Questi non sono gli OGM dei nostri genitori

Una nuova ondata di coltivazioni geneticamente modificate è sfuggita agli enti regolatori e sta per raggiungere il mercato statunitense

di Antonio Regalado

Negli Stati Uniti, il raccolto medio annuale di soia supera i 100 miliardi di kg, la produzione più importante per il mondo agricolo statunitense dopo bestiame e mais.
Più del 90 percento di questa produzione è OGM, il risultato di una modifica genetica che rende, per lo più, le piante immuni ad un comune diserbante, il Roundup, grazie all’aggiunta di un gene derivato da batteri che vivono nel terreno.

Una startup ha ora modificato due geni della soia responsabili del processo di sintesi degli acidi grassi per far sì che l’olio ottenuto pressandone i fagioli sia simile all’olio d’oliva. Negli scorsi anni, infatti, l’olio di soia ha perso piede sul mercato a causa della messa al bando dei suoi derivati, rivelatisi dannosi per la salute, se non addirittura letali. Il nuovo prodotto si propone come una nuova finestra sul mondo degli alimenti promotori di salute, reso interessante da un margine di guadagno extra per i produttori.

“Europa e Cina hanno rifiutato gli OGM,” spiega McHenry, un giovane agricoltore che ha accettato di coltivare la nuova varietà di soia. “Bisogna mantenersi al passo con la richiesta dei consumatori, sapersi differenziare. E’ ora di cercare alternative.” McHenry ha appena cominciato a coltivare i propri campi e fare i conti con i propri debiti. La soia resistente al Roundup, ancora coltivata da suo padre, è costosa e il prodotto non controlla più le erbacce come un tempo.

La nuova varietà di fagioli di soia è stata creata da una startup chiamata Calyxt, di Minneapolis. Nelle serre della Calyxt, migliaia di piante la settimana vengono modificate grazie al gene editing, una tecnologia che permette agli scienziati di alterarne il DNA senza fare uso di materiale genetico preso da altri organismi. Il gene editing viene definito come una “tecnologia di allevamento accelerata.” La tecnica permette, infatti, risultati simili a quelli che si otterrebbero con l’allevamento convenzionale, solo saltando passaggi intermedi. Agli occhi di molti scienziati, il potenziale del gene editing appare pressoché illimitato, con la sua promessa di facilitare la creazione veloce di piante resistenti alla siccità, alla malattia o più saporite.

Lo U.S. Department of Agriculture ha inoltre recentemente deciso che le nuove piante non rientrano tra le categorie di articoli regolamentati. È il risultato di un cavillo legale: i regolamenti esistenti sono applicabili solo a OGM realizzati con geni originari di elementi patogeni delle piante, come determinati batteri. Ciò permette alla Calyxt di mettere in commercio i propri fagioli di soia evitando almeno metà dei 13 anni di procedure, nonchè i 130 milioni di costi sostenuti da altre società con un prodotto OGM.

Gli oppositori dei prodotti OGM, da sempre preoccupati dei possibili effetti degli OGM sulla salute e sull’ambiente, sono allarmati dal fatto che le nuove piante non siano coperte da alcun genere di regolamento.  “L’assenza di regolamenti riapre le porte alla manipolazione genetica in agricoltura,” spiega Jim Thomas, a capo di una società senza scopo di lucro ETC Group con obbiettivi ecologisti.

L’allarme sta già facendo il giro del mondo. La Nuova Zelanda ha deciso che si tratta di OGM a tutti gli effetti, così come ha fatto un consiglio della USDA. Paesi Bassi e Svezia sono invece dell’idea che non lo siano, mentre Unione Europea e Cina ancora non si sono ancora pronunciate. Sono in gioco miliardi di fatturato in esportazioni. Gli oppositori si dichiarano pronti ad una lunga battaglia per ottenere regole, leggi ed etichette che permettano valutazioni sulla sicurezza dei prodotti.

Per le società farmaceutiche, il gene-editing non è che una versatile forbice che promette di condurre a nuove cure radicali contro malattie genetiche come la distrofia muscolare (“Can CRISPR Save Ben Dupree?”). La nuova tecnologia è però molto più prossima a trovare applicazioni su larga scala nell’agricoltura e nell’industria alimentare.
La Calyxt, per esempio, prevede  di poter avviare produzione e vendita dell’olio derivato dalla propria soia entro fine 2018. Potrebbe essere la prima società a raggiungere il mercato con un prodotto agricolo di questo genere.

Un altro prodotto prossimo alla commercializzazione arriva dalla DuPont, che ha utilizzato il gene editing per creare mais con più amido. Nessuno dei due prodotti è pensato per una diffusione di massa tra i campi pari a quella ottenuta dai precedenti OGM. Si tratta di prodotti di nicchia, dagli obbiettivi semplici. L’olio della Calyxt è pensato, per esempio, per le fritture di ciambelle e patatine.

