocolli SMTP per e-mail, TikTok ha dichiarato: “Prendiamo sul serio le nostre responsabilità verso questa comunità e accogliamo con favore questa opportunità di collaborare pienamente con il governo per svolgere al meglio i nostri obblighi”.
Almeno una persona si è suicidata dopo aver ricevuto una serie di insulti su TikTok e sono stati segnalati alcuni casi di persone che sono morte mentre provavano a fare un video (TikTok non ha risposto a diverse richieste di commento su questo articolo).
Ora invece TikTok viene utilizzato per spingere le istanze nazionaliste, insieme a WhatsApp, che l’anno scorso è stato lo strumento privilegiato per diffondere false voci che hanno portato ad alcuni linciaggi da parte della folla.
Questa settimana, “Wired” ha pubblicato un articolo di Nilesh Christopher che racconta come i “duetti” della piattaforma o i video a schermo diviso fossero stati strumentalizzati dai sostenitori delle caste, portando all’omicidio di almeno un individuo di casta inferiore che era stato preso di mira in un video per l’appartenenza a questa casta “inferiore”.
Ciò che alla fine sta rendendo TikTok così attraente per chi vuole diffondere odio è esattamente quello che ne garantisce il successo tra gli utenti : un’interfaccia semplice, funzionalità video brevi e una piattaforma su cui tutte le idee circolano senza controlli.
Immagine: Ms. Tech; mappa originale: WIKIMEDIA COMMONS