Questione di pelle

Al Center for Advanced Biomaterials for HealthCare (Cabhc) di Napoli è stato messo a punto uno strato di derma artificiale, ottenuto a partire da una cultura di cellule umane, attraverso metodi in vitro del tutto originali.

di Fonte IT

Costola del grande IIT, il Center for Advanced Biomaterials for HealthCare (Cabhc) di Napoli, diretto da Paolo Netti, si occupa di biomateriali. Uno dei filoni fondamentali di ricerca riguarda la creazione di derma artificiale, ottenuto a partire da una cultura di cellule umane e attraverso metodi in vitro del tutto originali.

Perché il Cabhc è uno dei pochi laboratori di ricerca al mondo in grado di realizzare tessuti umani tridimensionali in vitro, controllandone le caratteristiche e l’estensione durante la crescita. «Un domani questo tessuto costruito in laboratorio potrebbe diventare fondamentale per il ricupero di ampie zone cutanee distrutte da ustioni o da gravi traumi: basterà semplicemente prelevare una piccola area di cute sana per poter sviluppare sull’impalcatura la quantità di tessuto necessaria, pronta per essere applicata sulla zona distrutta – spiega Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’ut -. Non va poi sottovalutato il fatto che, oltre alle possibili applicazioni nella medicina rigenerativa, i tessuti sintetici che il Centro riesce a realizzare o che produrrà in futuro possono essere utilizzati anche all’interno di ricerche tossicologi-che, cosmetiche, farmacologiche e nutraceutiche, riducendo il ricorso alla sperimentazione animale».

Fedeli alla filosofia che ha reso IIT così straordinariamente attivo e conosciuto in tutto il mondo, i ricercatori napoletani stanno pensando alla nascita di una start-up, la SmarTissue, che possa commercializzare tessuti biologici cresciuti in vitro, con proprietà analoghe in termini di composizione biologica, biochimica e di caratteristiche meccaniche alla pelle umana.

, diretto da Paolo Netti, si occupa di biomateriali. Uno dei filoni fondamentali di ricerca riguarda la creazione di derma artificiale, ottenuto a partire da una cultura di cellule umane e attraverso metodi in vitro del tutto originali.

Perché il Cabhc è uno dei pochi laboratori di ricerca al mondo in grado di realizzare tessuti umani tridimensionali in vitro, controllandone le caratteristiche e l’estensione durante la crescita. «Un domani questo tessuto costruito in laboratorio potrebbe diventare fondamentale per il ricupero di ampie zone cutanee distrutte da ustioni o da gravi traumi: basterà semplicemente prelevare una piccola area di cute sana per poter sviluppare sull’impalcatura la quantità di tessuto necessaria, pronta per essere applicata sulla zona distrutta – spiega Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’ut -. Non va poi sottovalutato il fatto che, oltre alle possibili applicazioni nella medicina rigenerativa, i tessuti sintetici che il Centro riesce a realizzare o che produrrà in futuro possono essere utilizzati anche all’interno di ricerche tossicologi-che, cosmetiche, farmacologiche e nutraceutiche, riducendo il ricorso alla sperimentazione animale».

Fedeli alla filosofia che ha reso IIT così straordinariamente attivo e conosciuto in tutto il mondo, i ricercatori napoletani stanno pensando alla nascita di una start-up, la SmarTissue, che possa commercializzare tessuti biologici cresciuti in vitro, con proprietà analoghe in termini di composizione biologica, biochimica e di caratteristiche meccaniche alla pelle umana.

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