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Piantare alberi e colture per aspirare carbonio potrebbe entrare in conflitto con la produzione alimentare, alterare gli ecosistemi e mettere a dura prova la biodiversità. Serve un mix ponderato di interventi

di James Temple

Vari ricercatori hanno evidenziato il potenziale dello sfruttamento delle risorse naturali per combattere il cambiamento climatico, piantando alberi o coltivando colture per aspirare l’anidride carbonica dall’atmosfera. Ma un nuovo scoraggiante rapporto del panel sul clima delle Nazioni Unite sottolinea che anche fare molto affidamento su questi approcci potrebbe presentare rischi reali.

Il documento di quasi 4.000 pagine avverte che più di 3 miliardi di persone in tutto il mondo sono “altamente vulnerabili” ai cambiamenti climatici e che il clima estremo e altri effetti stanno già spingendo i sistemi umani oltre la loro capacità di adattamento. Dato il ritardo decennale nell’abbandono dei combustibili fossili, spiegano i ricercatori, il mondo deve ora eliminare rapidamente le emissioni, adattarsi alle trasformazioni già in atto e rimuovere miliardi di tonnellate di gas serra che guidano il cambiamento climatico.

Il panel delle Nazioni Unite sul clima in precedenza aveva scoperto che limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C potrebbe richiedere l’estrazione di fino a 8 miliardi di tonnellate  di anidride carbonica dall’aria all’anno entro la metà del secolo, utilizzando BECCS, un processo di estrazione della bioenergia dalla biomassa e di cattura e stoccaggio del carbonio.

Questo sistema attinge alla capacità naturale delle colture e di altre piante di consumare i gas serra. A loro volta, strutture appositamente progettate o adattate possono utilizzare questi impianti per produrre elettricità o combustibili, catturando e immagazzinando le emissioni risultanti. Solo una manciata di strutture lo stanno facendo oggi, anche se ne stanno allestendo sempre più.

Il rapporto delle Nazioni Unite indica, però, che piantare raccolti sufficienti per rimuovere livelli significativi di anidride carbonica richiederà grandi quantità di terra. Ciò potrebbe entrare in conflitto con i tentativi di garantire cibo per una popolazione in crescita e mettere a dura prova le specie animali e vegetali. Uno studio ha rilevato che la conversione di terra sufficiente per evitare 2 ˚C di riscaldamento potrebbe modificare la gamma delle specie di uccelli europei quanto 4 ˚C di riscaldamento provocati dal cambiamento climatico.

Numerosi gruppi, tra cui la Trillion Trees Initiative, hanno appoggiato sempre in modo convinto il potenziale positivo del piantare alberi come mezzo per combattere il cambiamento climatico. Vari paesi e organizzazioni consentono ai proprietari terrieri e alle imprese di acquistare e vendere compensazioni di carbonio all’interno di queste iniziative. Il rapporto rileva che il reimpianto di alberi in aree precedentemente boscose crea molteplici vantaggi, ma piantare alberi dove non crescono naturalmente può avere effetti ambientali negativi.

La crescita di alberi nelle praterie naturali può ridurre il flusso d’acqua dei ruscelli e aumentare l’intensità degli incendi. Può anche contribuire al riscaldamento globale, perché le erbe riflettono più calore di quanto non facciano le foreste. Allo stesso modo, il drenaggio delle torbiere allo scopo di piantare alberi può rilasciare grandi quantità di gas serra da parte di questi ricchi pozzi naturali di carbonio. 

Secondo gli autori, garantire che questi approcci rimuovano in modo affidabile i gas serra, riducendo al minimo gli aspetti negativi, richiederà un’attenta considerazione del contesto e delle condizioni locali. Le loro conclusioni sottolineano anche l’importanza di perseguire una varietà di approcci alla rimozione del carbonio, compresi i metodi tecnologici emergenti come la cattura diretta dall’aria e l’uso di vari tipi di minerali.

Sta diventando sempre più chiaro che la necessità di rimuovere grandi quantità di gas serra nei prossimi decenni si dovrà confrontare con le politiche da adottare per farlo in modo conveniente, efficace o affidabile per evitare conseguenze ancora più negative.

(rp)