Riusciremo mai ad avere un buon contraccettivo maschile?

Molte forze hanno rallentato lo sviluppo di un miglior contraccettivo maschile.

di Elaine Lissner

Sembra che, ad intervalli regolari, la stampa dia notizia di una nuova scoperta scientifica che potrebbe condurre ad un nuovo contraccettivo maschile, entro 5-10 anni.

Poi gli anni passano e il contraccettivo promesso non compare. Perché? Dov’è l’ostacolo?

Un problema potrebbe essere che si sta utilizzando lo strumento sbagliato per portare a termine il lavoro. I chimici degli anni ’50 cambiarono la società per sempre quando trovarono il modo di interrompere l’ovulazione femminile con ormoni di sintesi.

Non dovremmo aver altro da fare che ripetere il procedimento con gli uomini, no? Non proprio. Molti ricercatori si sono lamentati del fatto che sia molto più difficile fermare milioni di spermatozoi che un, singolo, ovulo. Una rimostranza che apparirebbe istintivamente logica.

Ma c’è di più. Gli uomini non sono donne, l’anatomia maschile non è l’anatomia femminile. Motivo per cui non sembra logico usare lo stesso strumento, gli ormoni, utilizzato per le donne.

Negli uomini, tutti gli spermatozoi nuotano in un singolo tubo, il vas deferens. Motivo per cui, piuttosto che eliminarli all’origine, sarebbe meglio interferire con il loro passaggio. Alcuni dei sistemi più interessanti in questo senso fanno uso di un’azione muscolare per pinzare il vas deferens.

Il mio gruppo sta studiando un prodotto chiamato Vasalgel, un gel a polimeri che blocca o filtra lo sperma nel tubo del vas deferens. Un composto derivato dalle piante, ora in corso di studio clinico in Indonesia, interferisce con la capacità degli spermatozoi di entrare nell’ovulo. Questi sono gli approcci eleganti che abbiamo bisogno di sostenere, non martellare il corpo intero con gli ormoni.

Perché dunque non abbiamo ancora finito il lavoro? Tanto per cominciare, i test clinici sono procedimenti multimilionari. A chi possono rivolgersi i ricercatori intenti a sviluppare uno di questi sistemi? Le grandi case farmaceutiche non sono interessate. La responsabilità di trattare individui giovani per anni è impegnativa, ed il ritorno quando si è già la società che vende contraccettivi alle compagne di quegli stessi individui, è minimo.

Le società non a scopo di lucro cercano di portare avanti il lavoro dello sviluppo, ma sono ostacolate da limiti economici e mancanza di fiuto per il business. Fondazioni importanti come la Bill & Melinda Gates Foundation stanno raccogliendo il testimone nel campo dello sviluppo dei contraccettivi femminili, ma hanno già determinato che gli uomini nelle loro aree di interesse—regioni particolarmente povere come Bihar, India, e Africa sub-Sahariana—non sono pronte alla contraccezione maschile.

La migliore possibilità potrebbe essere quella delle imprese chiamate social venture— rivolgersi agli investitori impegnati nel sociale che non disdegnano avere un ritorno in caso di successo, ma si sentono anche impegnati a far arrivare sul mercato un prodotto economico.

Abbiamo una lista di più di 38,000 uomini e donne in attesa di notizie sui test clinici del Vasalgel. C’è chiaramente un mercato per i contraccettivi maschili. Bisogna solo procurargliene uno.

(LO)

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