Scontro digitale Cina/Giappone

Alcuni influenti rappresentanti del partito al governo del Giappone sono preoccupati per il piano cinese di lanciare una valuta digitale sovrana e hanno invitato la nazione a prepararsi a emetterne una propria in risposta.

di Mike Orcutt

Secondo “Reuters”, un gruppo di deputati giapponesi pensa che il renminbi digitale pianificato dalla Cina, che si dice sia “vicino” al lancio, potrebbe trovare un’adozione diffusa nelle economie emergenti e minacciare il ruolo del dollaro USA come riserva monetaria globale. “Viviamo in un mondo stabile guidato dalla supremazia del dollaro”, ha detto la scorsa settimana Akira Amari, un autorevole deputato del Partito Liberal Democratico, durante un incontro per mettere a punto la proposta del gruppo. “Come dovremmo rispondere se il dollaro viene messo in discussione e la mossa della Cina provoca una lotta per la supremazia valutaria?”

Per tenere il passo, il Giappone dovrebbe mirare a creare uno yen digitale “entro due o tre anni”, ha spiegato a “Reuters” Kozo Yamamoto, un membro di lunga data del partito che dirige la commissione di ricerca sui sistemi finanziari e bancari. “Prima è meglio è”.

La Cina è pronta a diventare la prima grande economia a emettere una moneta digitale sovrana, ma anche molte banche centrali stanno lavorando sulla tecnologia o almeno esplorandola. Yamamoto ha detto a “Reuters” che le valute digitali potrebbero minare la supremazia del dollaro nel sistema finanziario globale, ma allo stesso tempo avere un effetto stabilizzante per i mercati che dipendono dal dollaro: “Se ogni paese riesce a controllare i flussi di denaro con le proprie valute digitali, ciò potrebbe impedire le forti oscillazioni nei momenti di crisi e stabilizzare la loro economia”.

I politici giapponesi vogliono anche che il piano della Cina venga discusso nelle riunioni del gruppo delle sette maggiori economie avanzate del mondo (G7), che quest’anno vedrà la presidenza degli Stati Uniti (la Cina non fa parte del G7). “Il Giappone dovrebbe lavorare in stretto coordinamento con gli Stati Uniti”, ha concluso Amari.

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