La soia coltivata da McHenry discende da una singola cellula di fagiolo modificata nel 2012 da Dan Voytas, cofondatore della Calyxt e professore di genetica alla University of Minnesota.
Nelle serre alla periferia di Minneapolis, Voytas spiega che  “Le idee sono tante, ma per la maggior parte ancora in fase sperimentale.” La startup, con 35 dipendenti, per due terzi scienziati, fa uso di una tecnologia di gene-editing chiamata TALEN, che Voytas aiutò a sviluppare e brevettare.

Oggigiorno, lo strumento di gene-editing più famoso è il CRISPR, semplice ed economico, ma nato con due anni di ritardo rispetto al TALEN e rallentato nelle applicazioni commerciali da un conteso legale sul suo brevetto. La Calyxt, nel frattempo, ha già utilizzato il TALEN per progettare 19 varietà di piante, 6 delle quali non sottoposte a regolamentazione USDA. Tra queste, una varietà di alfalfa a ridotto contenuto di lignina, che la rende più leggera da digerire per mucche e cavalli. Dalla sua uscita sul mercato lo scorso luglio, la società ha speso solo $47 milioni.

Finora, l’obiettivo di ogni OGM di successo è stato solo l’incremento della produzione. Se le nuove piante riusciranno ad evitare l’etichetta di OGM, potrebbero mirare anche ad essere vendute come prodotti più sani. Uno dei prodotti della Calyxt sarebbe una varietà di frumento contente più fibre: una società produttrice di hamburger che ne facesse uso per produrre il pane da utilizzare nei propri prodotti, potrebbe dichiarare che aiutano a prevenire il cancro. Nei laboratori universitari di Voytas intanto, i suoi studenti portano avanti esempi delle modifiche più radicali che saranno possibili in futuro: una studentessa etiope sta cercando di modificare la teff, pianta tipica del suo paese natio, perché cresca eretta e non perda semi pendendo verso il basso; un altro studente sta studiando come iniettare DNA nelle cellule staminali di radici e polloni di piante già in fase di crescita. Tutti gli studenti fanno ormai già uso del CRISPR.

Non mancano gli ostacoli. Come già scoperto dalle società farmaceutiche,  è più facile progettare nuovo DNA che introdurlo nelle cellule a cui è destinato. Altro ostacolo è determinare quali geni precisamente si desidera modificare. Gli scienziati conoscono bene quali geni influenzino la sintesi degli oli e l’inscurimento dei frutti, ma poco di più. Nelle parole di Rebecca Bart, botanica del Danforth Center, St. Louis. “Servono ancora investimenti nella ricerca prima che si possa manipolare il DNA con il gene editing.”

Il gene editing non è l’unico sistema per ottenere i risultati desiderati, solo il più nuovo. L’olio di soia della Calyxt, per esempio, dovrà confrontarsi con prodotti già in vendita come il Vistive Gold della Monsanto, un OGM vecchio stile. Per Voytas il valore della sua soia non sta tanto nella novità, quanto nella possibilità che offre di portare la Calyxt velocemente sul mercato e dimostrarne agli investitori le capacità di fatturato.

Non mancano imprenditori, come Oliver Peoples, CEO della Yield10, convinti che il vero impatto del gene editing si avrà solo quando riuscirà ad incidere sulla produttiivtà dei campi. Un esempio di prodotti simili studiati dalla Calyxt è un varietà di frumento che possa dimostrarsi resistente all’oidio, il mal bianco. Il frumento non è mai stato oggetto di MG. Come molte piante, il suo genoma ha accumulato DNA extra; di più, si tratta di un organismo esaploide, le cui cellule contengono 6 copie, per lo più identiche, di ogni cromosoma, cosa che lo ha reso particolarmente complicato da manipolare finora. Grazie al TALEN, però, Voytas può individuare e tagliare correttamente tutte e 6 le copie di qualunque gene in una singola reazione.

Il 40 percento degli adulti statunitensi crede che gli alimenti OGM siano meno sani di quelli naturali. Questa convinzione è il risultato di anni di conflitti tra scienziati, lobby agricole e organizzazioni no-profit come Greenpeace. La coltivazione dei prodotti OGM spopola tra i campi di U.S.A., Brasile, Argentina, e India, mentre è stata bandita da paesi come Francia, Germania, Cina, e Russia.
I promotori di prodotti realizzati con il gene-editing sostengono che, in molti casi, le nuove varietà non si possano distinguere da quelle naturali.

I critici degli OGM temono ora un’ondata di “franken-cibi”. Mancano studi che analizzino il possibile impatto di queste piante  sugli insetti, piutoosto che la possibilità che le loro modifiche genetiche vengano trasmesse alle varietà selvatiche o provocare l’insorgenza di super-erbacce, come accaduto con il Roundup. Le società consultano la U.S. Food and Drug Administration solo a titolo volontario per verificare se i propri prodotti siano commestibili. Jaydee Hanson, del Center for Food Safety, promotore di bio-agricoltura, trova che abbiano dimostrato furbizia nel partire da prodotti di nicchia: il pubblico non ha fatto a tempo ad accorgersi della novità.
La discussione “OGM o non OGM” si farà globale. La corte europea valuterà l’argomento prossimamente e gli oppositori contano sul fatto che classifichi i nuovi prodotti come OGM, ponendo quindi un ostacolo non da poco alla loro diffusione.

(lo)

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